GASPORT (A. DI CARO) - «Avrei preferito un'altra domanda. Perché non voglio essere frainteso. Non sono uno che si autocandida, non amo chi trancia giudizi dall'esterno e detesto chi sta appollaiato a gufare. Ma non ho mai tradito un sogno e non sono un ipocrita. Per cui se mi chiede se spero un giorno di allenare l'Inter le dico
Il Milan e Allegri potevano fare di più?
«No. Quando il Barcellona gioca così, a quei ritmi, con quella velocità non ce n'è per nessuno. Una delle squadre più forti di sempre: se trova la giornata giusta non ci sono rimedi».
Non si può resistere?
«Devi essere perfetto a livello difensivo e sperare che loro abbiano una giornata storta. E non puoi sbagliare l'occasione se ti capita. Se il Milan con Niang avesse fatto l'1-1 forse... Ma l'impressione è che se il Barca avesse avuto bisogno di altri due gol, avrebbe fatto anche quelli».
La Juventus potrebbe metterli in difficoltà?
«La Juve in questo momento è più forte del Milan. Ma se il Barca gioca come martedì, non ce n'è neanche per la Juve. Troppa differenza tra i giocatori. L'unicità non è rappresentata solo da Messi. Nessun altro ha Xavi e Iniesta».
C'è chi sostiene che il gioco del Barcellona sia noioso.
«Sì, per gli avversari...».
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Cosa non pensava di vedere quest'anno?
«L'esonero di Zeman. Mi è dispiaciuto molto. Resta un maestro di calcio e nella fase offensiva è il migliore al mondo. Andreazzoli invece lo volevo a Firenze con me. Non me lo presero, all'epoca 4 collaboratori erano troppi. Ora Montella ne ha undici... Ma Vincenzo è bravissimo».
Chi è oggi il miglior giocatore italiano?
«Totti. Uno dei primi tre giocatori italiani di tutti i tempi e il 10 più grande di sempre: più di Baggio, Del Piero e del mio amico Mancini. Ma se a 37 anni Francesco è ancora il migliore di tutti, vuol dire che il calcio italiano si è fermato».
Quanto?
«Tanto. Parlo da "italiano" d'adozione, Il calcio è lo specchio del Paese, peggiorato negli anni. Spagna, Germania e Inghilterra sono più avanti. E la Francia ci ha raggiunto. Dalla mentalità alle strutture siamo indietro. In Italia si gioca per non perdere, all'estero per vincere».
Sinisa ormai parla da tecnico-manager...
«Ho fatto il calciatore ad alti livelli per 20 anni. Un vantaggio. Perché so cosa un giocatore può pensare o provare in certi momenti. Ad allenare oggi sono bravi quasi tutti, la cosa più difficile è la gestione del gruppo. Da Ct ho fatto visita ai maggiori tecnici europei: da Mourinho a Guardiola, da Klopp a Wenger, da Ferguson a Mancini. Ho studiato metodi di allenamento, tattiche, uso delle tecnologie. Ma per tutti il segreto è uno: la gestione del gruppo, entrare nelle teste, Tirare fuori il meglio. Fissare delle regole. E farle rispettare».