Serve voglia e cattiveria per vincere

05/11/2018 alle 14:56.
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IL TEMPO - «La Roma non ha mai pianto e mai piangerà: perché piange il debole, i forti non piangono mai». Difficile non recriminare per il rigore dato alla (o per quello non dato a ), per la tecnologia che c è ma il cui utilizzo viene ancora «demandato» alla scelta di un uomo che, in quanto uomo, è imperfetto per sua natura. Difficile non recriminare peri palo preso (l’ennesimo) o per le diverse occasioni non sfruttate. Difficile, ma serve onestà. La Roma, almeno in campionato, non va, o meglio non va come dovrebbe andare o come tutti vorremmo che andasse. Se dopo undici giornate, hai undici punti in meno dello scorso anno non puoi cercare alibi nelle direzioni arbitrali o nella sfortuna.
Non entro negli aspetti tecnici e tattici che non mi competono e mi interessanto relativamente. Io faccio il tifoso semplice: da tifoso vorrei cattiveria e tigna, caratteristiche delle quali non vedo traccia in questa squadra. Senza voler puntare il dito verso qualcuno, in alcuni momenti non bisogna badare alla forma, la porta va spaccata: andrebbero evitati leziosismi, i colpi di tacco o a giro. Se sei davanti la porta tiri una fucilata, non vai col piede molle a cercare il colpo ad effetto. Questo è il campionato. In queste condizioni, arrivare al quarto posto mi sembrerebbe un ottimo risultato. Assodato che il campionato non lo vinci
al di la del prestigio, arrivare secondi o quarti è la stessa cosa. Ma quarti ci dobbiamo arrivare. Grave, gravissimo sarebbe invece se a Mosca la Roma mantenesse la maschera (dell’horror) da campionato. A Mosca ci giochiamo probabilmente una fetta fondamentale della stagione. Non so cosa scatti nella testa o nelle gambe dei giocatori quando giocano ’certe’partite, ma qualsiasi cosa sia spero che scatti anche stavolta. Se qualche anno fa, quando andavamo in stadiacci in giro per l’Europa a giocare la Coppa Uefa, qualcuno mi
avesse detto «nella stagione 201 8-2019 la Roma si concentrerà sulla e non sul campionato» gli avrei probabilmente riso in faccia. Invece, alla vigilia della partenza per Mosca, è questo il mio pensiero ricorrente. O forse solo una speranza; ma come ho già scritto, vorrei smetterla con le speranze e cominciare con le certezze.