IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il patto è per rendere competitiva la Roma, quinta in solitudine e sei punti in due partite. Allenatore e giocatori devono convivere nello spogliatoio e soprattutto in campo. Perché, a cominciare dagli addestramenti quotidiani, è a Trigoria che la truppa giallorossa deve seguire le indicazioni di Zeman. «Io
La Roma si è ricompattata proprio dopo la sbandata del 29 settembre contro i campioni dItalia, attraverso anche le esclusioni eccellenti nella partita contro lAtalanta, la prima delle due vinte di fila. Con una sorta di compromesso. Discutendo allinterno di ruoli e allenamenti, di metodi e movimenti. Sudando e studiando. Zeman, sempre e comunque, legato al suo 4-3-3, ma anche i senatori, per primo De Rossi, a discutere di come è possibile convivere con le idee del boemo, pure se molti di loro non giocano nella posizione preferita. «La difficoltà di un allenatore è assemblare i giocatori. Io non vedo resistenze, ma è chiaro che se ognuno vuole giocare dove gli pare, per me diventa più difficile».
Laspetto tattico è al centro del dibattito nel gruppo, ma è stata più la condizione fisica, a Marassi, a fare la differenza. Compreso il portiere, sei titolari su undici sono stati con le rispettive nazionali lontano da Trigoria: oltre a Stekelenburg, Piris, Castan, Balzaretti, Florenzi, De Rossi e Osvaldo. Insieme con Totti, tutti hanno risposto bene. Vuol dire che il lavoro fatto in estate comincia a dare risultati. La Roma ha fatto pressing e ha alzato il ritmo quando è andata sotto di due gol (terza gara di fila con approccio sbagliato: psicologicamente la questione andrà affrontata) e lo ha abbassato, solo in parte, nella ripresa, quasi gestendo il risultato. In questo senso, conoscendo Zeman (in panchina con un po di febbre), sono stati i calciatori a fare di testa loro: per Zdenek bisogna sempre spingere sullacceleratore, gli interpreti hanno invece pensato a tenersi stretto il risultato. Scegliendo, però, una via di mezzo. Perché la squadra ha continuato a far gioco, costruendo diverse occasioni da rete fino al quarto gol di Lamela, ma a centrocampo si sono visti più passaggi in orizzontale, con una chiara riduzione di giocate in verticale.
Sulle posizioni in campo, ufficialmente, Zeman è stato inequivocabile. Senza cambiare idea sul punto di riferimento in mezzo al campo: Tachtsidis centrale e De Rossi mezzala destra, Bradley alternativa al greco, perché il vicecapitano è più utile da intermedio. Durante la partita, però, a far gioco è stato nel primo tempo Totti, lasciando il ruolo di esterno offensivo a sinistra e andando a cominciare lazione al posto di Tachtsidis, oscurato dal pressing di Jorquera, mentre nella ripresa è stato spesso De Rossi a comandare le operazioni. Senza esagerare, con il classico richiamo allautogestione, i giocatori hanno cercato di essere più partecipi. Con personalità. Totti è arretrato per contribuire nellimpostazione, i compagni hanno eletto, nella ripresa, De Rossi come punto di riferimento.
Movimenti simili, dunque, ma posizioni diverse e cambiate in corsa. Il vero esterno, a sinistra, è stato Florenzi. Che, pur partecipando tanto alla fase difensiva, in avanti si è sostituito spesso a Totti. Più lineare la situazione a destra, dove Lamela, sempre più dentro al progetto tecnico di Zeman, ha favorito con i suoi spostamenti, linserimento di Piris che ha avuto il merito degli assist dei primi due gol giallorossi. Il boemo si sta dedicando molto a far capire come si deve comportare largentino sulla corsia. «Per me è importante che entri in area senza palla e non portandola. Il gol con lAtalanta lo ha segnato così». Anche quello al Genoa. Ma domenica sera il pallone, sempre toccato da Totti, gli è arrivato sul piede sinistro grazie a un rimpallo. La rete di Lamela è utile per tornare a un precedente lontanissimo: la Roma riuscì a vincere 4 a 2, partendo sotto di due reti, lultima volta il 4 gennaio del 48. E proprio in trasferta contro il Genoa, grazie alla tripletta di Pesaola (argentino come Osvaldo e Lamela, tre gol in due a Marassi) e Ferrari.