CORSPORT - Si parla tanto di Lazio-Inter, e di tutti i suoi risvolti, con il rischio di dimenticare che la Roma sabato gioca a Parma. Senza il diritto di fare calcoli: la vittoria è la condizione necessaria (e non sufficiente) per continuare a sperare nello scudetto. Che a questo punto, come tutti sanno da Rosella Sensi in giù, sarebbe un meraviglioso regalo caduto dal cielo.
Nelle ultime tre visite, la Roma ha sempre vinto al Tardini senza prendere gol (il totale dice 100!). Con la spinta dei suoi impagabili tifosi, che proprio ieri hanno ottenuto altri 2.500 biglietti per partecipare alla trasferta del primo maggio, sarà più facile chiudere la quaterna.
AllInter, anche in chiave Coppa Italia, a Trigoria penseranno da domenica. Convinti che con tre vittorie nelle ultime tre partite di campionato, alla fine i conti potrebbero tornare. Ma chi può fermare Mourinho? «Rosi e Curci sono ancora un po della Roma: il Siena ci può regalare lo scudetto al fotofinish» scherza un dirigente romanista. In questa pagina, abbiamo isolato cinque valide ragioni per cui la Roma deve spingere ancora.
Come ha ordinato e garantito Claudio Ranieri abbiamo isolato cinque valide ragioni per cui la Roma deve spingere ancora.
Come ha ordinato e garantito Claudio Ranieri nell;intervista pubblicata ieri dal nostro giornale.
Il sorpasso
Un successo sabato restituirebbe il primato E lInter cosa farebbe? Da quando è cominciato il testa a testa con lInter, la Roma non ha mai preparato una partita da capolista. Ha sempre dovuto inseguire, ha sempre sentito la pressione addosso, ha sempre saputo di dover vincere, conoscendo il risultato dellavversaria. E successo nella domenica del sorpasso, contro lAtalanta, dopo che la Fiorentina aveva bloccato lInter. E successo nel derby contro la Lazio, quando la partita si era pure messa male, perché lInter aveva travolto due giorni prima la Juventus. Ed è successo domenica scorsa contro la Sampdoria, 24 ore dopo Inter-Atalanta. Nellultimo caso, la Roma non è riuscita a cancellare il 2 dalla classifica. E da lì ripartirà sabato a Parma. Con uno stimolo importante: può tornare prima, esattamente come ha fatto lInter per due settimane. Senza calcoli, contando sulle proprie virtù e sui limiti altrui. Il vantaggio, stavolta, è che la pressione è diminuita. La Roma ha perso il comando delle operazioni e quindi è più leggera. Se dovesse battere il Parma, trasferirebbe il fluido della tensione alle menti degli interisti. E la corsa ricomincerebbe.
Il ritorno
Totti, con la Samp un rientro «divino» E lui luomo in più nella sconfitta contro la Sampdoria ha fatto passare quasi sotto silenzio il ritorno di Francesco Totti a grandi livelli. «Ha giocato un primo tempo divino» confessa Ranieri, che si era accorto la settimana scorsa dei suoi progressi tanto da preferirlo a Toni nel momento di fare la formazione. Totti viene da una stagione molto tribolata ma sta entrando in forma proprio adesso. Rispetto a tanti altri è più fresco perché ha giocato solo 27 partite, la metà di Riise che ne ha fatte 53 tra Roma e nazionale norvegese. Domenica, Totti ha segnato il primo gol su azione del 2010 (laltro, alla Juve, era su rigore) arrivando a quota 11 in campionato e 22 in stagione. Avrebbe voluto raggiungere le 200 reti in serie A entro il 16 maggio (ora è a 189), non potrà più riuscirci. Ma è finalmente pronto a trasmettere ai compagni la sua voglia di scudetto. Si è visto anche nellatteggiamento, quando è intervenuto con energia per ammansire Vucinic che si era scagliato contro Perrotta. Nel 2008, con Spalletti, per colpa del ginocchio non partecipò al volatone contro lInter. Ora cè e cercherà di costruire un finale diverso. A partire dal Parma, a cui ha segnato 13 gol in carriera.
Lo slancio
Le vittorie aiutano Sbancare il Tardini ridarebbe entusiasmo per la Coppa Italia. Ogni allenatore lo dice: vincere aiuta a vincere. Ma è vero anche il contrario: perdere aiuta a perdere. E la Roma, dopo un flusso irrefrenabile di vittorie, ha cominciato a perdere. In cinque giorni, ha incassato due sconfitte consecutive: 1-0 con il brivido a Udine in Coppa Italia, 1- 2 con la Sampdoria allOlimpico. Mantenere alta la concentrazione e ritrovare il feeling con il risultato a Parma consentirebbe alla squadra di ritrovare carica per lo sprint finale, restituendo autostima a un gruppo che a un certo punto si è sentito imbattibile ma ora è tornato normale. Mercoledì 5 maggio, una data che infastidisce gli interisti almeno quanto il rumore dei graffi su una lavagna, cè una finale da giocare. Dimenticare lo scudetto con due partite di anticipo e presentarsi allOlimpico, davanti a un altro pienone, con uno stato danimo sbagliato comprometterebbe anche il secondo obiettivo stagionale. A cui Ranieri, che vuole essere profeta in patria, tiene tantissimo. In fondo mancano 17 giorni alla fine della stagione: verrà il tempo, almeno per chi non va ai Mondiali, di rilassarsi. Dopo, però.
La Champions
UnInter felice ma anche stremata E domenica sera cè lesame Lazio. Nelle ultime settimane, la Roma è sembrata un po stanca. Soprattutto alcuni uomini, da De Rossi a Riise passando per Cassetti, non hanno reso al meglio delle loro possibilità, forse sfiancati dalla lunga remuntada allInter. Ma ora può essere lInter a pagare la fatica di Barcellona. La semifinale del Camp Nou, oltre allentusiasmo, lascerà molte scorie nelle teste dei giocatori. LInter ha giocato in dieci uomini per un tempo e mezzo, ha spremuto lacciaccato Sneijder, potrebbe presentarsi domenica allOlimpico con una squadra boccheggiante. Al di là dei discorsi sullimpegno della Lazio, che dipenderà anche dal risultato pomeridiano di Atalanta- Bologna, lInter incontrerà delle difficoltà. Cè da dire che gli ultimi avversari dellInter in campionato sono tutti abbastanza sicuri del loro destino: tolta la Lazio, che non è ancora aritmeticamente salva, Mourinho affronterà il Chievo a San Siro e il Siena fuori casa. Ma lultima giornata di campionato capita sei giorni prima della finale di Champions League, in programma sabato 22 maggio. Il pensiero di Madrid, un appuntamento nuovo e unico per Massimo Moratti, è un punto a favore della Roma.
Limponderabile
Da Roma-Lecce a quel 5 maggio la prova che il finale non è già scritto. La Roma sa cosa significhi perdere uno scudetto vinto: le è capitato il 20 aprile 1986, con Sven Goran Eriksson allenatore. AllOlimpico arrivava il Lecce di Fascetti, già retrocesso e senza punti in trasferta in campionato. Era la penultima giornata, con la Roma che aveva completato una favolosa rincorsa agganciando in testa la Juve. Roma-Lecce 2-3, impossibile, e scudetto alla Juve. E un ricordo vecchio e ancora destabilizzante, però utile a valutare le logiche pazze del calcio. E successo tante altre volte, ad altre squadre, di buttare via un campionato contro avversari poco motivati. Indimenticabile la fatal Verona del 1973, con il Milan capolista battuto allultima giornata e la Juve capace di scavalcarlo battendo la Roma in una partita molto chiacchierata. Indimenticabile anche il sorpasso della Lazio, che nel 2000 festeggiò in volata mentre la Juventus naufragava nel di- luvio di Perugia legittimato da Collina. E poi, ovviamente, cè il 5 maggio dellInter. Stagione 2001/02: lOlimpico tifa compatto per lInter in una situazione simile a quella di domenica prossima. La Lazio di Poborsky, un ceco poco incline al campanilismo, non concede nulla e fa piangere Ronaldo. Quello vero. Stavolta lInter, allultima tappa, lInter troverà il Siena. Una specie di Lecce. Sperare non costa niente.