
LAROMA24.IT - Ogni storia che si rispetti necessita di uno o più protagonisti degni di nota, che si pongano ad emblema, quasi a vessillo, dellimportanza di questa storia, affinché si trasformi in mito con il passare degli anni. La storia della Roma ne annovera più duno, tra questi il Presidente più titolato della storia giallorossa: Dino Viola. E il 19 gennaio 1991; da quattro giorni Viola è ricoverato a Roma.
La storia di Viola parte da Aulla, piccolo paesino incastonato dove la Toscana cede il passo alla Liguria; da qui a sette anni deciderà di partire, destinazione Roma, per motivi di studio. Nella capitale diventa ingegnere, giocherà nella Roma di Herbert Burgess, storia di ottantanni fa, appena un preludio di ciò che avrebbe rappresentato per quei colori. Racconterà di quando si ritrovò nel fiume giallorosso che confluiva verso il campo Testaccio per sostenere la propria squadra, o di quando, fresco di matrimonio con Donna Flora, la costrinse a seguirlo a Livorno, dove naturalmente era di scena la Roma, per festeggiare il primo scudetto giallorosso. Tutto in linea con la sua costante ricerca di tramutare la storia in leggenda. Ma Dino è ambizioso, non si accontenta di essere un semplice tifoso, vuole far grande la Roma. Passerà ai fatti nel maggio del 79, quando rileva la società giallorossa da Anzalone, trovandosi tra le mani una squadra che vivacchia a metà classifica e alle prese con problemi finanziari. Allestì, nel giro di pochi anni, la squadra dei vari Falcao, Cerezo, Boniek, Nela, Conti, Ancelotti, affidandola a Nils Liedholm; riuscirà così ad allargare la geografia pallonara, fino ad allora confinata al nord, assurgendo la Roma come principale antagonista della Juventus. Era la Roma di Viola contro la Juve di Boniperti. Arrivò la Coppa Italia nel primo anno, bissata poi lanno successivo quando la compagine giallorossa giunse seconda, con il celeberrimo gol di Turone annullato, che costrinse il popolo romanista ad attendere un altro anno prima di essere Campione d Italia, a quarantuno anni di distanza dal primo trionfo. Era il 1983, Viola aveva permesso alla Roma di competere nuovamente per grandi traguardi, si era attirato su di sé una cortina di antipatia, ma la legge dellantipatia si usa contro chi da noia, e noi daremo sempre noia ripeteva orgoglioso il Presidente, che ormai aveva coniato quel suo modo di esprimersi, presto ribattezzato "violese", che lo portò nel cuore della gente. Lanno successivo partì lassalto alla Coppa dei Campioni, conclusosi allatto finale contro il Liverpool, nella nefasta notte dell Olimpico.
La Roma non ha mai pianto e la Roma mai non piangerà, perché piange il debole, i forti non piangono mai, parole e musica del Presidente Viola, che sublimano lascesa della Roma tra i grandi del calcio. Negli anni successivi arrivarono sotto l ombra del Colosseo altri due trionfi in Coppa Italia e altrettanti secondi posti, che gli permisero di diventare il presidente più titolato della storia romanista. Al tramonto degli anni 80 la sua ironia, la sua personalità si fanno sempre più ingombranti, sembra quasi dar fastidio ai salotti del nord, arriva il caso Lipopill, di cui forse un giorno sapremo la verità. Nell inverno del 1990 Viola si rifugia a Cortina, dopo aver effettuato il consueto controllo medico. Da qui laggravarsi della malattia polmonare, fino al 19 gennaio 1991, quando per tutto il mondo romanista, seppur divenuto forte, sarà difficile trattenere una lacrima. Se nera appena andato luomo che aveva sconfitto i poteri.
Mirko Bussi