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Si vede la mano dell’allenatore ed è quella giusta

31/08/2015 alle 13:47.
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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - In fondo, non sarebbe stato così difficile vincere (anche) la prima di campionato a Verona. Sarebbe bastato, ad esempio, mettere gli uomini giusti ai posti giusti, e la partita fatalmente avrebbe preso tutta un’altra direzione. La conferma è arrivata dall’Olimpico, avversario la , non la modesta squadra di Andrea Mandorlini. Scelte azzeccate, con accorgimenti tecnici legati alla figuraccia veronese, e tattica ad hoc per l’impegno. E tre punti in cassaforte, con i campioni d’Italia quattro lunghezze dietro. Se in riva all’Adige si era vista la mano di , ma era quella sbagliata, stavolta si è vista quella corretta. A conti fatti, il francese ha sbagliato poco o niente, e così la Roma da inguardabile è diventata (a tratti) bella assai. Anzi, fino al secondo gol giallorosso non c’è stata letteralmente partita, con la Roma padrona del campo e costantemente proiettata verso la porta di Buffon, senza rischiare nulla in fase difensiva. Segno che la squadra era equilibrata, che ognuno - messo al posto suo - stava facendo il proprio dovere. E, logicamente, si è visto anche il gioco, assente ingiustificato nella partita d’esordio. Un gioco che ha ricordato quello del primo anno di , cioè tanto possesso palla, ma con una nuova voglia di pressing, di tenere il baricentro della squadra più in alto rispetto al passato. Una Roma propositiva e positiva, capace di vincere i duelli in quasi tutti i settori del campo. Sarà anche vero (e lo è) che la è una formazione ancora incompleta, ma la superiorità della Roma è apparsa realmente netta. Soprattutto a centrocampo, nonostante l’assetto scelto da Max Allegri.
LA PRIMA VOLTA - , per la prima volta da quando siede sulla panchina della Roma, è riuscito a battere la (in campionato) e il collega Allegri. Buon segno. O meglio, un segnale che va interpretato con attenzione in funzione di un campionato che la Roma vuole giocare fino in fondo da protagonista. Doveva, Rudi, dare una risposta seria, profonda e anche decisiva: il successo sui quattro volte campioni d’Italia è frutto anche del suo lavoro, di quanto prodotto, studiato e provato durante la settimana in allenamento. Il neo della giornata è rappresentato dal finale da brividi, nonostante l’uomo in più: segno che occorre lavorare ancora sulla mentalità, sulla concentrazione. Se la Roma vuole volare, deve saper usare anche la testa. E , immaginiamo, lo sa.

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