Il pareggio nel derby per 2-2 tra Roma e Lazio e la contemporanea vittoria della Juventus a Napoli (3-1) permettono ai bianconeri di salire a +3 in classifica sui giallorossi conquistando il titolo di campione d'inverno con una giornata d'anticipo.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
È stato un derby intenso, vibrante, giocato a ritmi e livelli europei, come poche volte accade nel nostro campionato. Gli ingredienti per una stracittadina da ricordare ci sono stati tutti. Reti, emozioni, occasioni perse e fallite, la conferma della classe di Felipe Anderson, il ritorno ad alti livelli di Strootman, e poi, soprattutto, c’è stato Francesco Totti. Alla sua fantastica carriera ha aggiunto un altro storico record (miglior realizzatore nella stracittadina) con due nuove indimenticabili perle: doppietta e selfie. Fermo a solo due reti su rigore, il capitano giallorosso con i due gol su azione, ha permesso alla Roma di riacciuffare un match che sembrava perso, e può essere, da ora in poi, quel goleador in più che tanto serve a Garcia nella lotta per lo scudetto. Roma e Lazio escono dal derby più forti, pur portandosi dietro qualche dubbio. Entrambe devono interrogarsi sul perché di un tempo concesso agli avversari, soprattutto gli allenatori devono chiedersi se tutte le scelte fatte, prima (Garcia) e durante (Pioli) la gara, siano state le migliori. Di certo la Lazio nutre maggiori rimpianti, ha fatto di più ed è parsa messa meglio fisicamente. Il rammarico per l’ennesima rimonta subita deve servire da stimolo per migliorarsi. (...) Da Napoli arriva la conferma di una Juventus tosta, capace addirittura di allungare in classifica. Anche se meno solida e lucida, con la forza mentale e dei suoi campioni ha reagito al tentativo di rimonta della squadra di Benitez cogliendo tre punti pesantissimi. È un messaggio forte ai rivali giallorossi che saranno attesi da due trasferte impegnative come Palermo e Firenze. Se la Roma ha reagito da grande squadra, pareggiando sotto di due reti, la Juventus ha saputo fare di più. Il cammino è ancora lungo, per rimanere attaccata ai bianconeri la Roma dovrà recuperare brillantezza fisica e di gioco.
GASPORT (L. GARLANDO)
Dal canyon delle terze la Juve esce illesa con mezzo scudetto in tasca. La vittoria a Napoli, che inseguiva da 14 anni, le regala infatti il titolo d’inverno con un turno d’anticipo. Al massimo potrà essere raggiunta, ma le resterebbe il vantaggio dello scontro diretto. La Roma invece lascia due punti nel canyon, frenata da una Lazio splendida a metà. Sono state partite appassionanti, illuminate da gol abbaglianti: una rovesciata di Totti alla Parola, un tiro al volo di Pogba alla Zidane. Dal pomeriggio alla sera quasi un passaggio di testimone tra due fenomeni distanti 17 anni. La differenza? Totti ha risollevato da solo una Roma tradita dai suoi uomini migliori (Pjanic, Nainggolan, De Rossi...) e l’ha portata in salvo da un derby quasi perso. La Juve, per una volta scarica di Tevez, ha vinto da squadra, con i gol di stelle (Pogba, Vidal) e gregari (Caceres) e il sudore di tutti. (...) Certe partite la Juve non le sbaglia mai. In questo la Roma, messa sotto per un tempo, deve ancora dare risposte importanti. Sappiamo che diverte e sa divertirsi, dobbiamo ancora scoprire quanto sappia soffrire per ottenere ciò che sogna. Nel mezzo del canyon delle terze, Totti si è fatto un selfie, Chiellini ha combattuto con la testa bendata. La Roma sembra che abbia pareggiato il derby, in realtà lo ha vinto e lo ha perso. In che senso? Se lo si analizza con la logica della stracittadina, della zuffa di borgata, lo ha stravinto, non ci piove, perché se sei sotto di due gol all’intervallo e poi il tuo mitico capitano raddrizza la barca con una doppietta splendida, e si fa pure un selfie beffardo sotto la curva e gli avversari escono a testa bassa rosicando di brutto invece di sentenziare in latino, il derby lo hai vinto. Ma se la logica è più alta e prevede l’esegesi della prova in chiave scudetto, allora la Roma il derby lo ha perso, perché ha fallito l’occasione di superare la Juve, almeno per qualche ora, e di metterle pressione. Lo ha perso anche per la qualità del gioco. (...) Il primo tempo ha confermato i recenti scricchiolii di condizione e di gioco dei giallorossi. Pjanic, l’ideologo di riferimento, è stato inguardabile. Come Nainggolan e Florenzi, sostituiti. Brutta notizia se vacillano due colonne come Nainggolan e Pjanic, l’asse migliore nella prima parte della stagione. A 38 anni, Totti dovrebbe essere una splendida opzione in più, da spendere al momento giusto, non può tornare a essere una dipendenza. Non sempre potrà avere le motivazioni feroci di un derby e purgare ancora; non sempre potrà avere lucidità e forza per permettersi la meravigliosa acrobazia di ieri. Ma senza il capitano, ieri, cosa sarebbe stato l’attacco giallorosso? Iturbe ha dato solo un paio di bagliori; Ljajic, entrato a partita in corsa, ha fatto pochino; Destro è smarrito nei fumi del mercato. Ufficiale: Gervinho, anima verticale di Garcia, mancherà parecchio. L’attacco resta un reparto critico. La rimonta nel derby ha lasciato energia positiva, ma la Roma di ieri non basta per il Grande Sogno. Dovrà rifiorire in fretta se vuole raggiungere la Juve di Pogba e del guerriero Chiellini.
CORSERA (M. SCONCERTI)
A Roma è stato un bel derby dove la Roma è riuscita in una grande rimonta. Ma la Lazio è stata spesso più squadra, direi quasi più pronta e completa. La Roma ha ritrovato la parte migliore di Totti, cioè il gol. La Lazio sembra una squadra di fisico europeo e in attacco con una tecnica molto latina. Anderson è interessantissimo, scivola in campo come su un biliardo, il vero brasiliano bianco che va diritto come la luce. Avesse più qualità in mezzo al campo, la Lazio sarebbe definitivamente competitiva. Alla Roma mancano Gervinho e la vecchia corsa di Nainggolan. Troppa leggerezza in attacco.
LA REPUBBLICA (G. MURA)
Alzi la mano chi non avrebbe levato Totti nell’intervallo. Lo so, dirlo adesso è scomodo, dopo i due gol, il secondo specialmente, e selfie supplementare. Deve averlo ammirato anche l’arbitro, perché non l’ha ammonito (sbagliando). Avrei sbagliato di più io, levando Totti nell’intervallo. E pure Maicon, perché dalla sua parte Anderson faceva i suoi comodi. Non è mai tardi per dire che certi giocatori hanno un talento particolare. Per questo Totti è un campione o, come ha detto Garcia, un genio. Perché può uscire da un guscio grigio tra squilli di tromba. Perché ribalta ogni luogo comune. Ha 38 anni, dovrebbe viaggiare forte nel primo tempo e progressivamente rallentare nel secondo. Nel derby, tutto il contrario.
Bel derby. La Lazio va più vicina alla vittoria, la Roma non riesce a fare io suo solito gioco, è da un po’ che non ci riesce come vorrebbe e del resto le assenze di Gervinho e Keita non sono leggere. Ma il terzo pareggio casalingo, dopo Sassuolo e Milan, Garcia lo può accettare serenamente per più d’un motivo. Il primo è che Lazio avrebbe potuto prendersi i tre punti con Mauri, palo sul 2-1, e, senza un gran riflesso di De Sanctis, con Klose , agli sgoccioli. Poi, per un tempo ha rivisto la Roma che vorrebbe e che era appannata, quando non impotente. Normale, se Pjanic ne azzecca poche e Nainggolan, stranamente, ancora meno. Ancora, ha rivisto uno Strootman non ancora ai livelli di prima dell’incidente, ma ben avviato. Determinante il suo ingresso. E determinante Totti, che i gol non li ispira ma va a segnarli, come fosse un centravanti vero. Il secondo, poi, con un’acrobazia da ventenne. E’ vero che nell’uscita Marchetti rimane a metà del guado, ma agganciare al volo lo spiovente di Holebas e deviarlo in rete con un tocco in diagonale non era per niente facile. Ma Totti fa sembrare facili anche le cose difficili.