IL TEMPO (E. MENGHI) - La legge del bomber è irreversibile: astinenza uguale crisi. Ma non sempre basta un gol per guarire. Il vero Dzeko non è ancora tornato, nonostante la rete rabbiosa contro la Spal. La magia non c’è stata e nell’ultima sfida col Qarabag il bosniaco ha sprecato troppi palloni, come ai vecchi tempi, quando ai tiri alle stelle corrispondevano fischi assordanti. Ora la musica è cambiata, ma qualcosa che non va c’è e tutti i sintomi portano ad un’unica conclusione: Edin sta soffrendo l’assenza di un vice. Le poche certezze offerte da Schick lo costringono agli straordinari e il calo di forma è evidente. Dzeko nei 90′ contro il Qarabag ha giocato solo 22 palloni e non ha creato nemmeno un’occasione da gol. È vero, c’è il suo zampino nell’1-0 di Perotti, ma è la traccia dei suoi errori più che delle sue intenzioni. Se spacchiamo a metà la stagione, prendiamo in analisi le prime 10 partite e le confrontiamo con le ultime 10 il dato dei centri salta all’occhio: 8 contro 3. Della seconda fase fa parte la doppietta al Chelsea, ma dal giorno dell’impresa ha come staccato la spina e ha mandato un segnale esclusivamente contro la fragile Spal. Troppo poco per dire che il bomber è tornato. In totale su 20 gare è rimasto a secco 12 volte, eppure è il giocatore che cerca la porta più di tutti in Serie A: 63 tiri, di cui 39 a fuoco e 24 fuori. Icardi, attuale capocannoniere con 16 gol, ha provato la conclusione 20 volte meno di lui, con un tasso di precisione eccezionale: l’interista segna ogni 2,6 tiri, il romanista 7,8. Fa fatica Edin, che per sbloccarsi nell’ultima di campionato ha dovuto provarci 11 volte. E per poco il palo non gli serviva l’ennesima beffa. Nella classifica dei più sfortunati c’è proprio il bosniaco al comando con 4 legni colpiti, secondo Immobile con 3.
Lo stesso laziale ha fatto alzare l’asticella dell’attenzione a Formello dopo 2 partite senza reti, i preparatori hanno notato che ultimamente corre di meno, nonostante la media dei km percorsi lo veda davanti a tutti gli altri bomber della A. Segue Mertens, poi c’è Dzeko, prima di Dybala e Icardi. Non servono i numeri per notare la lentezza del numero 9 giallorosso nell’arrivare sul pallone, arranca nel lavoro sporco e spesso anziché servire gli esterni o servire in avanti i compagni gira la palla indietro (lo ha fatto nel 44,4% dei casi a Genova, 41,4% nel derby, mentre col Verona e col Benevento, entrambe le volte doppietta per lui, questo dato non andava oltre il 25%). C’è uno Dzeko parte 1 e un Dzeko parte 2 che sta cercando di regredire alla versione precedente e più produttiva. Dopo i primi due mesi al top il calo si è visto anche nelle altre squadre senza ricambi e fanno parte della categoria dei centravanti spompati anche Mertens (non segna da 4 partite in campionato) e Immobile, il primo orfano di Milik e il secondo con l’aiuto ridotto di Caicedo. Dybala non ha mai trovato la porta in Champions League, Higuain ha cominciato tra le critiche e si sta rifacendo ora. L’unico che non sembra risentire della mancanza di un vice è Icardi che ha 7 anni e 5 gare in meno di Dzeko sulle gambe. Il 21enne Schick è l’arma di riserva che serve alla Roma per dare respiro al suo titolare, ma a Verona difficilmente ci sarà il cambio della guardia e Edin – 28° davanti a Mertens nel ranking dell’edizione 2017 del Pallone d’Oro – si prepara a giocare. Il ceco può fargli da spalla, piuttosto, e per la A non è certo una novità che un attaccante alto quasi 1,90 faccia l’esterno, vedi Mandzukic. Una mossa tutta da scoprire.