CORSERA (G. PIACENTINI) - «Se una cosa può andar male, sicuramente lo farà». Mai come oggi la Legge di Murphy sembra pensata per descrivere quello che sta succedendo dentro la Roma. L’ultima tegola è l’infortunio di Ibarbo, che si è rivelato più grave del previsto. Il bollettino medico ufficiale, dopo gli esami strumentali, parla di una «lesione tra il primo e il secondo grado della giunzione miotendinea del gemello mediale destro». Tempi di recupero previsti: una quarantina di giorni, più o meno.
In pratica Ibarbo tornerà a disposizione a metà marzo e sarà costretto a saltare, calendario alla mano, 8/9 partite, compreso il doppio impegno di Europa League con il Feyenoord. Impossibile non sollevare dubbi sulla gestione di un calciatore arrivato a Roma con un doppio infortunio (ginocchio e polpaccio) e mandato in campo lo stesso, dopo un confronto che ha coinvolto anche i medici. Le conseguenze le dovrà affrontare Rudi Garcia, che deve fare la conta dei giocatori a disposizione e già per la gara di domenica a Cagliari avrà grosse difficoltà nel metterne in campo undici di ruolo.
Tra infortuni, squalifiche e nazionali, mancherà una squadra intera: Lobont, Florenzi, Manolas, Castan, Balzaretti, De Rossi, Strootman, Iturbe, Gervinho, Ibarbo e Doumbia farebbero la loro figura contro tutte le formazioni del campionato italiano. Che la coperta sia corta lo si capisce anche da come il tecnico francese sta gestendo il lavoro quotidiano: la critica che mette d’accordo la quasi totalità dei tifosi della Roma è che la squadra non corre perché è stato sbagliato qualcosa nella preparazione.
Due giorni fa Walter Sabatini ha parlato di un confronto tra il preparatore atletico e allenatore per valutare «qualche variazione sui temi proposti in allenamento». Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Perché ormai dentro Trigoria si è fatta largo la psicosi da infortunio e i carichi di lavoro invece di aumentare, diminuiscono. Totti e Ljajic, ad esempio, ieri hanno svolto un lavoro personalizzato, così come Maicon, che però ormai da tempo segue un programma differente rispetto ai compagni di squadra. I primi due, però, sono gli unici attaccanti di ruolo rimasti - più che probabile un cambio di modulo, con l’avanzamento alle loro spalle di Miralem Pjanic e l’inserimento di Paredes - e anche se avrebbero bisogno di riposare, domenica toccherà ancora a loro.
Meglio quindi non rischiare nuovi guai e preservarli il più possibile per l’ultimo sforzo, in attesa dei ritorni di Doumbia («Ho scelto la Roma per fare il salto di qualità» le sue parole dal ritiro della nazionale) e Gervinho. Anche in questo caso le speranze dei tifosi romanisti e di Garcia sono state vane, perché la Costa d’Avorio è arrivata fino in fondo e domenica giocherà la finale della Coppa d’Africa. In teoria la Roma li aspetta a Trigoria per l’inizio della prossima settimana, ma, in caso di vittoria, il rischio di un rientro posticipato di qualche giorno è da mettere in preventivo.