
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Rifallo Jeremy, rifallo. Non tanto quel giochino di scomparire e riapparire davanti al difensore o quello di far scomparire e riapparire il pallone davanti al difensore, e neppure - perché no? - quello di far sparire direttamente il difensore. Rifallo: gioca a pallone. Come sai fare solo tu, Monsieur Menez, con quellandatura caracollante sopra un filo che sarebbe troppo stretto per qualsiasi altro essere umano, con quellaria menefreghista il giusto per chi sa fare cose al limite del soprannaturale. Qualcuno apposta lo chiama Houdini.
Ma è più di un mago Geremia, più grande del nome profetico che porta: è un artista. E un artista - scriveva Eric Cantona nel suo libretto di filosofia - è uno in grado di fare luce in una camera buia. Jeremy Menez laltra sera ha fatto di più; ha acceso mille luci in un posto dove già brillavano televisioni e riflettori. Un lampo continuo, come avere la possibilità di vedere in diretta come si compone un quadro, una terzina, un film, una qualsiasi opera darte. Se non ha segnato è sempre perché il gol ha in sé qualcosa di volgare. Quelli come lui (chi? mai visti) non sono solo calciatori, ma una razza a parte potenzialmente in grado di fare tutto quando il talento che ha ha deciso di liberarsi. Di danzare. Guardate le mille azioni che ha fatto questo giocatore dalla faccia da topone gigante (sempre a metà fra Giorgino e Baudelaire): sono una danza, con ritmi e contrappunti giusti, strappi e pause, tra una scrollata di spalle, una ruga che sincrina solo appena sulla fronte prima del dribbling, dello scatto, del "corri e va tra le stelle" tu che puoi diventare chissà chi.
Rifallo Jeremy, anche se non lo potrai rifare. E questo il punto. Perché dopodomani a Bologna Rodrigo Taddei torna a disposizione: cioè lutilità e il sacrificio fatte calciatore. Difficile che Claudio Ranieri rinunci al brasiliano, anche se da sabato sera è un po più difficile fare a meno anche del francesino dal volto triste ma
che nello spogliatoio è benvoluto da tutti. I tempi delle sfuriate, della cazziate di fronte ai compagni sembrano lontani, ma è proprio questo il punto: rifallo Jeremy, gioca a pallone quando ti diranno di farlo: a Bologna o chissà quando, limportante sarà farsi trovare pronto, cioé per uno così, limportante sarà semplicemente giocare a pallone. Non è tanto, ma è tutto. Significherebbe aver accettato le scelte, sposato uno spirito, abbracciato definitivamente una squadra. La Roma. La prossima a Bologna ha un non so che di familiare. Boulogne è una stazione della metropolitana di Parigi sulla linea 10, una fermata comunque di passaggio per chi va o viene dalla banlieu numero 94. Una fermata ci può anche stare. Limportante, poi, è continuare.