Pieni di un dio

12/04/2018 alle 14:46.
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LA STAMPA (M. FELTRI) - Era difficile realizzare appieno che era successo, se non fosse che un caro amico mi ha spiegato l’etimologia del termine «entusiasmo», en-theos, essere pieni di un dio. Perché martedì sera ero andato pigramente allo stadio per Roma-, io tifoso del Toro, in omaggio alla divinità del calcio, . La divinità del calcio aveva presto chinato il capo alla sorte omerica. Eppure mai si è avuta la sensazione di essere implicati in un evento terreno: dentro una folla di sessantamila persone, un’onda elettrica, collettiva, crescente, lenta e implacabile ci ha trasportati in un’altra dimensione. Chi non c’era farà fatica a comprenderne la portata. Essere atomi di una massa vibrante e poi tambureggiante di sessantamila persone, tutte ardenti del medesimo fuoco, tutte dirette al medesimo impossibile approdo, e concentrate sulla stessa smisurata realtà, è stato meravigliosamente scioccante. Il resto del mondo non c’era più. C’era l’eccitazione brutale dell’epica, il volto eroico di , quello trasfigurato di , c’era una magia mistica che ci ha costretti ad abbracciarci fra sconosciuti, e poi a riversarci nelle strade a ballare la nostra catarsi. Ogni cosa era andata molto oltre l’emotività di una partita. Sa ben poco dell’animo umano chi non capisce che il calcio è vita, è poesia, è teatro, e sale fino alla tensione religiosa. E cioè sale a un punto di bellezza e conduce a un punto di entusiasmo che è quello di essere pieni di un dio. E per una lunga incredibile notte, eravamo tutti ai suoi piedi.