IL ROMANISTA (M. IZZI) - La redazione del Romanista mi chiede una rapida carrellata delle tre stagioni scudetto rilette alla luce del contributo fornito dagli uomini della panchina. Largomento mintriga, ma voglio essere sincero, non so fino a che punto il parallelo possa tenere rispetto allattualità. Le cosiddette riserve
Daltro canto, però, il giovane terzino potrebbe venire a Roma e maturare senza fretta visto che sulla sua fascia sarebbe solo la terza scelta. Davanti a lui cè infatti il titolare Mario Acerbi e la riserva, di antica militanza nel Club, Luigi Nobile. Fino a dicembre, in effetti, ad Andreoli vengono lasciate solo un pugno di amichevoli (Savoia di Torre Annunziata, Napoli, Fiorentina, Vigili del Fuoco, Ala Littoria), poi alla nona giornata di campionato, domenica 21 dicembre, contro la Triestina, in unazione di gioco, Pasinati, della Triestina, fa saltare il ginocchio di Mario Acerbi. Il guaio è grosso, Acerbi ha finito la sua stagione. Schaffer nellimportantissima gara contro il Torino getta nella mischia Luigi Nobile. Nobile se la cava bene e la Roma chiude il match con la porta di Masetti inviolata. Il giovane sostituto di Acerbi, però, è uno studente universitario di medicina, richiamato, visto il periodo di guerra, ad assumere impegni professionali nel comparto ospedaliero capitolino. Deve scegliere: curare i soldati che tornano feriti dal fronte o proseguire la carriera professionistica. I due impegni sono inconciliabili. Nobile sceglie la professione di medico, anche se ancora per un anno continuerà a orbitare nellambito della rosa giallorossa. E a questo punto che la maglia da titolare viene consegnata a Sergio Andreoli che diventa una pedina fondamentale dello schieramento romanista per otto anni. Il contributo di Andreoli (20 presenze per lui alla fine del torneo) allo scudetto sarà indubbiamente considerevole.
Passiamo al torneo 1982/83, qui il confine tra titolari e riserve si è già trasformato, Odoacre Chierico, rientra però nella seconda categoria avendo davanti un signore che viene da Nettuno e si chiama Bruno Conti. Dopo aver abbandonato da bambino il settore giovanile della Roma vinto dalla saudade (Dodo voleva continuare a giocare con la sua comitiva di amici), in seguito, ripartendo dalla STEFER aveva girovagato nel mondo del calcio professionistico. Liedholm si era accorto di lui in occasione di una gara di Coppa delle Coppe tra Beveren e Inter del 21 marzo 1979. Chierico giocava con i nerazzurri e Bersellini, all87, lo aveva spedito in campo per rilevare Oriali. Dodo era però entrato con uno degli scarpini slacciati e larbitro Dayna lo aveva fatto uscire. Il buffo episodio e il colore rosso dei capelli, avevano attirato lattenzione del Barone che da quel momento aveva continuato a seguire levoluzione di quel talento anche dopo il trasferimento al Pisa. Nellanno dello scudetto lo svedese ricorrerà a questo fantastico Jolly in sedici occasioni.
Il fiore allocchiello? Potremmo dire il gol al Napoli che contribuì, il 10 ottobre 1982, ad espugnare il San Paolo dopo undici anni, ma non vogliamo scordare, l8 maggio 1983, la sua presenza in campo, da titolare, con il Genoa, nella gara che rese matematica la conquista del titolo. Siamo infine giunti al torneo 2000/01, è ovvio citare il contributo gigantesco di Nakata in quel torneo (come non parlare della rete alla Juventus e del tiro che innescherà il pareggio di Montella?), ma se proprio vogliamo riferirci ad unassenza che ricordi (solo per numero di settimane sintende), quella di capitan Totti, dobbiamo ricordare Cristiano Lupatelli. Dopo un onesto svernamento in panchina durato un anno e qualche mese, il 26 novembre finalmente, data lindisponibilità di Antonioli, Capello lo mette alla prova. Inizia un ciclo che lo vede uscire imbattuto contro Fiorentina, Perugia, Lazio, Juventus, Atalanta mentre nelle rimanenti tre gare (Udinese, Bari e Milan) subisce 5 gol. Un bilancio certamente positivo che lo vede contribuire al sogno scudetto del 2001. Il resto lo lasciamo alla vostra fantasia.