BURDISSO: "Con Zeman mesi particolari. Ora si respira un'altra aria. Abbiamo l'obbligo di arrivare in finale di Coppa Italia. Totti? Un mito. Il Papa? Ispira qualcosa di bello" (AUDIO)

21/03/2013 alle 19:07.

ROMA CHANNEL - Ecco le parole del difensore argentino Nicolas Burdisso al canale tematico giallorosso. Questo il suo intervento:

 ROMA CHANNEL - Ecco le parole del difensore argentino Nicolas Burdisso al canale tematico giallorosso. Questo il suo intervento INTEGRALE:



ASCOLTA LE PAROLE DI BURDISSO





Clima positivo in squadra. Come state?


Ci aspettavamo un pò di tranquillità e normalità ed è arrivata grazie ai risultati. Sono stati mesi abbastanza "particolari". Ora si respira un'altra aria nell'ambiente e dobbiamo approfittarne.



Cosa non è andato?

Quando si sbaglia o si fa una stagione come quella che abbiamo fatto non c'è una sola cosa. Tanti sono gli errori e le persone coinvolte. Ho pensato che arrivasse il momento che ci avrebbe ripagato dato che in questo anno ci abbiamo messo tantissimo impegno, quello che voleva Zeman. Ma non ci siamo riusciti.



La festa del papà. I bambini in campo...

Bella iniziativa. E' bello vedere i bambini guardare il lavoro che uno fa così come quella dell'"Amico di Roma". Mi aspetto che queste iniziative umenteranno.



Guillermo, tuo fratello. Emozione per la convocazione di Sabella?

E' capitato qui in un anno particolare con la società in procinto di andare via. Quell'anno la Roma non ha fatto quello che doveva e lui non ha avuto modo di farsi vedere. Il calcio italiano è fatto per lui, per la sua fisicità. In Argentina è andato a vincere il campionato. Ora al Boca sta facendo benissimo.



Papa Francesco, un Papa argentino: cosa rappresenta per te?

Io sono cattolico. Mi auguro che faccia quello che ha fatto in Argentina con carisma. Che la gente torni a credere nella Chiesa e ha fatto molto per i poveri. Anche la scelta del nome è simbolica. Mi auguro di conoscerlo presto approfittando di essere a Roma perchè ispira qualcosa di bello. E' un momento giusto per cambiare qualcosa.



Cosa ti ha colpito di lui?

La sua umiltà. E' una persona come si vede, semplice. E' vero che ha appena iniziato ma mi auguro sia questo il cammino. 



Oggi è la giornata mondiale contro il razzismo. Voi calciatori lo respirate o sono solo episodi?

Esiste. Questi problemi sono sociali e vengono portati anche sul campo. Si respirano fuori e dentro. Noi come calciatori, persone conosciute siamo obbligati a fare qualcosa per aiutare le persone a saper condividere e aiutare l'altro. Bisogna farlo anche nelle piccole cose per poter dare l'esempio.



Leader si nasce. Il carisma lo hai innato? Quali i valori morali del gruppo?

Io ho sempre vissuto così cercando di non limitarmi a ciò che basta ma dando una mano agli altri. Non so se è un pregio o un difetto. Poi uno arriva ad un'età in cui bisogna farlo per forza, bisogna essere più che mai positivi. Su questo ci tengo a farlo perchè ho imparato dai grandi che funziona così. E continuerò ad imparare.

Il gruppo è un gruppo sano. Sono il primo ad essere amareggiato per come sono andato le cose perchè ci siamo impegnati tantissimo credendo in quello che c'era da fare. E' stato un anno che è servito a tutti a crescere. Chissà che sia il modo per iniziare qualcosa di grande...



Marquinhos?

Lui ha la testa che lo aiuta e anche Zeman è stato un ottimo supporto, così come per Lamela. Lui ha le sue caratteristiche e insieme a e Romagnoli sono veramente forti. Bisogna dimostrare che al di là del rendimento si è giocatori da Roma, grandi giocatori.




Mondiale 2014?

Ci tengo alla nazionale. 



Cosa è cambiato con Andreazzoli?

Sempre, quando si cambia, cambiano le aspettative. Aurelio ci conosceva benissimo. Gennaio è stato un mese difficile in cui è successo di tutto tornati dalla tournee in america. Alla fine non riuscivamo a decollare nel cercare di far vedere l'idea zemaniana di calcio. La società ha deciso di cambiare. nessuno se l'aspettava, basta vedere il modo in cui ci allenavamo. Pensavamo "prima o poi inizierà a pagarci considerata la voglia che ci mettevamo".



Come hai reagito all'infortunio?

Posso fare diverse analisi. Non mi sono fermato mai da quando sono tornato. Mi hanno aiutato tantissime persone qui dentro. Il ginocchio è una battaglia vinta insieme allo staff medico. La parte atletica e tecnica voglio migliorarla sempre. Quest'anno abbiamo concesso tantissimo difensivamente. A volte sembrava facile per gli avversari. Questo a me come difensore dà fastidio. Ora questo è cambiato un pò. Dobbiamo crescere e anche io devo farlo a livello individuale.



Difesa a 3...

Sta dando risultati., siamo sempre coperti. La cosa più visibile è che la qualità delle giocate avversarie non è quella di prima, quella facilità di prima che c'era per via dell'attenzione al calcio che voleva il mister Zeman. Ora abbiamo quasi sempre la partita in mano. In campo hai la sensazione di poter vincere in qualsiasi momento.



Quali gli obiettivi?

Manca ancora tanto. Ci aspettano partite difficili piene di scontri diretti. In questi momenti vengono fuori gli attributi di una squadra.

A Palermo quale approccio?

Bisogna preparare la partita con attenzione. Il calcio italiano non ti lascia nulla. Bisogna cercare di vincerla senza pensare al derby,

17 aprile: come affrontare l'Inter e quali le chances?

Sarà una partita importante. Abbiamo l'obbligo di arrivare in finale di Coppa Italia. Sarò squalificato ma chi entra non fa risentire l'assenza degli altri. Si è visto in tutte queste ultime partite. Quella gara bisognerà affrontarla alla stessa maniera, cercando di far male, attaccare e essere sempre coperti.

 Ti ha colpito la maturità nella pazienza dei tifosi?

Che posso dire, loro sono fantastici. Hanno passione per il calcio e per la maglia. Una fedeltà unica. Mi auguro di vincere per accontentarli. Uno vuole vincere, al di là di tutto. Questi due anni ci sono serviti per credere in ciò che facciamo e dove vogliamo arrivare. Dobbiamo sempre lottare per vincere.

Tante le iniziative della società.

Credo questa sia la via giusta per cambiare. C'è una ristrutturazione del calcio italiano da fare, per migliorarlo, per riportare le famiglie negli stadi. In Argentina c'è venerazione per il marchio Italia.



: che campione è?


E' straordinario. Come un calciatore è come un bambino: vuole divertirsi, allenarsi, giocare. Non pensa ad altro. Come persona è molto semplice. Uno non può essere diverso come persona rispetto a come gioca. Fa 90 gol l'anno e festeggia sempre come fosse il primo. Non si lamenta mai, non rimprovera, non cerca alibi. E' bello da vedere. E' difficilissimo fermarlo, si propone, ti salta. Ce ne sarebbero difensori in grado di farlo, come Samuel ai tempi della Roma. Non a caso era chiamato "The Wall".



: una definizione?


Che posso dire? E' unico. E' un mito. Lo sta diventando per i gol e per quello che sta dando alla squadra. Penso stia meglio rispetto a quando sono arrivato 3 anni fa. Fisicamente sta bene, mentalmente anche. Aiuta i compagni, non si fa mai i problemi, ha sempre umore buono. Mi ricorda un pò Zanetti. Ti aiuta a non farti problemi.



C'è un soprannome in cui ti riconosci? Il bandito?


Mi dicono anche "Scarface". In Argentina non ce l'avevo. Mi chiamavano "padroncito". A Milano nessuno mi ha mai dato un soprannome, qui in un mese si. Bellissimo.



Il soprannome è per alcuni tuoi interventi duri...


Io sono istintivo. Basta vedere nella gara di Udine nell'intervento di Muriel. Mi sono reso conto che non dovevo lanciarmi. Devo essere più pensante che istintivo. Andreazzoli mi sta aiutando. Uno non finisce mai di imparare. Penso che adesso bisogna continuare su questo passo.

La fascia da capitano?

Un orgoglio. Ci tenevo a vincere non in maniera egoistica perchè è una cosa bella. Ci tenevo a farlo nella maniera giusta. Avevamo perso contro il Parma sotto il diluvio, a Chievo con la neve. A Bergamo abbiamo fatto una partita da guerrieri. Ci tenevo per cambiare la tendenza e far vedere che quando c'è da lottare, la squadra c'è.