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Roma, 3 punti e Bastos

19/01/2014 alle 09:28.

GASPORT (M. CECCHINI) - Come nelle favole di una volta, la Roma prima di scendere in campo strofina la lampada dei desideri ed il Genio benigno, puntualmente, li realizza. Contro il derelitto Livorno, Garcia chiede: la vittoria, un consumo di energie al minimo sindacale in vista della partita di Coppa di martedì contro la Juventus e

Sprechi In avvio, è logico che nella testa dei giallorossi ronzi il pensiero della , e così lascia a riposo e per ridare spazio a , e , ruotando più tardi Gervinho e con e lo straripante . D’altronde, qualunque formazione il tecnico francese scelga, il match sembra un incontro di boxe tra due pugili di diverse categorie e al primo (appunto) il Livorno - che comunque con la tattica fuorigioco «litigherà» altre volte nel corso della gara - va al tappeto. La difesa a tre (ma in realtà a 5, perché Piccini e Mbaye scalano spesso sulla linea più bassa) serve a poco, così come la grande densità in mediana dovuta all’idea di piazzare Benassi alle spalle di Paulinho. All’attaccante però di palle giocabili non ne arrivano mai (e alla fine i tiri in porta saranno zero), mentre i timidi tentativi di alzare la retroguardia o - nella ripresa - di pressare i giallorossi più in alto, aprono solo praterie per la Roma, illuminata da e in versione deluxe, mentre Gervinho e , sciuponi in zona gol, scardinano le fasce senza troppi problemi. Non è un caso, quindi, che Bardi salga presto in cattedra, salvando tre volte nel giro di sei minuti su (27’), Gervinho lanciato a rete (30’) e (32’). Insomma, occorre aspettare il 36’ perché raccolga e scaraventi in rete una palla salvata da Valentini su pallonetto di , perché la gara finisca in archivio. Buon per il Livorno, anzi, che Gervinho (41’) metta fuori di testa su cross di e che il guardalinee Meli si ravveda facendo annullare, giustamente, una rete di (viziata da un fuorigioco attivo di ) giunta al termine di un’azione davvero spettacolare. Segnalato che i toscani in un tempo hanno tirato solo una volta fuori dallo specchio della porta, è doveroso azzardare due deduzioni: 1) gli ultrà possono pure contestare Perotti, ma è il livello della rosa ad essere mediocre; 2) meritoria l’azione di pagare in anticipo gli stipendi da parte di Spinelli, ma se i soldi non fanno la felicità, figurarsi se riescono a trasformare cavalli da tiro in purosangue.

Eppure nella ripresa Perotti dà segni di vitalità, prima inserendo una seconda punta (Borja) per Duncan e passando al 3-5-2, e nel finale - con l’ingresso di Mosquera - virando su un che forse sarà buono per qualche avversaria più masticabile. Detto che della colonia interista (Bardi, Mbaye, Benassi, Duncan) il migliore è stato senz’altro il - bravo a salvare su (17’), (30’) e  (38’) - nel secondo tempo in campo sembra esserci solo la Roma, seppure un filo più compassata, nonostante il «gerovital» rappresentato da . Il terzo gol ad opera di , comunque, è giusto premio per un dominio totale santificato, anche nella ripresa, dall’assoluta padronanza della fase difensiva. Quanto basta per immaginare che la sfida alla , fra due giorni, sia davvero un duello fra titani.

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