RAI 2 - Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, è intrventuto nel corso della trasmissione "Che tempo che fa" parlando della situazione del calcio italiano colpito dal Covid-19:
Come sono andati questi giorni di decisioni?
"Tutto è stato complicato, così come condividere il nostro compito di cittadini, di stare a casa. Ci sono zone di Italia in cui questo non è percepito, compreso, ed era anche questo il difficile nel mondo del calcio. Come obiettivo avevamo anche di lanciare un messaggio forte e chiaro, che poi è quello uscito dalle nostre decisioni".
Ci sono tanti casi di calciatori positivi, sia in Italia che all'estero. Però il calcio ci ha messo un po'...
"La Formula 1 addirittura mette in forse i gran premi di fine maggio, mentre nel nostro ambiente si pensa di tornare a giocare il 5 aprile, ma è chiaramente impossibile. L'auspicio è di tornare a giocare in maggio o giugno, se andrà bene. Ma il primo obiettivo ora è stare a casa. Ieri abbiamo espresso il concetto di denunciare certi comportamenti, di imporre allenamenti, che sono fuori luogo. Ci sarà tempo per recuperare. Il motivo per cui ci siamo attivati però è di concentrarsi su altre squadre, quelle che stanno veramente sul campo 24 ore al giorno. Ci stanno dando sicurezza, e con quella potremo tornare a giocare. Oggi l'obiettivo è un altro".
Chi è stato più difficile da convincere, giocatori o società?
"Quando parliamo sembra che vogliamo tutelare solo la salute degli atleti. Vorrei ricordare che la prima squadra colpita è la Pianese, in Lega Pro, il cui massaggiatore è in terapia intensiva. Oppure il mondo Juve, che oggi ha un centinaio di persone in quarantena. In questo momento il compito dei calciatori è quello di ogni altro cittadini. Obbligarli a muoversi è stata una forzatura, e speriamo che anche la UEFA capisca di rinviare l'Europeo. La UEFA deve aiutare le leghe a finire i campionati, comportandosi da Comunità Europea. Siamo una catena, e i problemi di un campionato valgono per tutti".
Gli Europei però dovrebbero essere rinviati.
"Sì, anche perché la formula era suddivisa per dodici paesi. Sperare che ci sia la possibilità a giugno di avere stadi pieni mi sembra improbabile".
Un messaggio finale?
"Si è capito forse l'uso dei social, e spero che quando finirà tutto li useremo nel modo giusto. Poi si è visto anche muoversi molti protagonisti del mondo dello sport con raccolte fondi varie".