Prima sconfitta della Roma: 3-0 a Torino contro la Juventus, Castan e De Rossi espulsi, attacco poco produttivo e disattenzioni in difesa. Bianconeri ora a +8 sui giallorossi.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
IL MESSAGGERO - M. CAPUTI
Attesa, immaginata e giocata in anticipo per ben quattordici giorni, Juventus-Roma non ha deluso le attese consumate in una così lunga vigilia. Ci si giocava molto, oltre la classifica e la matematica. Il confronto tra queste due squadre non è stato e non può mai essere banale, ma ieri sera i contenuti erano oltre i 90 minuti. La squadra di Conte doveva dimostrare chi comanda in Italia e lo ha fatto, quella di Garcia la propria consistenza nel presente e nel prossimo futuro. Ha vinto la Juventus confermandosi al momento la più forte, ora a più otto e molto più serena dopo aver messo a distanza di sicurezza la temuta e rispettata rivale. E la Roma? Era lei losservata speciale della supersfida. Esce sconfitta, non bocciata totalmente, certamente cè ancora tanto da lavorare.
Ha subito il primo gol nel suo momento migliore, per venticinque minuti ha giocato con personalità, costringendo la Juventus a chiudersi nella propria metà campo, reagendo alla rete subita, poi, però, è stato un lento sciogliersi. Emblematico linizio della ripresa, dove ha subito con troppa leggerezza la seconda, e decisiva, rete. Allo Juventus Stadium si può perdere, dipende come. Non cè paragone con le ultime due apparizioni giallorosse targate Usa, ma le reti, lespulsioni e limpotenza del secondo tempo sono un pugno nello stomaco. (...)
I bianconeri hanno ottenuto la loro decima vittoria consecutiva, volando a una distanza rassicurante in classifica, interrompendo limbattibilità della Roma e incrinandone la solidità difensiva, infliggendole ben tre reti. Cosa chiedere di più? Lamara pagina torinese servirà per capire di che pasta è fatta la squadra di Garcia e di come lallenatore lavorerà sulla testa dei suoi giocatori. La delusione è tanta. Si può crescere anche attraverso le sconfitte, seppur brucianti. Quanto fatto fino adesso non solo non va dimenticato ma deve essere la spinta su cui ripartire.
GAZZETTA DELLO SPORT - A. CERRUTI
Dieci vittorie consecutive, nove di fila in casa, otto punti di vantaggio sulla Roma, sconfitta per la prima volta con un terrificante 30. Sembra il conto alla rovescia della Juventus verso il suo triscudetto, perché nessuno riesce a starle dietro. Campione dinverno con 90 danticipo, miglior attacco con 42 gol in 18 giornate, alla media di 2.33 a partita, capace di stroncare la sua prima e fin qui unica rivale con le reti di un centrocampista (Vidal), di un difensore (Bonucci) e di una riserva (Vucinic), senza chiedere altre prodezze al suo capocannoniere Tevez, comunque decisivo, la Juventus sta superando se stessa, prima degli avversari. E per il modo con cui si è sbarazzata del Napoli e della Roma, guarda caso con un identico 30, più ancora che per il vantaggio accumulato in meno di metà campionato, ci vuole un bello sforzo di fantasia per immaginare che la squadra di Conte riesca a gettare via questo scudetto, prenotato a fine agosto e riprenotato allinizio di gennaio. Eppure niente è ancora deciso e Conte è il primo a sapere che gli scudetti si vincono in primavera, non in inverno, perché la storia dei campionati in generale, ma anche della Juventus in particolare, è piena di sorprese, dolorose per chi crolla o esaltanti per chi rimonta.(...)
LA REPUBBLICA - G. MURA
(...) Tutto questo alla Juve interessa poco. Prima era e prima resta, con 8 punti di margine, che pochi non sono. Nel primo tempo la Roma ha badato al gioco e la Juve al sodo. Bellavvio di Totti (poi in progressivo calo) e Ljajic sciupa il possibile 1-0. Appena la Juve riesce a imbastire unazione pericolosa, passa. Assist di Tevez, gol di Vidal. La Roma resta in partita, ma trova difficoltà ad esprimere il solito gioco. In particolare, non funzionano gli esterni: senza profondità, Gervinho si perde e Ljajic non si perde ma perde, in abbondanza, palloni. Ci si aspetta qualche cambio (Destro, per esempio) da Garcia, ma il cambio non arriva e appena si ricomincia arriva il 2-0 (Bonucci in spaccata su punizione pennellata da Pirlo). Qui praticamente finisce la partita. (...) Della Roma, in una serata non felicissima, è piaciuto latteggiamento iniziale, senza timori, e i tentativi di reazione prima di perdere per espulsione due giocatori in due minuti. Per questo non è bocciata, ma rimandata. Sul campo della Juve si può anche perdere, fin qui anzi hanno perso tutti. I rimpianti non dovrebbero riguardare tanto la sconfitta di ieri quanto i quattro pareggi consecutivi quando il calendario era favorevole. Il campionato continua, con meno incertezze ma continua.
CORRIERE DELLA SERA - M. SCONCERTI
(...) Tre gol di differenza sono forse troppi, ma la Roma è andata alla deriva dopo il secondo, una vera crisi di nervi dovuta allimportanza della partita e alla disabitudine alla sconfitta, alla soggezione tecnica che in quel momento subiva in modo drastico. La Juve ha cominciato molto lentamente, aspettando i fantasisti della Roma e per una mezzora anche subendoli. Il gol della Juve è arrivato alla prima occasione, ma non è stato un caso. Conte aveva preparato la partita sul contropiede soprattutto per negare spazio alla Roma. Credo che il primo gol sia stato un premio eccessivo anche per lui, ma la partita è finita lì. La Roma è stata davvero in corsa solo nei 10 minuti successivi, poi si è spenta, quasi meravigliata dalla forza crescente di una Juve essenziale e verticale. Garcia ha preteso troppo dai suoi attaccanti. Tenere insieme Gervinho-Totti-Ljajic funziona se hai avversari stanchi o spazi per il contropiede. Altrimenti devi sorreggerli con tutto il centrocampo. E a quel punto paghi le ripartenze della Juve. Parlo più di Roma che di Juve perché la Juve si è già spiegata molto in questi ultimi tre anni, mentre la Roma aveva qualcosa di diverso, un po roccioso ma nuovo. La Juve lha invece prima stoppata, poi respinta, infine travolta. Molta più personalità, molta più forza e abitudine a questo tipo di atmosfere. Anche una diversità tecnica incolmabile soprattutto nelle sere in cui Totti non può esserci e De Rossi (più Strootman) hanno difficoltà a stare in partita. In tutto la Roma ha subìto 10 reti, ma 7 ne ha prese nelle ultime 5 partite. È cambiato qualcosa. Un anno fa la Juve aveva gli stessi 8 punti di distacco sulla Lazio. Non ci fu mai storia per tutto il girone di ritorno. È chiaro che si sta andando verso qualcosa di simile. La Juve non è adesso paragonabile al resto del nostro calcio. (...)
CORRIERE DELLO SPORT - G. DOTTO
Non sostare Roma. Queste befane sono sempre orride. Triste perdere in questo modo, in questo stadio. Dove, se sbagli inquadratura, incappi sul sorrisino loffio di Luciano Moggi in tribuna, uno stadio in cui anche i bambini gridano merda al portiere avversario, e cioè la sintesi di un passato turpe da dimenticare e di un futuro inquietante da non evocare. Fondamentale ora evitare i danni collaterali. Che già così sono ingenti. (...) E ancorarsi a quanto di buono. Che non è poco, anche se ora tutto fa male. Rudi Garcia ha dimostrato di saper parlare allo spogliatoio. Lha fatto nei giorni dellesultanza, ma laveva fatto anche prima, esemplare, in quelli della depressione.
L1 a 0 per la Juventus alla fine del primo tempo sembrava uno scherzo di cattivo gusto. Solo Roma in campo e quelli di Conte che non taspetti. (...) Manca un assassino calcistico. (...) Totti, così, non è, non serve. Deprimente il provincialismo di una piazza che vive didolatria e dice che Totti deve giocare sempre, anche quando sta al trenta per cento. Non è vero. Non è così. E falso. (...)La speranza, più di una speranza, è che Garcia non si faccia condizionare. E poi i calci piazzati. Che orribile spreco. Quante palle buttate nel nulla. Loro, chirurgici. Sta anche qui la differenza.
La Roma deve ripartire da quello che sa. Dalla certezza del suo gioco. Confermata anche ieri, persino rafforzata in unoccasione così meschina. Deve ricordarsi che per almeno sessanta minuti la Juventus non si è sentita padrona nel suo stadio. (...) La Sampdoria subito, giovedì, e il Genoa domenica saranno risposte chiare. Lo scudetto, forse, è andato. Forse. Ma tutto il resto è lì, assolutamente a portata di mano. E sarebbe già enorme.