GASPORT (F. BIANCHI) - C’erano più di 10 gradi sotto zero percepiti, ma la Roma la gelata l’ha presa soltanto all’ultimo respiro. Roba da polmonite. Aveva un piede negli ottavi, ha fatto di colpo un salto indietro. Ora la sfida col City, che sempre all’ultimo respiro ha completato con Aguero (tripletta per lui) la rimonta vincente contro il Bayern, deciderà tutto. Si può parlare di beffa, se vogliamo. E in effetti lo è per come è arrivato il pareggio del Cska a 19 secondi dalla fine dei 3’ di recupero decisi dal tedesco Brych. Una palla persa a centrocampo, un cross del fratello meno famoso dei Berezutski che sembra innocuo, nessuno che lo tocca, nessuno che ci arriva, men che meno De Sanctis, impalato. E la palla che prima rimbalza e poi s’infila docile in rete. Sì, una beffa. Ma spesso le beffe hanno delle motivazioni. Come questa.
PRIMO ERRORE La prima viene da lontano. La Roma nel primo tempo è stata padrona del campo. Più a suo agio a centrocampo che ben copriva la difesa in emergenza, con un Nainggolan gladiatore e un De Rossi preciso regista basso. E più velenosa in attacco, con l’apporto del Florenzi terzino destro con licenza d’avanzare. La nota più lieta della serata. La punizione vincente di Totti che così ha allungato di 56 giorni il suo record di goleador più longevo della Champions (a 38 anni e 59 giorni) è stata la naturale conseguenza dell’andamento della sfida. Nella ripresa però la Roma ha avuto un altro atteggiamento. Più dimessa, meno sicura. Ha cercato di proteggere il vantaggio ma ha regalato l’iniziativa ai russi e pure qualche metro di campo. E ha chiuso quasi schiacciata in area. Un dato per capire: il possesso palla giallorosso nel primo round è stato quasi 65%. Nel secondo poco più del 47%.
SECONDO ERRORE La seconda motivazione arriva dalla panchina. A 8 minuti dal 90’, Garcia ha pensato bene di far esordire in Champions (non solo con la Roma, ma in senso assoluto) Kevin Strootman al posto di Nainggolan, il migliore con Totti. Che sarà stato anche stanco ma con la squadra in difficoltà è sembrato un azzardo togliere proprio lui che ha recuperato più palloni di tutti: 15. Soprattutto se a entrare è uno che ha giocato spiccioli della sfida precedente col Torino dopo lunghissima assenza. Si è visto subito che l’olandese non aveva nè passo né reattività. Sarà stato un caso, ma è stato lui a perdere la palla nell’azione del pari. Poi De Sanctis, fin lì anche bravo, ci ha messo del suo. Ma tant’è.
ALIBI E RIMPIANTI Vero: se le cose possono andare male, vanno peggio. Il pareggio è stato un susseguirsi di casualità, ma resta l’impressione che la Roma avrebbe potuto chiudere la partita. O perlomeno non lasciare così tante occasioni a un Cska discreto e nulla più. Che non sia più la Roma brillante e spettacolare di inizio stagione lo si sapeva. Però è apparsa più stanca del solito. Garcia ha l’alibi delle tante assenze. E soltanto lui ha davvero il polso della squadra. Può darsi che quel ripiegamento delle linee fosse una mera esigenza fisica. Nonostante tutto, la partita si poteva chiudere comunque con l’azione solitaria di Nainggolan o con quel contropiede di Iturbe, entrato al posto di un irriconoscibile Gervinho, finalizzato da Ljajic con un diagonale che Akinfeev ha respinto. Questo è il vero rimpianto.
BENE FLORENZI Un vero peccato, perché all’inizio Garcia aveva indovinato formazione e ruolo. Si diceva di Florenzi: non solo può fare il laterale all’occorrenza, è un ruolo che potrebbe anche contemplare in futuro. L’azzurro ha tenuto a bada l’ex Udinese Eremenko, ha chiuso bene con le diagonali e ha spinto. Con la collaborazione di Totti, ha sfornato un paio di tiri che meritavano miglior fortuna. Per quel ruolo forse gli manca qualche centimetro e qualche chilo, ma riesce a sopperire con grande senso della posizione, passo e precisione. Ma anche lui non è più uscito dal suo centrocampo nel secondo round. Il Cska per lungo tempo è rimasto imbrigliato nella ragnatela giallorossa: un 4-3-3 pronto a diventare un 4-1-4-1 con De Rossi davanti alla difesa e gli esterni che scalavano. Slutsky ha adottato la stessa tattica, grazie al recupero del nazionale israeliano Natcho che dirigeva le danze senza trovare collaborazione. Il Cska ha messo fuori la testa nel finale del primo round, preludio a quello che è successo dopo. Grazie alla ritirata giallorossa i russi hanno preso coraggio. Hanno segnato con Fernandes, ma in fuorigioco. E prima del recupero avrebbero anche potuto pareggiare ma Dazgoev non ha approfittato di un pasticciaccio della difesa. Che, purtroppo, si è ripetuto. Il 10 dicembre c’è il dentro o fuori contro il City. Una cosa è certa: ci vorrà un’altra Roma.