La gestione Usa nel segno del «rosso»

30/07/2014 alle 09:54.
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GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Come fanno ormai da tempo i più grandi club d’Europa, anche la Roma ha deciso di premiare se e quando ci sarà la correttezza dei suoi difensori. In una squadra che vuole vincere il campionato e sogna la Pallotta dixit anche i dettagli possono fare la differenza. E per questo i giallorossi dovranno fare particolare attenzione ai cartellini rossi, che nelle ultime stagioni hanno abbondato: 10 il primo anno dell’era americana, 8 il secondo, 5 l’ultima stagione. Un’inversione di tendenza importante c’è, visto che le espulsioni da Luis Enrique a si sono dimezzate, e che la Roma vuole mantenere in questo che, a detta di tutti i protagonisti della società, dovrà essere l’anno della consacrazione.

Nervi saldi Se nei primi due anni i cartellini fioccavano sia perché i giocatori erano nervosi e i risultati non arrivavano, sia perché i due allenatori curavano poco la fase difensiva e le rincorse da ultimo uomo erano consuetudine, lo scorso anno la Roma è riuscita a mantenere quasi sempre la testa sgombra e la difesa ben protetta. Non a caso, , prima di firmare il contratto con i giallorossi, rivendicava con orgoglio il fatto «di non essere mai stato espulso in carriera. Ho la fama di cattivo, ma non è così. Si può fare il difensore centrale anche senza prendere troppi cartellini». Ultimo uomo Di certo, non è arrivato in giallorosso con la fama di cattivo Davide Astori. La passione per l’arredamento, la fidanzata showgirl sì ma mai esposta sui giornali e le attività extracalcio fanno di lui un difensore centrale atipico, per certi versi. gli chiede di impostare l’azione, cosa che sa fare bene, e di anticipare l’avversario. Ma se dovesse trovarsi in situazioni disperate, da ultimo uomo, anche a lui sarà chiesto di usare la cattiveria. E pazienza se dovesse arrivare un . Il conto in banca magari ne risentirà, la Roma, se dovesse salvare un gol, sicuramente no.