Ci siamo quasi o, ci dovremmo essere. Allinizio della stagione calcistica 2010/2011 dovrebbe partire la tanto decantata Tessera del Tifoso. Tanto si è sentito e tanto si è scritto, ma, nonostante questo, la tessera viene ancora descritta dai più come una semplice affiliazione alla propria squadra del cuore. Nei miei precedenti articoli avevo segnalato alcune delle nefandezze che questa tessera proponeva allo scopo di mantenerci in linea con la società del consumo e del controllo nella quale viviamo. Il Dott. Maurizio Martucci [nella foto sopra], giornalista e autore di diversi libri, ha segnalato, attraverso numerosi articoli, unu
Inizierei subito con il chiederle: quale differenza cè tra la Tessera del Tifoso italiana e quelle già in uso nelle altre nazioni europee?
"La differenza è sostanziale, oltre che di genesi. Allestero la tessera del tifoso è esattamente il contrario del nuovo Modello Italia voluto dal Ministro Maroni e dallOsservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. In Germania, Portogallo, Spagna e Inghilterra la tessera del tifoso non è obbligatoria ma facoltativa. Viene vissuta come un privilegio, non come unimposizione calata dallalto. E non é necessaria per abbonarsi allo stadio. Non è una carta di credito e nemmeno una carta ricaricabile. Le carte al consumo col brand di banche o circuiti di intermediazione finanziaria, American Express, MasterCard o Visa sono ben altro. Ad esempio Chelsea e Liverpool offrono ogni anno delle vere e proprie Priority Card, cioè carte di priorità, delle membership card per avere il diritto di prelazione allacquisto dei biglietti prima di altri tifosi. E una fidelizzazione attiva del fan alla vita del club: più stadio vivi, più trasferte fai, prima degli altri puoi prenotare il tuo posto per andare in trasferta a Birmingham o Manchester. E non centrano niente i gadget né le banche. Non è una fidelizzazione necessariamente commerciale come in Italia, dove si parla forzatamente di sconti per stazioni di servizio dellAutogrill o di merchandising. E poi, oltretutto, deve ancora essere presentato un ventaglio di servizi e prodotti. Pensate: stanno vendendo queste carte senza nemmeno informare il consumatore su quali offerte potrà contare: bel modo di fare marketing! Farebbe inorridire ogni studente universitario alle prese con una progettazione di start-up, di lancio sul mercato di un nuovo prodotto. Ti dicono: Tu intanto prenditela, poi ti diremo cosa farci! Nei paesi iberici invece la tessera del tifoso ti da diritto ad entrare davvero nel cuore del club: i tifosi di Barca, Benfica, Sporting e Real Madrid con queste carte ci eleggono pure il presidente, insomma entrano in prima persona nelle questioni decisionali. Ti dicono: preferisci Florentino Perez o Laporta per la presidenza? Una tessera, un voto in assemblea. Esattamente lopposto dellItalia, dove il tifoso sarà un soggetto passivo, forzato solo ad obbedire e pagare, a farsi mungere il portafogli con la scusa dellamore per la maglia. Ma lo deve fare, sennò si scorda lo stadio! Sono certo di una cosa: se prima di iniziare questo tormentato programma avessero chiesto un parere preventivo ai tifosi, dicendo: Abbiamo pensato questa carta. Si chiamerà Tessera del Tifoso. Siete favorevoli o contrari? La volete? Si o no?. Immagino le risposte della gente. Un plebiscito. E invece non hanno chiesto niente a nessuno. Si sono armati e sono partiti. Ecco le conseguenze "
Chi potrà usufruirne e chi no? Ci saranno dei cittadini di serie A e dei cittadini di serie B proprio come i campionati di calcio nostrani?
"Pensata come strumento di contrasto al fenomeno della violenza nel calcio, stiamo assistendo al più classico scarica barile, ad una sorta di politica nel nome di Ponzio Pilato. Le società se ne lavano le mani. Provate a chiedere ad un direttore di marketing di Serie A, B o Lega Pro se al momento della vendita della sua tessera del tifoso riuscirà a garantirvi lincolumità fisica dentro e fuori lo stadio, in casa o in trasferta. Sai cosa ti diranno? Non dipende da noi. A no? E da chi deve dipendere? Eppure il contratto lo stipulate voi! Eppure negli stadi la sicurezza la garantiscono le società con gli steward, che sono loro personale interno! La discriminante è la legge: non cè una legge dietro il programma tessera del tifoso, e ogni società adotta arbitrariamente le sue soluzioni. Ad uso e consumo privato, alla faccia del legislatore! Unanomalia tipicamente italiana. Siamo alla deregulation: Modena, Cesena e Bologna la negano a chi ha dei carichi pendenti. Roma, Lazio, Samp, Varese e Figline hanno rispolverato una legge del 1956 che parla di diffida del Questore per dediti allozio, vagabondaggio, spaccio di droga, sfruttamento alla prostituzione. E che centra un foglio di via per questi reati col calcio? Tutti i club la vietano ai destinatari di DASPO e ai condannati per reati da stadio anche in primo grado. Ecco il punto: e se uno viene assolto in appello o in cassazione? Dovè il garantismo e il presupposto di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio? Il TAR del Lazio si pronuncerà sullincostituzionalità dellart. 9 L. 41/07, magicamente sparito nel nulla dai contratti! Capitolo DASPO: chi cè lha già lo scorso anno non poteva comprare i biglietti nominativi e non entrava allo stadio. Dovè la novità della tessera del tifoso? Siamo allisterismo normativo Il prossimo anno dovremmo chiederci se il nostro vicino di posto ha scontato una condanna per evasione fiscale, omicidio o pedofilia. E non per quale squadra tifa "
Ma non doveva servire solo per garantire di seguire la propria squadra nelle trasferte?
"Si, ma guardiamo il precedente dellultimo Genoa-Milan: da Milano 371 milanisti avevano comprato i biglietti con regolare tessera del tifoso alla mano. Volete sapere qual è stata la loro garanzia? Nulla! Trasferta vietata e partita giocata con lo stadio a porte chiuse per problemi di ordine pubblico! A mio avviso la situazione potrebbe anche peggiorare. Perché per le prossime trasferte molti potrebbero evitare il settore ospiti, mischiandosi nelle tribune o nelle curve confinanti. Con quali caotiche conseguenze? Si tornerebbe ad una condizione tipica degli anni 80, quando i tifosi avversari erano a contatto con quelli di casa. E intorno cera il cordone della Polizia a sorvegliarli. E già successo a Siena-Roma. Si pensa di risolvere un problema e se ne creano altri. Come il tira e molla della coperta. Coprire da una parte per scoprirne unaltra. Per cose di questo tipo sono successi lHeysel e le morti di Filippini, Di Maio "
Come mai una semplice tessera che, come dicono, servirebbe semplicemente alla fidelizzazione con il proprio club ha bisogno di un codice IBAN (International Bank Account Number) e di un relativo contratto con la banca di turno?
"Non è proprio così. Sapendo che non potevano imporre lapertura di milioni di conti correnti bancari ex novo ai tifosi di calcio italiani, si sono limitati a realizzare carte ricaricabili, tipo bancomat al possessore, cioè spendi moneta elettronica finché ci ficchi dentro moneta cartacea. E il paradiso delle banche: liquidità in cambio di virtualità! Statistiche alla mano, è un mercato potenziale di circa 4 milioni di nuove tessere del tifoso, cioè di circa 4 milioni di nuove carte ricaricabili da attivare dalloggi al domani. Ogni operazione, tipo una ricarica o una movimentazione standard, costa in media 1 euro. Ogni carta, cioè ogni tessera del tifoso venduta, in media costa 10 euro. Moltiplicate per 4 milioni di clienti e il conto totale è presto fatto. E le statistiche dicono che ogni carta ricaricabile fa in media tra le 12-14 movimentazioni annue. Almeno siano onesti: parlino apertamente di tessera del tifoso esclusivamente per una fidelizzazione economica. Perché di per sé il tifoso nasce già fedele. Ma a loro interessa legarlo economicamente, non affettivamente ".
E la privacy? E Il micro-chip a tecnologia Radio Frequency Identification?
"E un micro-chip che memorizza dati, localizzandoli anche geograficamente, canalizzandoli dentro un data base a disposizione di Club, società emettitrici delle carte (ad esempio la Lazio ha la carta con Poste Italiane) e società convenzionate agli sconti (poniamo ad esempio Autogrill). Un data base su cui fare marketing 365 giorni lanno! Entri in quel circuito ed è fatta! Ti arrivano sms, newsletter, promozioni, opuscoli pubblicitari . Già nel 2005 il Garante della Privacy metteva in guardia sulle criticità di questo RFID. Tranne pochissime eccezioni, il Sassuolo ad esempio, tutti gli altri contratti dei club che ho potuto esaminare, nemmeno riportano la sigla della tecnologia a radio frequenza e neanche le disposizioni di privacy che invece il Garante dice di richiamare in modo scrupoloso, nero su bianco. Come mai? So che lAssociazione in Difesa dei Consumatori Sportivi vuol ricorrere al Garante per denunciare questa violazione dei diritti. E FederSupporter ha fatto lo stesso per la questione dellautocertificazione nellatto di richiesta della card: vuole da FIGC e Lega Calcio una moratoria per non far passare migliaia di nominativi al vaglio della black list delle Questure, con quello che ne seguirebbe come appesantimento burocratico e svilimento dellefficienza della pubblica amministrazione. Altrimenti lautocertificazione a che serve? Va bene per avere un certificato di nascita dal mio comune ma non va bene per andare allo stadio?"
Viviamo in una società dedita al controllo, alle mistificazioni e ai guadagni dei più, crede che prima o poi possa esserci una tessera anche per andare al cinema o semplicemente per uscire di casa?
"Dipende dai numeri, dai fatturati e dai trust, cioè dai blocchi di interesse economico e finanziario che si creano intorno ad un determinato fenomeno sociale. Dico per ridere e sdrammatizzare: se qualcuno brevettasse laria che respiriamo ogni istante, state certi che nascerebbe un mercato vergine per vendere laria a milioni di abitanti/clienti su tutto il pianeta! Oggi tutto è in vendita, anche pezzi di luna! Dagli anni 80 in poi, il calcio è diventato preda di politiche capitalistiche sfrenate. Si è partiti con gli sponsor sulle maglie, poi con le multinazionali e con lavvento delle pay-tv cè stata unaccelerata improvvisa: lingresso delle banche nel segmento tifosi credo sia nientaltro che il proseguo di questa strategia apolide consumeristica che sta traghettando la figura del tifoso semplice e spontaneo in quella di consumatore di servizi e prodotti. E uno stravolgimento dellanima, uno smacco alla passione genuina e allestemporaneità di chi sin da ragazzino soffriva per i colori della propria amata squadra. Domani tutto sarà prevedibile, tutto tracciabile, controllabile. Nulla avverrà più per caso. Mi torna alla memoria il periodo tra la fine del 700 e l800, quello della lotta sulla visione del mondo che portò allo scontro illuministi e romantici. Oggi siamo arrivati alla tecnocrazia, alla sperimentazione di innovativi strumenti di controllo di massa. I tifosi delle curve si contrappongono a questo disegno con linnato naturalismo delle espressioni aggregative libere e non condizionate "
Secondo lei, entrerà in vigore puntuale con linizio del campionato 2010/2011?
"Non so, forse si, forse no. Già abbiamo assistito a 2 precedenti slittamenti. Non cè 2 senza 3! Scherzi a parte sono sicuro di una cosa: sin dalla prima di campionato ci saranno grosse anomalie e molte disparità in Italia. In questi giorni il Ministro Maroni ha mandato un segnale preciso ai club inadempienti: Chi è senza tessera del tifoso, ne pagherà le conseguenze! Beh guardiamo proprio alle conseguenze, cioè alle spese: la gran parte degli stadi sono comunali. Molti Comuni hanno le casse prosciugate e i conti in rosso. Non sanno come far fronte alle spese per comprare tornelli, i lettori contactless per vagliare i micro-chip a RFID e nemmeno sono stati costruiti i tanto sbandierati varchi di accesso privilegiati. Su 132 società tra A, B e Lega Pro, ad oggi almeno il 75-80% non ha ancora la tessera del tifoso. E molti stadi non sono a norma. Quindi? Come la mettiamo? A meno di un clamoroso miracolo allitaliana nei mesi feriali di luglio e agosto, immagino ad esempio i tifosi di Milan e Varese che avranno le loro tessere del tifoso e quelli di Bari e Rimini che saranno senza Staremo a vedere. Aveva ragione Franco Battiato: Povera Patria (mirorenzaglia.org)