IL PUNTO DEL LUNEDI' - Sconcerti, Garlando, Bocca, Mura, Caputi

18/04/2016 alle 16:28.
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LAROMA24.IT - La sveglia del lunedì è foriera di brutte sensazioni per i tifosi della Roma. La trasferta di Bergamo ha tolto due punti ai giallorossi ed è servita soltanto a ravvivare la polemica legata alla questione -. Il capitano, nonostante il gol che ha salvato la Roma dall'affondare contro l'Atalanta, sembra sempre più lontano dalla capitale e ieri il divorzio con l'allenatore di Certaldo è stato sancito definitivamente.

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

[...] Intanto il caso sembra scappare di mano a . Non tocca a un allenatore ridimensionare così duramente la prestazione di un suo giocatore a fine partita. Non è corretto. Nell’ansia di sfuggire alla trappola, è precipitato dalla montagna. Ha accettato il faccia a faccia da solo, come parlasse a uno specchio, mentre non dice niente e fa il suo. Ora il problema è diventato doppio e non ha più soluzione. Non conta chi ha ragione, qualcuno dovrà farsi male per forza.

LA GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)

La Roma si è alzata tardi da letto e sul più bello si è impiantata nella palude . Aperta parentesi. A prescindere da ragioni e responsabilità, che pena dover rincorrere voci di possibili risse in spogliatoio e veder sfumare nella volgarità una favola bella come quella tra Francesco e la Roma. Perché non è stato possibile un addio festoso e glorioso come quello di Kobe Bryant che ha salutato la NBA sereno e integro, ancora in grado di segnare 60 punti?

LA REPUBBLICA (F. BOCCA)

Solo che stavolta tutto è avvenuto nello spogliatoio, davanti a troppa gente e troppi occhi, subito dopo una partita risolta dal capitano. Figuriamoci se quel colpo di destro fosse andato fuori e non avesse invece tirato fuori la Roma da una situazione imbarazzante. Ma forse nemmeno quel gol è piaciuto a , visto che lo ha fatto la squadra e non . Simpatico no? L’acqua e l’olio non si mischiano, l’unica soluzione sembra essere quella di separarli definitivamente. A non piace niente del di oggi, non piace nulla soprattutto del tottismo, e cioè l’idolatria di , religiosa, integralista, assoluta. Non gli piace nulla di tutto ciò che circonda , la nuova Roma deve essere completamente detottizzata. Al quasi quarantenne non sta bene un allenatore che lo considera un campione non da rottamare ma ormai da usare solo in casi di estrema necessità. Forse anche un po’ falso, con tutti quei complimenti, gli elogi, gli inchini e poi le panchine e le umiliazioni a ripetizione. Una fogna di umori neri che all’improvviso scoppia e inonda ancora una volta gli spogliatoi, come un mese e mezzo fa a Trigoria. A Roma la notizia viaggia in un nanosecondo ed estremamente sintetizzata: “Se so’ menati!”. Che poi non è vero, ma intanto l’eco resta. Ci vuole impegno e troppo orgoglio per rovinare una domenica così. Il pensionando aveva fatto un gol importante, e tutto sommato a si poteva riconoscere di aver trovato una soluzione al problema. Il grande campioneche si alza, si spoglia e ti risolve problemi. Alla Altafini, si dice. Era successo col , Francesco ha ripetuto il miracolo contro l’Atalanta. Si stava aprendo uno spazio di trattativa per il nuovo contratto: in fin dei conti se proprio ci tiene, glielo devono no? E invece niente. O o , l’esplosione di umori neri ha rovinato tutto. Se dice che «un giocatore solo non raddrizza mai una partita, casomai te la può far perdere», se fa discorsi alla Al Pacino sui «centimetri che devono diventare metri», vuol dire che l’orgoglio lo sta divorando. “Ogni maledetta domenica” appunto. O forse semplicemente “Er Più, storia d’amore e di coltello”.

LA REPUBBLICA (G. MURA)

Ci è arrivato tardi, forse non troppo tardi , la Roma sta 4 punti sopra e ha rallentato la corsa: tre pareggi nelle ultime quattro partite (, , Atalanta). Vinto solo il derby, forse facendo un favore alla Lazio. Che ha ritrovato mordente con Inzaghi in panchina: due partite, due vittorie.

IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)

La trasferta di Bergamo inciderà sul futuro prossimo della Roma molto più di quello che dice la classifica. Non solo il pareggio ottenuto in extremis ha confermato i vecchi limiti di personalità della squadra, è soprattutto il litigio / a lasciare segni profondi. Da ieri pomeriggio l’addio tra la Roma e il suo ha praticamente il sapore amaro dell’ufficialità. L’acceso diverbio con il tecnico è stato, infatti, l’atto definitivo. I comunicati e i tentativi di sminuire l’accaduto nulla possono di fronte all’oceano di reazioni e valutazioni che l’episodio ha subito, inevitabilmente, scatenato. Gli strascichi saranno lunghi, e non aiuteranno la Roma. Ciò che da mesi divide tifosi e media, continuerà a togliere energie e a rallentare il già complicato processo di crescita tecnico, societario e ambientale. Il rapporto è evidentemente conflittuale e avvelenato, il forte nervosismo dei protagonisti ha scatenato la vicenda di Bergamo in tutto il suo fragore. C’è un campione al bivio della propria esistenza sportiva. Nonostante l’età, è e si sente ancora protagonista, eppure gli fanno capire che per lui non ci sarà più spazio. C’è un allenatore richiamato per costruire una Roma vincente ma che la vede smarrirsi, in quanto ancora troppo fragile. In tutto questo ha il compito più arduo e ingrato in assoluto: gestire l’addio a . In ruoli e in modi differenti i protagonisti vivono la loro contorta realtà da incompresi, impotenti loro malgrado. L’incedere delle partite impone a tutti di concentrarsi sull’obiettivo al momento poco sentimentale ma fondamentale: il raggiungimento (almeno) del terzo posto. All’occasione tristemente fallita di un lieto fine nella storia tra e la Roma, non si può aggiungere l’ulteriore beffa del mancato piazzamento in classifica. Per i tifosi della Roma sarebbe veramente troppo da sopportare.