Pippo e il Milan sono Allegri. Regge il muro, piccola Roma

21/12/2014 alle 09:45.
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GASPORT (F. LICARI) - Alla fine vince la . Il Cagliari giovedì non s’era opposto, ieri il Milan ha «restituito» ai bianconeri quello che la Sampdoria aveva tolto. E la classifica ritorna quella di prima: Roma di nuovo a -3, aspettando la probabile ripartenza dell’altalena con il 2015. Ai punti il pari ci sta tutto, primo 0-0 della stagione all’Olimpico (l’ultimo risaliva a marzo contro l’Inter), secondo stop consecutivo dopo il 2-2 con il Sassuolo. Ma si discuterà a lungo del rigore non visto da Rizzoli (e soprattutto dall’arbitro di porta Massa) per quel folle colpo di mano di De Jong in area. Moviola o meno, era il 31’ e avrebbe cambiato la partita, sì, ma forse non la Roma. Quella vera, quella che impressiona per ampiezza di gioco, ritmo, tagli e aggressività, ieri non s’è proprio vista: lenta, imprecisa sotto rete, addirittura incapace di superare un Milan timido ma che, visti gli impacci crescenti dei rivali, ha preso lentamente coraggio e resistito pur nell’ultima mezz’ora in dieci (espulso Armero). Forse avrebbe potuto aggiustare qualcosa, prima di un disperato quanto inutile assalto finale. Forse mai come in queste occasioni si sente la mancanza della qualità di .

RIGORE ED ESPULSIONE Il rigore, però, c’è. E sembra evidentissimo anche dalle tribune, quando l’angolo di piomba nell’area piccola. Approfittando della confusione tra le tante teste che si incrociano, o magari per un gesto d’istinto, De Jong allunga il braccio e scaraventa la palla sul fondo. Rizzoli vede rimessa per il quasi fosse stato Gervinho a toccare, l’arbitro di porta Massa non ci fa una bella figura e finisce tutto qui. O meglio, comincia tutto qui. La comprensibile polemica per quello che avrebbe potuto essere (rigore e «rosso»). E la querelle sulla moviola in campo. In teoria questo era un caso valutabile a video, in quanto il gioco era fermo e avrebbe potuto chiedere uno dei due «challenge» concessi all’allenatore (secondo il progetto Blatter). Siamo sinceri: applicare questa tecnologia, ben più complessa di quella su «gol fantasma», sarà comunque complicatissimo e l’International Board non sembra ancora propenso. Non serve il replay, invece, per valutare l’espulsione di Armero al 25’ del secondo tempo: già ammonito, il colombiano entra un po’ sgraziato e con le mani colpisce il pallone. Non è compensazione, ci mancherebbe.

ROMA, QUANTI LIMITI Ridurre il tutto agli episodi da moviola sarebbe però ingiusto. La Roma non sa reagire all’ingiustizia, mentre il Milan anche in dieci sa difendersi. Questione di testa. Quella dei giallorossi, fin dall’inizio, è meno concentrata del solito. Sarà che il Milan sembra una pratica da liquidare in fretta, sarà che non sempre le parole di possono sortire l’effetto sperato, ma si capisce subito che qualcosa non quadra. Si capisce da come, dopo neanche un minuto, il centrocampo lasci tirare Honda da fuori e, sulla respinta di , nessuno della difesa sia più veloce di Poli (altra parata). E si capisce ancora da come, superato il piccolo choc, il gioco si sviluppi con eccessiva lentezza. Non c’è spinta dalla fasce, per esempio: né riesce a sovrapporsi né Holebas è mai un pericolo. Ma soprattutto non c’è il solito predominio a centrocampo dove è ancora sotto ritmo, soffre lo spostamento sulla mezzala e non riesce ad avere la meglio sull’inesauribile Poli. Manovra che passa per linee orizzontali e non è mai innescata in attacco: perde troppi palloni, mentre (preferito a : perché?) alterna una paio di belle iniziative a tanti errori, sempre in cerca del suo vero ruolo.

MILAN DIFESA ONESTA Non è che il Milan sia questo spettacolo. Boutade berlusconiane a parte, la sua rosa è ben lontana da quella giallorossa e il gioco, con tutto il rispetto, è da provinciale. Primo obiettivo, non prenderle, e chi vivrà vedrà. Inzaghi non sceglie l’albero di Natale ma un presunto con Bonaventura e Honda molto larghi: però, a forza di «falsi» centravanti e «false» seconde e terze punte, chi segnerà? Fa più tiri in porta della Roma, vero, ma è basso e corto, con Menez solo davanti e non assistito dall’inconcludente Honda, mentre Bonaventura ci mette polmoni e geometrie ma non può anche cercare il gol. Poli in mezzo non si arrende mai e soprattutto è la difesa che regge: Gervinho, l’unico della Roma che ci provi veramente, arriva anche al tiro ma è sempre chiuso, disturbato, insomma mai riesce ad andarsene a modo suo. E quando Zapata non ce la fa, ecco Diego Lopez. Dopo aver sofferto un po’ nel primo tempo, i rossoneri si organizzano bene nella ripresa, prendendo coraggio, e poi non crollano mai dopo l’espulsione di Armero: ma è la Roma che si lancia a testa bassa, comincia a crossare palloni per la testa di nessuno e insomma facilità il lavoro di chi si difende. Ed esce a testa alta.