Andreazzoli: “Farò il tifo per Luciano, da lì sono fuggiti tutti”

26/08/2017 alle 13:19.
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LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Sette anni e mezzo da braccio destro di un certo Luciano . Dodici a Roma, con il brivido di una finale di Coppa Italia da allenatore: quella maledetta del 26 maggio 2013 persa contro la Lazio. Oggi Aurelio Andreazzoli è un 64enne che percorre in bici le strade della Lunigiana: 160 km al giorno. Pedala, mentre racconta al telefono di e della Roma, due angoli di cuore.

Andreazzoli, ha lavorato con a Roma due volte: meglio la prima o l’ultima?
«La seconda è stata più difficile: ha preso una squadra in difficoltà, l’ha messa a posto subito, ha fatto risultati, che sono ciò che guardano i presidenti, e un calcio importante. L’indice di difficoltà, per tanti motivi, l’ultima volta era più alto».
Per la questione con ?
«E che c’entra ?».
Le dispiace non essere con all’?
«Non c’è mai stata questa possibilità: ne ho letto sui giornali ma non ci ho mai sperato, anche se con Luciano avrei continuato volentieri».
Allora un po’ le dispiace.
«No, dovevo chiudere già nel 2016, poi arrivò a Roma e restai. Ma volevo tornare a casa: io e mia moglie da 15 anni siamo come due vedovi, lei e i miei figli a Massa, io a Udine, a Roma. A casa 24-48 ore a ogni visita, un mese l’estate. Ho due figli, uno di 34 anni e una di 20: me li sono goduti poco. Ora ho chiuso la valigia e sono felice».
Molti la ricordano solo per la finale persa con la Lazio.
«Mi hanno massacrato perché noi abbiamo preso un palo e loro hanno segnato su una mezza smanacciata di . Una partita orrenda, giocata male da tutte e due. Ma nessuno ricorda i miei numeri sulla panchina: la miglior difesa dopo la , presi la squadra 9 punti dietro alla Lazio e le arrivammo davanti, inventai regista, battemmo i bianconeri e creai un team che è ancora in prima squadra. Ma quello di Roma è un ambiente privo di capacità di valutazione».
Più o meno il motivo che ha fatto fuggire , no?
«Le cose nascono con entusiasmo, poi le situazioni le deteriorano. A Roma hanno cambiato 13 allenatori in 13 stagioni. Se scappano tutti c’è qualcosa che non va. Ranieri, Zeman, Luis Enrique, : mica gente scarsa. Non c’è oggettività nel pesare il lavoro. E gli elogi sono peggio delle critiche. Ti stendono i tappeti rossi dopo due partite: ti invitano a cena, ti chiama il politico, perdi la misura. Ci hanno provato anche con me».
Lei ha assistito anche all’esonero di .
«Rudi ha fatto 2 secondi posti, il record di 10 vittorie. Prima era Napoleone, poi lo hanno trattato come un deficiente. Vi sembra normale?».
A lei un giocatore diede addirittura del laziale...
«Osvaldo. Nella vita incontri persone leali e altre meno, ma non si può dare la stessa importanza a tutti».
Ora c’è : dicono sia troppo buono.
«Lo dicevano anche di me: se sei amico di tutti dicono che sei un coglione. Invece sei solo uno che fa rispettare le regole: sembravo senza polso perché abbracciavo i calciatori, ma quando li strigli le telecamere non ci sono».
Tra e ?
«A Eusebio voglio bene, ma con Luciano sono più amico. Nel 2009 sembrava un rapporto finito, quando è tornato invece è ripartito alla grande, con risultati oltre le aspettative. Oggi tiferò Roma. Ma anche per : scrivetelo, che è permaloso e sennò ci resta male».