Il caso Conte, la verità: sfoghi, mercato, tensioni

18/07/2014 alle 11:42.
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CORSERA (R. PERRONE) - Come in tutte le vicende umane, tra due controparti la verità sta quasi sempre nel mezzo. non abbandona la per il mercato, ma questo è il detonatore di una crisi personale, conseguenza di un approccio totalizzante al calcio. è anti decoubertiano (per sua stessa ammissione): partecipare non gli interessa. Vincere però è stressante e ha prosciugato le sue energie (ma anche quelle della ) fino all’addio. Tutto comincia dallo scudetto numero 2.

Un anno pesante, tecnicamente e umanamente: per sei mesi lo spreco di energie è stato doppio a causa della situazione di , sotto accusa e poi squalificato per omessa denuncia. La vittoria del 2013 è costata sangue, sudore e lacrime a società e tecnico che il giorno dello scudetto (5 maggio 2013) annuncia: «Il futuro? Vediamo. Bisogna essere chiari. Altrimenti la può vincere anche senza di me». Dopo 10 giorni stringe la mano ad Agnelli. «Continuiamo a costruire». resta ma non è sereno. Si lamenta per le cessioni di Matri e Giaccherini e quando comincia l’anno sociale 2013-2014 pensa che sia l’ultimo alla , si guarda intorno.

La crisi non esplode allora perché succede l’incredibile tracollo di Firenze (20 ottobre 2013, 2-4). Sembra l’inizio della fine, invece parte la stagione dei primati conclusa oltre quota 100 (102 punti). Troppo intensa per riuscire a riflettere sul futuro. A marzo 2014 lo scudetto è ormai certo. va dall’ad Beppe Marotta. «Il ciclo è finito, sono stanco, non so se riuscirò ancora a motivare la squadra a questi livelli. Forse dovrebbe sentire un’altra voce». I dirigenti bianconeri non vogliono credergli e gli chiedono di pensarci. A peggiorare la situazione arriva la settimana di Sassuolo- (28 aprile) e -Benfica (1 maggio). La esce con i portoghesi e perde l’occasione di giocare la finale di Europa League in casa. si risente moltissimo per le critiche non solo dei media ma anche di tanti tifosi bianconeri sulla gestione dei titolari e sul fallimento europeo.

A Roma il 10 maggio pronuncia la frase che irrita Agnelli: «Non si entra con 10 euro in un ristorante da 100 euro». Malgrado tutto il presidente non vuole lo scontro. Però non intende neanche farsi trovare impreparato. L’accordo è: finire in gloria, festeggiare, poi discutere. Nel frattempo il club individua Sinisa Mihajlovic come sostituto. Sinisa va a Torino a incontrare il presidente. Alla Sampdoria dice che il 20 aprile scioglierà la riserva sul futuro.

Il 19 c’è il tavolo -. «Vi rimetto il mio contratto, sono stanco, non dormo più» risponde l’allenatore alla società che vuole prolungare oltre la scadenza del 2015. Poi aggiunge: «Però siccome ho ancora un anno, se voi ci tenete, continuo ». A frenarlo sulla decisione di lasciare c’è anche la scoperta del sostituto già pronto. Il pensiero di un altro sulla sua panchina lo disturba. A guardare da qui sarebbe stato meglio finire, ma in una trattativa entrano anche aspetti affettivi. E la soluzione è un compromesso. Vediamo come va, poi tra sei mesi ne riparliamo. Tweet stringato: «Allenatore 2014-2015 ».

parte per le vacanze con l’idea di rilassarsi, di staccare. Anche la lo spera. Invece lui non molla, chiama, discute. Si interessa di tutto, anche di comunicazione. «Dobbiamo migliorarla». Chiede due giocatori: Sanchez e Cuadrado. Il primo va all’ per 42,5 milioni e 7 di stipendio. Improponibile per la . Come Cuadrado. Oltre ai soldi c’è la nota inimicizia della . Nessuna delle alternative lo soddisfa. Alla fine si decide di aspettare il rientro di per discutere della campagna acquisti. Ma questo avviene in coincidenza con la sparizione di dai radar bianconeri. Lunedì va da Marotta. «Non me la sento più, non riesco ad andare avanti. Risolviamo». Ogni tentativo di fargli cambiare idea va a vuoto. È finita.

dà l’addio su Channel, nomina Andrea, ma non Marotta, Paratici e Nedved. Agnelli, invece, significativamente, nella sua lettera li chiama addirittura per nome. C’è chi adombra il sospetto che abbia voluto mettere in difficoltà la . Non è così, probabilmente, però così la si è trovata. E ha voltato pagina. Il presente e il futuro spesso non hanno ragione. Però esistono solo questi.