
CORSPORT (L. CASCIOLI) - Spira su Trigoria un vento di cose nuove. E arrivata l'America. E' arrivata la Spagna. Adesso è arrivata anche la rivoluzione culturale di Sabatini. Troppi cambiamenti per chi era rimasto fermo alla Roma di Testaccio, a quella de noantri e alla pajata. In crisi come romanisti, ci si risveglia post- romanisti. Be un po daria nuova ci vuole. La squadra e la società avevano fatto la muffa.
CORSPORT (L. CASCIOLI) -
Spira su Trigoria un vento di cose nuove. E arrivata l'America. E' arrivata la Spagna. Adesso è arrivata anche la rivoluzione culturale di Sabatini. Troppi cambiamenti per chi era rimasto fermo alla Roma di Testaccio, a quella de noantri e alla pajata. In crisi come romanisti, ci si risveglia post- romanisti. Be un po daria nuova ci vuole. La squadra e la società avevano fatto la muffa. Ma vediamo di non esagerare. Il calcio italiano è vecchio. Lo dimostrano le squadre di club e la nazionale. Ma non è tutto nuovo il calcio che riluce. C'è qualcosa di antico anche nel Barcellona. Quando Sabatini parla di rivoluzione culturale, non si riferisce a una formula di gioco, si riferisce allo spirito nuovo che oggi è necessario per interpretare al meglio ogni modulo tattico. E in questo siamo pienamente daccordo con lui. Ma sappiamo tutti che per edificare un nuovo edificio bisogna cominciare dalle fondamenta. La Roma ha incassato troppi gol, si è rivelata troppo fragile per non porre in evidenza il problema della difesa (che non è solo quello del portiere). Di portieri la Roma ne ha licenziati una mezza dozzina, salvo poi scoprire a sue spese che Antonioli era ancora buono, che Artur era di razza vincente. Vanno bene i giovani talenti, vanno bene i trequartisti dal piedino di fata. Ma qui ci serve soprattutto gente con la benda all'occhio e il coltello tra i denti. Facciamo qualche esempio. Capello fece di Samuel, il pilastro su cui edificare il terzo scudetto.
Samuel ha continuato poi a vincere nell'Inter, che ha fallito la sola stagione in cui ha dovuto rinunciare al poderoso difensore argentino. Per contro il Milan di Pato, Inzaghi, Ronaldinho, Seedorf e Pirlo ha dimostrato di poter vincere qualcosa, con l'avvento di un difensore di statura mondiale come Thiago Silva. E il Barcellona di Messi, di Villa, di Iniesta e di Xavi può giocare in scioltezza su una piattaforma difensiva garantita da alcuni giganti del calcio mondiale come Piqué, come Puyol e Abidal. Queste cose forse Di Benedetto non le sa. Ma le sa Luis Enrique e le sanno soprattutto Sabatini e Baldini che devono esaudire i desideri dell'allenatore. Vogliamo tutti una Roma giovane, una Roma nuova, una Roma moderna nel gioco e nello spirito. Quello che non vogliamo è una Roma calcisticamente fragile. Quello che non vogliamo è che alcuni terroristi del tifo costringano Vucinic (13 gol) a scappar via. La rivoluzione di Sabatini riguarda l'ambiente e un modo più civile di intendere i rapporti con i giocatori. Il solo esempio di edificio con i vuoti sotto ed i pieni sopra è il Palazzo Ducale di Venezia (che però si specchia sull'acqua). Ma Trigoria non è una laguna e a Roma edifici e monumenti si mettono in piedi con i criteri tradizionali, magari utilizzando materiale nuovo, come la giovane Roma scudettata di De Rossi e di Montini. Vogliamo credere in una nuova Roma, troppo a lungo sognata e ancora da delineare. Facciamola bella, ma facciamola solida. Roma è la città ideale per coltivare tutte le illusioni, ma stavolta nessuno si vuole più illudere. Vogliamo che in questa città unica, generosa, inimitabile, invasa e percorsa da pattuglie di turisti, si costruisca un altro monumento ( stavolta calcistico). Ma tutte le nostre belle cupole poggiano su fondamenta massicce e resistenti. Chiedere informazioni al Bramante, a Michelangelo, al Bernini per crederlo.