IL TEMPO (A. AUSTINI) - Una piccola ma preziosa dote distrutta in otto giorni. Dal 3-0 senza attenuanti di Torino in coppa Italia ai quattro schiaffi di Cagliari, passando per il sofferto pareggio casalingo con il Bologna, la Roma è tornati al punto di partenza. Il problema è che adesso non cè più tempo per riparare: salutate mestamente le due coppe, è rimasto da giocare un campionato tutto in salita. Son
Luis Enrique è tornato da Cagliari con il morale sotto i tacchi. Il suo lungo silenzio nella conferenza stampa del SantElia ha avuto un impatto più forte di tante parole. Il volto tiratissimo sullaereo nel viaggio di ritorno e la rabbia che si è portato dentro ieri a Trigoria hanno completato il ritratto di un allenatore di nuovo deluso e tradito dalla sua squadra. Prima dellallenamento pomeridiano di ieri lo spagnolo ha tenuto il gruppo a rapporto per una ventina di minuti, senza i dirigenti. Una riunione più lunga del solito che testimonia la delicatezza del momento. «Dobbiamo reagire, cerchiamo di restare uniti» il leit-motiv del suo sermone. Ancor più importante la seconda puntata dei chiarimenti: lallenatore è uscito dello spogliatoio e ha lasciato che fossero i giocatori a parlare tra loro. Alcuni della «vecchia guardia» hanno deciso di alzare la voce con i più giovani, invitandoli a impegnarsi di più. «Perché altrimenti tra poco i tifosi se la prenderanno con noi»: questo lavvertimento fatto ai vari Lamela, Bojan, Josè Angel e Kjaer, responsabili secondo i più anziani di non tenere troppo alla causa romanista. E nemmeno la festicciola per il compleanno di Juan è servita a rialzare il morale della truppa:più di qualcuno, infatti, non ha gradito che la notizia della festa fosse pubblicata sul sito del club dopo le tante «chiacchiere» sulla cena della scorsa settimana. Scosse di assestamento allinterno di un gruppo pieno di giovani, con tutti i loro pregi e difetti. Ultimamente si sono visti solo i secondi: la Roma prende gol da chiunque, con la sua difesa imbarazzante e abbandonata a se stessa. Il centrocampo non la protegge, se manca De Rossi il problema diventa cronico, gli attaccanti - per stessa ammissione di Totti - non fanno il pressing che il gioco di Luis Enrique richiederebbe.
Così i vari Juan e Kjaer vengono ridicolizzati sistematicamente: lo hanno fatto tutti, Ibrahimovic o un Ibarbo qualsiasi, due che in comune hanno solo le prime due lettere. Tra i terzini non ce nè uno in rosa che dia garanzie, dallaltalenante Rosi, alladattato Taddei fino allo spaesato José Angel. La società inizialmente aveva programmato almeno un acquisto a gennaio in quel reparto ma poi ha deciso di rinviare la questione a giugno: un altro chiaro segno di resa per la stagione in corso. A centrocampo mancano ricambi di qualità e anche lattacco si è inceppato. Pesano lassenza di Osvaldo, la posizione arretrata di Totti, la crisi senza fine di Bojan e lintermittenza del giovanissimo Lamela. Baldini e Sabatini avevano messo tutto in conto ma non per questo possono ritenersi soddisfatti. Il dg continua a lanciare messaggi distensivi, peraltro poco graditi ai tifosi che ieri in coro lo hanno bacchettato per i suoi sorrisi nelle interviste di Cagliari giudicati inopportuni. Sabatini, invece, è già concentrato sul mercato di giugno e ha chiari in mente gli obiettivi. Cè da aspettarsi unaltra mini-rivoluzione, ma stavolta salterà anche qualche testa nuova.