(...) Se la Roma di Barcellona sarà la stessa del Dall'Ara prenderà sette-otto gol. Ma solo perché farà restare male quegli stessi che dopo aver visto Roma-Milan il 25 febbraio hanno ipotizzato che la squadra di Di Francesco andasse a sfracellarsi sei giorni dopo contro il Napoli al San Paolo. Finì invece con la Roma in trionfo e i tanti profeti del nulla ad arrampicarsi sugli specchi per spiegare una partita che ebbe uno svolgimento invece del tutto coerente con quello che le due squadre possono esprimere, specialmente dopo che alcuni episodi chiave si sono risolti a vantaggio degli ospiti. A Barcellona sarà una partita simile che molto probabilmente alla fine vedrà la formazione di Valverde imporsi. (...) Dunque Barça strafavorito, ma Roma che spera e studia. E più studia e più spera. Vediamo perché. Se è vero che da qualche tempo la Roma non si affida più solo a Kolarov nell'impostazione della sua manovra (...) è lecito stavolta aspettarsi che proprio nell'impostazione dalla sua parte venga dirottato il maggior numero di palloni per la verticalizzazione rapida con la catena con Strootman e Perotti (...) ma anche per la possibile variazione col cambio gioco immediato sul lato debole dove giocherà l'esterno alto di destra. (...) Se c'è un tallone d'Achille per il Barcellona (...) è proprio nella scopertura estrema del suo lato debole, conseguenza del pressing che tutta la squadra porta in zona palla. E anche a difesa schierata ultimamente sembrano meno attenti: vedi il gol di Vazquez a Siviglia e la dormita (di quattro secondi) di Umtiti. Molto si giocherà anche nelle differenti impostazioni del pressing, che rischia di essere addirittura più alto sul fronte romanista che viceversa. E se la cosa riuscirà già questa sarebbe una bella iniezione di fiducia di cui potranno nutrirsi i romanisti in corso d'opera, esattamente come è successo al San Paolo contro il Napoli. (...) Di Francesco chiederà ai suoi in qualche fase della partita di armarsi di coraggio e indossare la veste più spudorata, alzandosi con De Rossi fino al disturbo di Busquets, con le tre punte a dividersi su portieri e centrali e le mezze ali sui centrocampisti e i terzini addirittura sui terzini, lasciando libero l'attaccante opposto e mostrando grande aggressività con i centrali. Il piano B prevede Dzeko su Busquets, gli attaccanti esterni sui terzini, le mezze ali a controllare da lontano l'impostazione dei centrali avversari e, a scalare dietro, meno aggressività e più prudenza. Ma comunque sempre grande presenza di spirito per non lasciare ai catalani il controllo psicologico della partita ma per indurli anche a sbagliare qualcosa. (...)
(Il Romanista - D. Lo Monaco)