IL TEMPO (A. AUSTINI) - Chiedergli di più sarebbe come pretendere la Luna. Cosa può fare la Roma di Garcia oltre che correre al ritmo di quella scudettata di Capello? Con 58 punti conquistati in 25 partite il rendimento «parziale» è lo stesso della squadra tricolore del 2000/01. Ma quest’anno non basta per inseguire una Juventus forte, talvolta «aiutata» e ieri graziata a più riprese dal Milan prima dei gol di Llorente e Tevez. La giornata di campionato appena andata in archivio mette una bella pietra sopra al discorso scudetto: la Roma frena, i bianconeri no e le 11 lunghezze di distacco - seppure i giallorossi devono recuperare una partita - sembrano ormai incolmabili. A Totti & Co. non resta che difendere il secondo posto e in tal senso il pareggio del Napoli a Livorno è la notizia migliore della domenica. Tra una settimana al San Paolo lo scontro diretto che la Roma, in ottica Champions, può anche permettersi di pareggiare per restare a distanza di sicurezza dall’incompiuta squadra di Benitez.
Gli scudetti (e i secondi posti) in Italia si ottengono con la difesa e il «muro» giallorosso è la conferma più lampante. Con lo 0-0 di sabato contro l’Inter sono 17 le gare chiuse con la porta inviolata. Un record assoluto nei cinque maggiori campionati europei, come sottolinea orgogliosamente la società su Twitter. E ora bastano altre quattro sfide senza incassare gol per superare proprio la Roma di Capello: nel torneo dello scudetto riuscì a non subire reti per 20 volte, anche se su 34 partite complessive. L’Olimpico, squalificato o meno, è diventato un bunker: solo 2 giocatori - Berardi e il viola Vargas - sono riusciti finora a infilare De Sanctis nella porta di casa.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Se la Roma ha perso il passo incredibile della Juve deve prendersela con gli errori commessi nell’area avversaria: nelle ultime quattro partite ha segnato altrettanti gol, tre dei quali tutti alla Sampdoria. Più in generale, dopo la striscia da record di 10 vittorie consecutive condita da 24 reti, nelle successive 15 gare i giallorossi hanno segnato appena un gol in più: 25. Non un calo netto, ma una leggera flessione dalle molteplici cause.
Gli infortuni, innanzitutto. A cominciare da Totti che quando non c’è si sente. Il capitano si è fermato per la seconda volta in stagione e Destro l’ha fatto rimpiangere una volta no e l’altra sì. Anche il «magic moment» di Gervinho doveva prima o poi finire, Florenzi non sarà mai un bomber, mentre Ljajic non ha trovato continuità. Sia di presenze che di gol.
La stanchezza un po’ per tutti inizia a farsi sentire. Non solo in attacco. Strootman e un De Rossi inspiegabilmente nervoso hanno la lingua di fuori, Pjanic fa i conti con un ginocchio che non vuole guarire. Logico che Nainggolan, reduce da una prima parte di stagione a ritmi blandi a Cagliari, sia l’uomo più «fresco» nel reparto.
In difesa manca gli uomini. Benatia e Castan le giocano tutte, i terzini sono finiti uno dietro l’altro in infermeria. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: Romagnoli è la scoperta più interessante in chiave futuro. Quello che alla Roma non manca davvero.