IL ROMANISTA (P. BRUNI) "Angelini? Non lo conosco. Ma sarei disponibile ad entrare in una cordata per la Roma". Massimo Mezzaroma cè sempre. Già in passato si era detto pronto ad entrare in una cordata che sostenesse la famiglia Sensi, con la prospettiva della costruzione di uno stadio e di un graduale passaggio di proprietà. Oggi rilancia, pronto a dare una mano anche al progetto di Angelini.
E il richiamo della Roma. Lo stesso che sentì il padre, 16 anni fa, rilevando la società con Franco Sensi da Giuseppe Ciarrapico. Il tempo di qualche incomprensione, fino a capire che non ci possono mai essere due galli nello stesso pollaio. Sedici anni dopo cambiano i volti, ma la passione per i colori resta. Lidea di risollevare le sorti della squadra della Capitale, è tanto forte quanto lamore di un tifoso che ha nella mente
lumano desiderio di unire il sacro (il sentimento) al profano (laspetto prettamente imprenditoriale).
Conferma di essere pronto, nel caso in cui vi chiamasse la famiglia Sensi?
«Assolutamente sì. In questo momento bisogna essere pragmatici. Cè da una situazione da risolvere? Cè la possibilità di risolverla? Cè una volontà comune, a partire dalle istituzioni? Dobbiamo gerarchizzare il problema una volte per tutte. La Roma deve stare fra i primi cinque problemi di questa città, non soltanto come squadra di calcio, ma come patrimonio. Patrimonio di tifo, di tradizioni, di persone che ci lavorano. E poi, è unazienda
che fattura decine di milioni di euro».
Cè stato un contatto fra voi e lattuale proprietà?
«No. Ci deve essere unautorità e, forse al momento ce ne sono due o tre, economica o politica, che dica alle venti maggiori società di imprenditoria romana: vi diamo trenta giorni, presentateci un progetto di ripianamento del debito, di gestione della parte sportiva e di pianificazione sociale».
Sempre favorevole allidea di una grande polisportiva?
«Non cambio idea. Lho sempre detto, noi siamo a disposizione, ma il progetto resta quello dellinizio, cè bisogno di fare sistema. Cè necessità che tutte le forze imprenditoriali di questa città, e ce ne sono una montagna, si mettano insieme per cercare di stabilizzare la salubrità economica, sportiva e agonistica, rilanciando un grande progetto. Viviamo tempi in cui mancano i sogni del domani, inteso come futuro a media scadenza. Roma non si può permettere di abbandonare un grande orgoglio cittadino come la Roma, ad un destino di mediocrità».
Quindi, nessuna telefonata dalle alte sfere?
«Le ripeto, non ci è arrivata alcuna chiamata da parte delle istituzioni».
E con Francesco Angelini, invece, come sono i rapporti?
«Personalmente non lo conosco».
Sarebbe disposto, ovviamente in società con lui, a rilevare la Roma?
«Sarei disponibile ad entrare in unassociazione di più imprenditori. Sarebbe il caso che alcuni impresari, compreso il nostro gruppo, dopo aver ricevuto da questa città, tanto in termini di lavoro, possano restituire il cosiddetto favore. Noi, a suo tempo abbiamo già dato, quando la Roma stava in tribunale e, mi creda, la situazione era molto peggiore di adesso. Se veniamo convocati ad un tavolo con altre componenti imprenditoriali, per studiare uno sviluppo economico-industriale per salvare la Società, siamo pronti».
Quanto è importante la realizzazione dello stadio?
«Non si può prescindere dallo stadio per recuperare la Roma ad uneconomicità e ad una gestione sportiva sana. Da qui si deve partire. Lo stadio, per il bene della Roma è forse più importante di un paio dettari di campagna romana che poi il Comune non ha soldi per mantenere efficiente e ordinata».
Ipotizzando una cordata, sareste voi ad occuparvi della realizzazione della struttura?
«Ce ne occuperemmo tutti insieme. Diamo il nostro apporto. Poi, certo, sapremo più noi quanto costa un metro cubo di cemento rispetto a chi si occupa, ad esempio, di cose farmaceutiche, sportive, aerospaziali o di raccolta rifiuti».