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IL ROMANISTA (M. IZZI) - Ad una prima disordinata ricognizione negli scrigni della memoria può anche non sembrare, ma Roma e Siena possono vantare una bella formazione ideale di doppi ex. Scorrendo lelenco che ci siamo divertiti a stendere, si riesce infatti ad assemblare una formazione niente male che conta su: Sebastian Cejas, Candela
che ci siamo divertiti a stendere, si riesce infatti ad assemblare una formazione niente male che conta su: Sebastian Cejas, Candela (arrivato nellestate del 2006 e rimasto solo sino al gennaio 2007 quando si accasò al Messina), Benetti, Taddei, Colonnese, Corvia, Cufré, De Grassi, Curci, Guigou, Carlo Mazzone (che in questi lidi approdò ancora da giocatore, subito dopo la parentesi alla Spal, arrivando quarto nel girone B della serie C nel campionato 60/61).
Da un punto di vista statistico, occorre però mettere in risalto come la città toscana si sia specializzata per dare alloggio a reduci dello scudetto romanista. Dare alloggio, in effetti non è il termine ideale da utilizzare visto che Vincent Candela una volta sbarcato a Siena dovette rimanere per lunghi mesi ospite di un albergo per la leggendaria penuria di alloggi che da sempre riguarda questo bellissimo centro. A portare il francese in bianconero aveva pensato il suo manager, Giampiero Pecetta che però aveva raccolto unimbeccata di Giorgio Perinetti, allepoca DS del Siena. Perinetti era stato direttore sportivo della Roma a partire dalla stagione 1985/86, che aveva visto larrivo di elementi come Zibi Boniek e Manuel Gerolin e la fantastica quanto sfortunata rimonta alla Juventus. Era stato proprio Perinetti a favorire a febbraio del 1997 larrivo di Candela nella Roma, dopo quella che il presidente Sensi ha definito: «La trattativa più lunga della mia carriera di dirigente sportivo. Chiudevo ad una cifra e il giorno dopo mi dicevano che cera un ripensamento. Alla fine dissi che ero costretto a rinunciare e finalmente le cose si sbloccarono».
Candela a Siena è poco più di una meteora, ma un altro campione dItalia del 2001, Gianni Guigou ha lasciato in quei luoghi una traccia più profonda. Ad esempio, luruguagio era sul campo dello Stadio Franchi, assieme a Cufré e Taddei il 5 ottobre 2003, quando la Roma mise nuovamente piede a Siena dopo lo scontro del 3 febbraio 1946 (una vittoria di misura maturata a tre minuti dal termine della gara grazie ad uno spunto vincente del campione dItalia 1942 Naim Krieziu). Quel giorno per seguire la Roma nella trasferta toscana dalla capitale erano state esercitare oltre 13.000 richieste di biglietto dingresso, tante quanti erano il numero dei posti disponibili nel piccolo impianto del Siena. A Totti, vista la situazione, fu richiesto di fare un appello assinché i tifosi non seguissero la squadra. Con il numero 28 sulle spalle, lottando contro un feroce vento Guigou dette il suo contributo per bloccare la Roma e Francesco Totti. A fine gara venne chiesto a Gianni se non rimpiangeva la capitale: «Certamente, mi sembra naturale, qui però ho tutto, è una città di una bellezza incredibile».
Chi proprio non riusciamo a vedere nella maglia bianconera del Siena è Romeo Benetti, che nelle maglie a rigoni (bianconere della Juventus e rosse-nere del Milan) ha sempre giocato, sembra però in questa occasione fuori posto. Spietato sino ai limiti estremi del regolamento, in gioventù era giocatore di difficile collocazione in una squadra come il Siena che non gli avrebbe consentito di finire in campo molte partite.
La storia forse più affascinante legata allimprobabile rotta tra Siena e Roma è quella di Mario De Grassi, campione dItalia 1942 con la Roma. Nato a Livorno il 22 luglio del 1919, interno, De Grassi aveva esordito nella Roma il 28 novembre 1937 in una bella vittoria contro la Juventus. Negli anni di militanza nella Roma, De Grassi avrebbe collezionato 38 presenze e 2 reti in campionato e cinque presenze e due reti in Coppa Italia. De Grassi arrivato nella Roma dal Monfalcone, venne subito adottato dagli anziani di quella Roma (tra questi il sommo Fulvio Bernardini e in seguito Attilio Ferraris IV) che lo orientarono, nella ricerca della casa, verso il quartiere Testaccio. Molti anni dopo De Gassi avrebbe ricordato con infinita tenerezza quegli anni romani, ricordando come proprio nella capitale avesse incontrato la sua futura sposa, romana purosangue.
Nella stagione del primo scudetto romanista De Grassi giocò solo il derby del 24 maggio 1942, quando gli uomini di Schaffer scesero in campo con la seguente formazione: Masetti, Brunella, Andreoli, Donati, Tornese, Jacobini, Borsetti, De Grassi, Amadei, Coscia, Pantò. Quel giorno De Grassi sostituiva Cappellini, mezzala di costruzione per antonomasia. Il buon Mario si limitò a sbrigare il compito di un modesto lavoro di spola, ma
quella gara gli fu sufficiente per avvalersi del titolo più prestigioso della sua vita sportiva. Durante gli anni bui della guerra e del blocco dellattività agonistica De Gassi si recherà a Monfalcone, poi nellimmediato dopoguerra, dopo una fugace esperienza alla Ternana, De Grassi approda al Siena dove rimane per 4 stagioni, dividendosi tra serie B e serie C, disputando 173 gare e diventando uno dei beniamini del pubblico
senese. Una delle più belle immagini di De Grassi in giallo-rosso, risalgono alla storica seduta per lo scatto della foto ufficiale dello scudetto. In una delle immagini preparatorie si vede De Gassi, assieme a Benedetti sorridere per una battuta di Bonomi
quella maglia con lo scudetto, così orgogliosamente esibita quel giorno, sarebbe ben presto finita in un treno diretto a tutta forza verso Siena.