IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Verrebbe da scrivere che Totti è Dio, che non ha segnato il gol che prende Meazza al Meazza perché certi paragoni per lui sono sprecati, visto che si merita un paragone più alto, visto che è Dio. Che Marquinho ha fatto un gol come Tostao, che il gol di Osvaldo è più rock di Mick Jagger, che gli interisti se
Tutto. Verrebbe poi da esagerare senza dimenticare che Zeman qui non vinceva da quando cera ancora la Cecoslovacchia e da quando la Juve si comprava le partite coi telefonini (lì mi sa che il tempo sè fermato). Verrebbe da ricordare chi diceva che Totti è finito, che a sinistra proprio non può giocare, che a sinistra lui proprio non ci vuol giocare, che Baldini sè dimesso, che gli americani sono "grechi" come le olive perché non channo i soldi, che Stekelenburg non è un portiere zemaniano e che Zeman non è un allenatore, che forse non è proprio un portiere (sarà forse una mezzala brasiliana?), che cè il "ballottaggio" con Lobont e con Zoff, che senza Bojan non si può giocare al calcio, che Bojan è più forte di Ibrahimovic e adesso il Milan di Krkic chi lo ferma più, che Tachtsidis non può giocare in una squadra come la Roma, che Borini è meglio di Destro, che Zeman è vecchio e finire qui con una rima baciata e sbagliata. Verrebbe da ricordare, dire, baciare, lettera e testamento eccetera ma non è il tempo dei rancori. Forse la vittoria più grande, persino di questo tre a uno che brilla di notte è stato lo striscione fatto dagli interisti (cioè dai laziali) (o viceversa?) in onore di Zeman e che fa davvero effetto, ti fa capire che in un anno soltanto hai costruito non qualcosa ma tanto. Che una gioia così non è giusto sprecarla in un eccesso, buttarla via in urlo, che stamattina è importante tenersi il sapore dolcissimo di una domenica speciale che sa dinizio di qualcosa che stavolta si può sognare. Daltronde sono le parole di Totti: «Adesso rimaniamo con i piedi per terra». Rendiamo grazie a Dio.