Montella garantisce sul tridente: "Io che ho vinto con i tre attaccanti, vi spiego perché la Roma può rivincere con Totti-Toni-Vucinic»

09/04/2010 alle 10:03.

CORSPORT (G.D'UBALDO) - Vincenzo Montella, ex Aeroplanino, una vita per il gol, oggi allenatore dei Giovanissimi. Come si vive l’altra parte del cal­cio? « Questa esperienza mi sta dando molte soddisfa­zioni, mi appassiona stare con i ragazzi. Sono molto più convinto rispetto a quando scelsi questa stra­da. Con un po’ di pre­sunzione, penso di es­serci porta­to. E’ un la­voro impe­gnativo, che comporta ri­nunce e sa­crifici se lo fai con serietà». La sua squadra è prima in classifica, ha vinto quat­tro tornei. E’ partito con il piede giusto.

« Questa esperienza mi sta dando molte soddisfa­zioni, mi appassiona stare con i ragazzi. Sono molto più convinto rispetto a quando scelsi questa stra­da. Con un po’ di pre­sunzione, penso di es­serci porta­to. E’ un la­voro impe­gnativo, che comporta ri­nunce e sa­crifici se lo fai con serietà».

La sua squadra è prima in classifica, ha vinto quat­tro tornei. E’ partito con il piede giusto.

« Qualcuno lo abbiamo anche perso. L’ultimo però ci ha dato una grande gioia. Abbiamo battuto la Lazio in finale per 4-0».

Come è cambiata la sua vita?

«Già negli ultimi anni da giocatore mi sono prepara­to per il post-carriera. Non mi è mancato il calcio gio­, stare con i ragazzi mi aiuta. Un po’ di malinconia l’ho avuta nel vedere Ro­ma- Inter, l’Olimpico pieno, quell’atmosfera magica...».

Lei spesso era protagoni­sta contro l’Inter.

« Avevo una buona serie positiva. Vivere partite de­cisive come quella è un’emozione che ti porti dietro».

Ha mai avuto il rimpian­to di aver smesso troppo presto?

«No, forse le cose poteva­no andare diversamente. Ho pensato che il momento giusto fosse quando non so­no gli altri a dirti di smette­re. Ho voluto chiudere quando ero all’apice, ho avuto la lucidità di capire che era giunta l’ora».

Allena ra­gazzini di 14 anni. Con quali obietti­vi?

«La forma­zione dei giovani è più importante del risultato. Statistiche alla mano, sono pochissimi quelli che dopo aver raggiunto la Primave­ra diventano calciatori pro­fessionisti. E’ importante che i giovani e le famiglie capiscano che è solo un’op­portunità, non devono ave­re aspettative troppo ampie e non devono trascurare l’istruzione, per diventare magari validi professionisti in altri settori. E’ quasi più importante prepararsi agli insuccessi che ai successi».

Allenatore, un corso da manager al Coni. Qual è la strada del suo futuro?

«Sono iscritto al corso di allenatore di seconda ­goria e frequento la scuola di management sportivo del Coni in collaborazione con la Luiss. E’ un corso impegnativo. Non posso di­re di essere tornato sui li­bri, della società e dell’al­lenatore. Anche l’attuale proprietà sarebbe felice se arrivasse un Paperon de’ Paperoni. Ma nonostante le difficoltà ha dimostrato competenza nelle scelte».

Ranieri ha detto che non ci sono analogie con la Ro­ma che vinse lo scudetto nel 2001.

« Sono d’accordo. Quella Roma era come l’Inter di oggi, molto più forte degli altri. Lo dico mio malgra­do e anche per mia col­pa, ha vinto poco e ha avuto poco risalto a li­vello inter­nazionale ri­spetto ai valori che aveva. Sono due momenti diversi. Quella squadra era stata costruita con grandi inve­stimenti. Se non avesse vin­to sarebbe stato un falli­mento. Questa in ogni caso ha fatto una stagione mira­colosa ».



Anche questa, come quella del 2001, punta sul tridente per vincere lo scu­detto. Ci sono analogie tra gli attaccanti di oggi e quelli di ieri?

« Batistuta poteva somi­gliare a Toni, anche se gio­cava molto più in profondi­tà. è il solito , an­che se sono passati dieci anni. Io non sono Vucinic, siamo molto diversi. Mirko è un attaccante completo, sa fare tutto, ma talvolta non ha dimostrato continui­tà. A Bari, l’ho rivisto agire da trequartista, in qualche modo è tornato a giocare nella posizione più congeniale e come dice lui fa prendere le botte a qual­cun altro».

Come finirà questo cam­pionato?

« E’ facile sbagliare pre­visione. La Roma deve fare la corsa su se stessa, senza pensare all’Inter. Loro po­trebbero perdere punti a Firenze ma se la Roma si basa su que­sto sbaglia».

Ranieri, per pragma­tismo e cura dei dettagli, somiglia a Capello?

« Credo che sia un van­taggio. Ha grande espe­rienza, non si fa condizio­nare dall’odore e dal cla­more della à. Lo assapo­ra e basta».

Il giocatore decisivo nel­la volata scudetto.

«Mi auguro perchè ha avuto modo di riposarsi e può dare più degli altri».

Montella, il suo senso di appartenenza dice Roma?

« Non l’ho mai ostentato ma lo sento. Sono orgoglio­so dell’affetto che mi hanno dato i tifosi. Sarei felice se la spuntasse la Roma».