IL ROMANISTA (L. PELOSI) - Non è giusto dire che la storia della Lazio è una storia di scandali e partite truccate. Ce nè una, ad esempio, che sicuramente i giocatori biancocelesti non si sono venduti.
Le manette peraltro lo stesso Lotito le aveva già sentite tintinnare il 14 novembre 1992. Una settimana prima la Lazio aveva perso 2-1 in casa contro il Torino, ma sicuramente lui era ancora più triste per la sconfitta della squadra di cui era tifoso, la Roma, finita ko 2-1 a Firenze. Una vicenda di appalti miliardari lo portò dietro le sbarre, come peraltro capitò anche al suo predecessore, Sergio Cragnotti, rinchiuso nel carcere di Opera. Ci arrivò direttamente dal Brasile. Si trovava lì per acquistare giocatori, dicevano i tifosi della Lazio. Perché temeva il peggio, sostenevano magistrati e avvocati. Cragnotti patteggiò poi la pena, qualche anno dopo le manette tintinnarono nuovamente per il crac Cirio. Cè chi truffa gli azionisti Parmalat e chi, forse, quelli della Lazio, magari con un bel patto parasociale con il genero Roberto Mezzaroma per evitare lOpa. La Covisoc indaga, ma qui siamo già tornati a Lotito. Tra Lotito e Cragnotti, peraltro, cera stato Ugo Longo. In precedenza era stato capo della procura antidoping Figc e nellagosto del 1998 aveva dichiarato, trionfante: «Il doping nel calcio non esiste». Per conferma, chiedere a Stam e Fernando Couto, entrambi squalificati per doping quando vestivano la maglia della Lazio. Se i presidenti sbagliano, i giocatori non danno certo il buon esempio. Grazie agli eroi della Nord, la Lazio è stata coinvolta praticamente in tutti gli scandali del calcio italiano.
La prima volta, nel 1980, le manette tintinnano sulla porta degli spogliatoi dello stadio Adriatico. I carabinieri aspettano che Pescara-Lazio finisca, poi arrestano Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson per essersi venduti la sconfitta della loro squadra contro il Milan (ed averci pure scommesso sopra). Lunghe squalifiche, condonate per la vittoria del Mondiale nel 1982, con Bruno Conti sul tetto del mondo e la Lazio in B. Assoluzione in sede penale, ma solo perché il reato di frode sportiva fu introdotto nel 1989. Quindi niente processo, nel 1986, per Claudio Vinazzani, un altro che si è venduto la Lazio, condannata pure a 9 punti di penalizzazione da scontare nella loro sede naturale: sempre quella, il campionato di serie B. Ancora oggi, quando parlando dellanno del meno nove, si commuovono e si abbracciano. Forse perché, per una volta, il tintinnio fu solo quello dei soldi del totonero.
Lultimo grande scandalo del calcio italiano è stata Calciopoli e, guarda un po, ancora una volta era coinvolta la Lazio, salvata dalla retrocessione a causa di una sentenza di primo grado scritta male. Ma le telefonate cerano e costarono comunque una penalizzazione. E continuarono, provando ad «ammorbidire» il Lecce. O rispondendo a Cesare Previti, che si lamentava del fatto che il figlio fosse tenuto in panchina dallallora tecnico degli Allievi Franco Nanni. «Ma me lhanno imposto in nome della lazialità, sai, tutte ste cazzate» rispose il presidente, che della lazialità se ne frega da sempre. Come quando sorrideva felice al gol di Totti al derby nel 1999, lo trovate facilmente su youtube. «Ci abbracciavamo ai gol della Roma» ha ricordato Francesco Storace, colui che favorì la sua ascesa al club biancoceleste quando era governatore della regione che dà il nome alla squadra (ma perché, poi? A Milano cè forse una squadra che si chiama Lombardia?).
Unascesa non semplice, cera da far fronte a più di 100 milioni di debito con lerario. Caricare i debiti sugli altri, in effetti, è un marchio di fabbrica. Ci provò anche il generale Vaccaro nel 1927, ponendola come condizione per entrare nellAs Roma. Italo Foschi disse no, per fortuna. Niente paura, gli oltre 100 milioni sono stati rateizzati, perché «non avremmo potuto rinunciare a tutto il debito che questa società aveva col fisco» dichiarò lallora presidente del consiglio Berlusconi, e «per motivi di ordine pubblico».
Forse gli stessi che convinsero Collina, pochi giorni dopo la manifestazione a Via Allegri nel 2000, ad aspettare 86 minuti pur di far riprendere Perugia-Juventus? Chissà, forse la spiegazione era ancora più semplice, dato che pochi anni dopo Collina ammise di essere stato un tifoso della Lazio. Da designatore, ha mandato Antonio Damato, tifoso dellInter, ad arbitrare Roma-Sampdoria del 2009- 2010. Stefano Mauri è lultimo capitolo di questa storia. Capitolo che peraltro sera aperto con Beppe Signori. Anzi, forse è solo linizio dellultimo capitolo. Ma è necessario arrivare fino allultima pagina per smettere di parlare di "ente morale"?




