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Super Mario: la Roma non c'è più

04/02/2015 alle 09:16.
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GASPORT (F. LICARI) - Più che «pareggite» questa sembra sindrome da crisi bella e buona. Può sembrare presto per dirlo, con la che non si stacca del tutto e l’Europa League da giocare. Ma i tremendi flash finali – i romanisti chiamati dalla curva e schierati in fila a testa bassa per la pubblica umiliazione, l’invito a tirare fuori gli attributi, gli insulti feroci – non possono essere affiancati alla squadra che fino a poco fa si giocava lo scudetto. E invece quella Roma non c’è più. Scomparsa. Fisicamente a pezzi, tatticamente irriconoscibile, psicologicamente fragile. Mettiamoci gli infortuni ( ha giocato pochissimo prima di infortunarsi di nuovo e non è titolare), consideriamo gli assenti (quanto manca Gervinho), aggiungiamo il Mario Gomez più convincente mai visto in Italia: la verità è che la Roma dei tempi belli non sarebbe finita sotto con questa , oltretutto senza più Cuadrado. Addio Coppa Italia, addio ennesima sfida con la : in semifinale va la . Roma, dove sei finita?

QUALCOSA SI E’ ROTTO Una prima risposta potrebbe darla , anche lui inevitabilmente sul banco degli «imputati». Non è escluso che la strategia della tensione, del noi contro tutti, alla fine si stia rivelando controproducente. Non è un segreto che qualcosa si sia rotto dopo il k.o. di con il : da allora appena tre successi (uno dei quali, sempre in coppa con l’Empoli, poco convincente) e cinque pari, più questa sconfitta. Spesso andando sotto. Anche con la la Roma non ritrova quegli automatismi, quel gioco armonioso – squadra che si allunga in velocità e poi si accorcia –, quella facilità nelle linee di passaggio. Tutto è complicato, macchinoso, lento. Per un tempo il sistema resta in piedi grazie al ritmo di , l’unico a centrare la porta in 90’, alle geometrie di e al sacrificio di . Troppo poco.

DA PIZARRO A SAVIC Sembra quasi che la Roma si preoccupi più di distruggere. Prendiamo che, su ordine di , dalla fascia si sposta al centro trasformando il in 4-3-1-2 nella fase difensiva. Obiettivo: chiudere gli spazi a Pizarro. Encomiabile. La mossa all’inizio funziona, d’accordo, la è confusa, potrebbe mandare in gol ma spara in cielo sottoporta, però lo sforzo finisce con lo scaricare le batterie del serbo. E soprattutto invita Montella alla contromossa vincente, poco prima della mezzora. Tu mi blocchi Pizarro? Bene, io lo allontano dal centro e regalo la manovra a Savic. Un po’ come quando, nella , Pirlo è schermato e tocca a Bonucci impostare. Ebbene, il montenegrino, eccellente, riesce bene nel compito e cambia la storia del match: la fa circolare il pallone in zone basse, stana la Roma e cerca di colpire in contropiede.

MONTELLA MAGO Il progetto viola nasce nel finale del primo tempo e sboccia nella ripresa. Come se Montella, alla prima vittoria con la Roma, avesse pronunciato parole magiche. Pur con la zavorra Joaquin, che a destra non ne azzecca una, il 3-5-2 comincia a dispiegarsi in velocità, con tocchi di prima e la fantasia mancante. Diamanti, che sembrava rimasto in Cina, adesso gioca tra le linee e infila palloni su palloni in profondità. Valero e Badelj non si confondono più quando si scambiano ruoli e avversari, ma spazzano via ormai stanco. Pasqual lancia la timidezza oltre l’ostacolo e scopre che il di fronte non ha senso della posizione. Proprio qui, dalla destra giallorossa, nascono i due gol. I due unici tiri in porta della .

GOMEZ BUM-BUM Quasi annunciato da una gran botta di Diamanti di poco fuori, e poi da un colpo di testa di Gomez, ecco che al 20’ tutta la fragilità della Roma si sublima nell’azione chiave. Badelj lancia Pasqual: è nella terra di nessuno, troppo avanti e troppo al centro per fermare l’esterno che affonda e crossa al centro. Qui, limite numero due, Astori e fanno a gara a chi non interviene: Gomez ricorda il signor centravanti che era una volta e in scivolata «buca» Skorupski. Il 2-0 che spedisce a casa i giallorossi, non è troppo diverso: ancora Pasqual, ancora cross, e Gomez ha il tempo di stoppare, girarsi e battere il . Con Astori, nervoso e impreciso, che resta a guardare.

VERSO LA Insistere con il niente di , con la crisi d’identità di , del quale si ricorda solo il pressing ma non un’azione da attaccante, con l’entrata disastrosa di , rischia però di oscurare la bellezza della , anche lei con tanti assenti (Rodriguez, Aquilani, per non dire Rossi). Montella la riequilibra dopo il caos iniziale e si gioca tutto con la densità e il movimento del centrocampo che non dà mai punti di riferimento. E poi c’è Gomez: un delitto non lanciare in area più palloni alti e tagliati, fosse anche a occhi chiusi. Appuntamento ora con la . E la ha un conto in sospeso: l’eliminazione in Europa League l’anno scorso.

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