LA REPUBBLICA (F.S. INTORCIA/M. PINCI) - Bisogna saper vendere. Ci sono oltre cento giocatori indesiderati nelle rose di A e tre settimane per cederli. Le liste di proscrizione, assai variegate, includono campioni ingialliti, gingilli dal costo insoste
Guida il gruppo Borriello, di rientro dal Genoa, mal sopportato a Trigoria per quel contratto (5,4 milioni lordi), firmato con unaltra proprietà. Complicato disfarsene, esattamente come dire addio a Osvaldo, in saldo nonostante sia tornato in Nazionale con Prandelli: guadagna 4,75 milioni lordi, respinge ogni altra proposta. Difficoltà analoghe a Torino, con Matri e Quagliarella, quasi 8 milioni al lordo in due, avviati molto lentamente verso Napoli e Sunderland. Ma la Juve ha anche Martinez, stipendio da 2 milioni lordi, e Ziegler, poco meno: da due anni vanno in prestito. La Lazio ha dieci elementi in eccesso, come Matuzalem e Sculli. Il primo già si allena con il Genoa (con cui manca però laccordo), laltro su cui pende lombra delle indagini di Cremona con 1,8 milioni di stipendio lordo fatica a trovare collocazione. Chivu (2,1 milioni netti) negozia la risoluzione con lInter e medita il ritiro, Gargano e Traorè sono ai margini nel Napoli e nel Milan, ma vincolati da contratti da 2 milioni lordi.
Il Toro prova a cedere Gazzi dopo la squalifica per il calcio scommesse, la Fiorentina corrisponde 2 milioni lordi allindesiderato Olivera, il Catania cerca sostituzioni per liberarsi del milione e mezzo di Maxi Lopez, lAtalanta ne versa 1,25 (secondo stipendio della rosa) allinutilizzato Marilungo, la Samp uno a Maresca. Una volta le cessioni dei big erano rare e scatenavano ribellioni di piazza. Adesso, è maturata anche la coscienza dei tifosi, consapevoli che il mercato in uscita può essere il preludio a grandi successi. Il Napoli si è privato del capocannoniere del campionato, Cavani, ma i 64 milioni e mezzo in entrata hanno solleticato la fantasia dei suoi (ex) sostenitori più dellentusiasmo, in verità molto contenuto, sollevato a Parigi dal suo arrivo. Dalle cessioni possono nascere squadroni vincenti: la partenza di Zidane consentì alla Juve di prendere Buffon, Thuram e Nedved, quella di Ibrahimovic fu la molla che lanciò lInter di Mourinho, con Etoo, alla conquista del Triplete. Ci vuole talento, però, anche per i colpi in uscita, locuzione brevettata da Rosella Sensi per la cessione di Aquilani al Liverpool.
Non è un caso che in molti club vengano assoldati operatori di mercato con un solo compito: sfoltire. La mobilità in A è cresciuta negli ultimi tempi. Nelle ultime quattro stagioni, il numero di cessioni è lievitato: 659 nel 2009/10, 700 nel 2010/11, 804 nel 2011/12, 910 nel 2012/13 (erano 363 dieci anni fa). E questestate sono già 701. Eppure il mercato in uscita è un labirinto di spine e lacrime. E nei bilanci è ormai frequente, nel capitolo relativo alle spese per il personale, la voce incentivi allesodo, come per gli impiegati prossimi alla pensione. Un contributo che consente di superare limpasse di un contratto impagabile per il nuovo club. Nel passaggio di Borriello alla Juventus, per esempio, la Roma inserì un incentivo di 275mila euro lordi. Formula che garantisce comunque benefici fiscali e contributivi alla società di partenza. Si fa presto a dire: vendesi. Il mercato in uscita soffre anche delle riforme nei campionati minori. Il tetto salariale e il blocco numerico delle rose in B ha chiuso il principale canale di sbocco del nostro campionato. La Lega Pro ha visto fallire molti club che non sono stati rimpiazzati: cerano 90 società, ora sono 69, diventeranno 60 fra un anno, con labolizione della vecchia C2 e la nascita di una divisione unica in tre gironi.
Leffetto drastico è una riduzione del 22% dei posti di lavoro da professionista in Italia. E per i calciatori a fine carriera o semplicemente meno bravi, è difficile riciclarsi in una serie inferiore. Fin qui, se consideriamo solo le cessioni definitive già concluse, il 24,8% ha trovato un altro club di A e solo il 16,2% è sceso in B, percentuale pressoché identica a quella di chi ha trovato lavoro in C (16,6%). Cresce il numero di chi va allestero (19,7%), e non si tratta solo dellInghilterra di Giaccherini o della Parigi di Cavani. I meno bravi e famosi accettano mete sconosciute, non proprio paradisi del calcio: Slovenia, Malta, Albania, Grecia. Non possono permettersi capricci da Incedibili.