Manca a tutti e a Totti: la Roma in ginocchio che ha perso l'identità

11/03/2017 alle 14:37.
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LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - «La Roma manca a tutti». Dopo i quattro gol di Lione (e i due della Lazio e i due del ) la frase del capitano, ormai senza fascia e senza trono ma pur sempre il capitano, arriva lì a certificare l’ovvio e quel che tutti abbiamo visto in questa settimana horror da Walking Dead, eppure pesa come una sentenza di condanna. La Roma manca, non c’è, si è dissolta, è fisicamente scoppiata, fatta a pezzi in rapida successione da Milinkovic, Immobile, Mertens, Diakhaby, Tolisso, Fekir e Lacazette. Tutti giocatori cui la Roma pensava di essere presuntuosamente superiore e che invece l’hanno spedita sull’orlo dell’abisso. O si salva, fa una doppia remuntada in stile e prosegue nel suo lungo e difficile viaggio a tappe (il campionato col che insegue, le due partite da vincere 2-0 contro la Lazio in Coppa Italia e il Lione in Europa League) oppure precipita giù.

Come e perché sia successo non si sa. Le paturnie di Rodomonte - resta, se ne va, con chi ce l’ha? - il crollo psicofisico della squadra, il coraggio finito sotto i tacchetti, i gol perduti di , il boss americano pronto spendere un miliardo e mezzo per lo stadio ma non venti milioni per un attaccante di scorta o un mediano, possono spiegare molte cose. Ma non tutto. La settimana incubo della Roma appartiene alle serie del mistero e delle catastrofi.

«La Roma manca a tutti» è una frase a mezza bocca, pronunciata a Lione, che ha lanciato in pasto a chi cerca le spiegazioni e soprattutto i colpevoli di questo tracollo. La storia di è una storia nella storia. Anzi il cuore di questa storia, il posto dove si riconducono amori, umori, passioni, gelosie e veleni. Ufficialmente è ancora il nume tutelare della Roma, l’ancora di salvezza, il santo protettore, l’oggetto di tutte le preghiere laiche, in realtà è messo da parte, trascurato, accantonato addirittura vilipeso. E il vilipendio di a Roma è reato.

A 40 anni compiuti ha scoperto che l’età non si inganna, e quei 40 anni non glieli ha mai perdonati. Il capitano ha imposto se stesso alla società e alla squadra, l’allenatore non lo ha più considerato, lo ha avvitato alla panchina e amen. E nel frattempo lo ha coinvolto in una perfida e incomprensibile commedia, quella del «O fanno il contratto a o me ne vado». Una ripicca, un messaggio in codice, l’annuncio di un addio, ma soprattutto un gioco inutile che ha intricato ulteriormente la già fragile psicologia della Roma, seminando zizzania e lasciando interdetti i tifosi. Che vedono preso in giro il loro idolo.

Del resto che la stagione cominciasse male lo si era capito fin dall’inizio. Quando la moglie Ilary le mandò brutalmente a dire all’allenatore. Solo che poi i buoni risultati avevano fatto dimenticare tutto, e la gente aveva cominciato ad abituarsi e apprezzare una Roma detottizzata. In questo trittico maledetto la Roma e sono caduti senza mai chiedere aiuto a , che sia pure con le sue lentezze e i suoi 40 anni suonati sarebbe l’unico a poter sostituire l’esauritissimo L’unico tempo che ha avuto sono stati cinque minuti, inutili e umilianti contro il . e si stanno giocando la Roma a carte. «La Roma manca a tutti», la Roma manca a .