IL ROMANISTA (V. META) - Che la Roma potesse vincere questo derby era prevedibile, e per tanti motivi. Che potesse ritrovarsi in testa dopo quattro giornate con il doppio dei punti della Lazio in fondo pure, perché sera capito che con Rudi Garcia (ora più che mai uomo derby, visto che non ne ha mai perso uno) si respirava tutta
Sarà per questo che è così bello.
Alla fine è Gervinho a vincere il ballottaggio con Ljajic per la terza maglia in attacco accanto a Florenzi e Totti, unica variante rispetto allundici di partenze del Tardini. Nessuna sorpresa per Petkovic, che conferma il solito 4-1-4-1 con Klose riferimento più avanzato, ma pronto a rientrare dietro la linea della palla tutte le volte che il possesso è della Roma. Ne consegue un primo tempo che lascia molto a desiderare non solo sul piano dello spettacolo (oltre che per latteggiamento tattico della Lazio, anche per limprecisione della Roma in fase di impostazione) ma pure su quello delle emozioni, visto che lunico sussulto di quarantacinque minuti altrimenti noiosissimi è una punizione-cross di Totti che alla mezzora pesca tutto solo sul secondo palo Gervinho, la cui deviazione di testa manda il pallone sul fondo a due passi dalla linea di porta. Il 4-3-3 di Garcia diventa 4-2-3-1 in fase di non possesso, con Pjanic al centro della trequarti per provare a passare fra le maglie del fittissimo centrocampo di Petkovic, che daltronde intasa la mediana proprio per liberare le fasce: solo che quando Garcia invece manda Strootman invece di Balzaretti a prendere Candreva, il tecnico biancoceleste deve rivedere pure la sua unica certezza, costretto comè a invertire gli esterni. De Sanctis può limitarsi a cacciare qualche urlo prima di rinviare dopo qualche calcio piazzato concesso sì ma disinnescato, mentre ad avere più di qualcosa da recriminare è Florenzi, che al 41 si vede arrivare una bella palla in area da Gervinho, che si era liberato di Konko ed era riuscito a crossare, ma impatta male il pallone di controbalzo e spreca la seconda occasione della partita.
Tuttaltra storia nella ripresa: dopo due minuti Pjanic prolunga di testa una punizione di Totti, Benatia sbuca sul secondo palo ma per pochissimo non riesce a impattare il pallone, ne passano sei e Ciani scheggia la traversa con un colpo di testa sulla punizione di Hernanes. Garcia toglie Florenzi (ammonito) e butta dentro Ljajic: arrivano due angoli in due minuti, sul primo Ciani sfiora lautogol, sul secondo De Rossi vede il suo tentativo di testa finire a lato di un soffio. Due minuti più tardi, cross di Lulic, Klose sfiora con il ginocchio, tutti la vedono dentro tranne De Sanctis che va a raccogliere la palla sullesterno della rete e urla un po più forte. I compagni lo sentono. Uno in particolare, quello che non taspetti. Il solito Balzaretti centra il palo da due passi, la palla torna in campo e Ljajic la manda alta. Il Balzaretti inedito, invece, dopo nemmeno un minuto si vede arrivare sul sinistro un taglio di Totti e calcia al volo senza guardare.
Peccato, perché vedere il pallone che sfila in faccia a Marchetti e sinsacca nellangolino lontano è bello e imprevisto, anzi bello in quanto imprevisto. La Roma guadagna metri ogni minuto che passa e in contropiede vola, non fosse che prima Ljajic (cross basso su cui non arriva nessuno dopo uno scatto di venti metri), poi Gervinho (destro malamente a lato, che non rende merito alla gran progressione solitaria) non riescano a trovare il raddoppio. A 9 dalla fine Lazio in dieci per il rosso diretto a Dias, entrato da nemmeno tre minuti, per un brutto fallo da dietro su Totti. La punizione va a batterla Ljajic con il destro, la palla gira e spiove, Marchetti ci mette la punta delle dita e la alza in angolo. Il serbo si rifà a tempo scaduto, procurandosi e trasformando il rigore che li rimette al loro posto: dietro e con la metà dei punti.