Il punto del lunedì - Caputi, Mura, Sconcerti, Cerruti, Dotto

06/01/2014 alle 09:32.

Prima sconfitta della Roma: 3-0 a Torino contro la Juventus, Castan e De Rossi espulsi, attacco poco produttivo e disattenzioni in difesa. Bianconeri ora a +8 sui giallorossi.

Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

 

 

IL MESSAGGERO - M. CAPUTI 

Attesa, immaginata e giocata in anticipo per ben quattordici giorni, -Roma non ha deluso le attese consumate in una così lunga vigilia. Ci si giocava molto, oltre la classifica e la matematica. Il confronto tra queste due squadre non è stato e non può mai essere banale, ma ieri sera i contenuti erano oltre i 90 minuti. La squadra di doveva dimostrare chi comanda in Italia e lo ha fatto, quella di la propria consistenza nel presente e nel prossimo futuro. Ha vinto la confermandosi al momento la più forte, ora a più otto e molto più serena dopo aver messo a distanza di sicurezza la temuta e rispettata rivale. E la Roma? Era lei l’osservata speciale della supersfida. Esce sconfitta, non bocciata totalmente, certamente c’è ancora tanto da lavorare.

Ha subito il primo gol nel suo momento migliore, per venticinque minuti ha giocato con personalità, costringendo la a chiudersi nella propria metà campo, reagendo alla rete subita, poi, però, è stato un lento sciogliersi. Emblematico l’inizio della ripresa, dove ha subito con troppa leggerezza la seconda, e decisiva, rete. Allo Stadium si può perdere, dipende come. Non c’è paragone con le ultime due apparizioni giallorosse targate Usa, ma le reti, l’espulsioni e l’impotenza del secondo tempo sono un pugno nello stomaco. (...)


I bianconeri hanno ottenuto la loro decima vittoria consecutiva, volando a una distanza rassicurante in classifica, interrompendo l’imbattibilità della Roma e incrinandone la solidità difensiva, infliggendole ben tre reti. Cosa chiedere di più? L’amara pagina torinese servirà per capire di che pasta è fatta la squadra di e di come l’allenatore lavorerà sulla testa dei suoi giocatori. La delusione è tanta. Si può crescere anche attraverso le sconfitte, seppur brucianti. Quanto fatto fino adesso non solo non va dimenticato ma deve essere la spinta su cui ripartire.

 

GAZZETTA DELLO SPORT - A. CERRUTI

Dieci vittorie consecutive, nove di fila in casa, otto punti di vantaggio sulla Roma, sconfitta per la prima volta con un terrificante 30. Sembra il conto alla rovescia della verso il suo triscudetto, perché nessuno riesce a starle dietro. Campione d’inverno con 90’ d’anticipo, miglior attacco con 42 gol in 18 giornate, alla media di 2.33 a partita, capace di stroncare la sua prima e fin qui unica rivale con le reti di un centrocampista (Vidal), di un difensore (Bonucci) e di una riserva (Vucinic), senza chiedere altre prodezze al suo capocannoniere Tevez, comunque decisivo, la sta superando se stessa, prima degli avversari. E per il modo con cui si è sbarazzata del e della Roma, guarda caso con un identico 30, più ancora che per il vantaggio accumulato in meno di metà campionato, ci vuole un bello sforzo di fantasia per immaginare che la squadra di riesca a gettare via questo scudetto, prenotato a fine agosto e riprenotato all’inizio di gennaio. Eppure niente è ancora deciso e è il primo a sapere che gli scudetti si vincono in primavera, non in inverno, perché la storia dei campionati in generale, ma anche della in particolare, è piena di sorprese, dolorose per chi crolla o esaltanti per chi rimonta.(...) 

LA REPUBBLICA - G. MURA

(...) Tutto questo alla interessa poco. Prima era e prima resta, con 8 punti di margine, che pochi non sono. Nel primo tempo la Roma ha badato al gioco e la al sodo. Bell’avvio di (poi in progressivo calo) e sciupa il possibile 1-0. Appena la riesce a imbastire un’azione pericolosa, passa. Assist di Tevez, gol di Vidal. La Roma resta in partita, ma trova difficoltà ad esprimere il solito gioco. In particolare, non funzionano gli esterni: senza profondità, Gervinho si perde e non si perde ma perde, in abbondanza, palloni. Ci si aspetta qualche cambio (, per esempio) da , ma il cambio non arriva e appena si ricomincia arriva il 2-0 (Bonucci in spaccata su punizione pennellata da Pirlo). Qui praticamente finisce la partita. (...) Della Roma, in una serata non felicissima, è piaciuto l’atteggiamento iniziale, senza timori, e i tentativi di reazione prima di perdere per espulsione due giocatori in due minuti. Per questo non è bocciata, ma rimandata. Sul campo della si può anche perdere, fin qui anzi hanno perso tutti. I rimpianti non dovrebbero riguardare tanto la sconfitta di ieri quanto i quattro pareggi consecutivi quando il calendario era favorevole. Il campionato continua, con meno incertezze ma continua.

CORRIERE DELLA SERA - M. SCONCERTI

(...) Tre gol di differenza sono forse troppi, ma la Roma è andata alla deriva dopo il secondo, una vera crisi di nervi dovuta all’importanza della partita e alla disabitudine alla sconfitta, alla soggezione tecnica che in quel momento subiva in modo drastico. La ha cominciato molto lentamente, aspettando i fantasisti della Roma e per una mezz’ora anche subendoli. Il gol della è arrivato alla prima occasione, ma non è stato un caso. aveva preparato la partita sul contropiede soprattutto per negare spazio alla Roma. Credo che il primo gol sia stato un premio eccessivo anche per lui, ma la partita è finita lì. La Roma è stata davvero in corsa solo nei 10 minuti successivi, poi si è spenta, quasi meravigliata dalla forza crescente di una essenziale e verticale. ha preteso troppo dai suoi attaccanti. Tenere insieme Gervinho-- funziona se hai avversari stanchi o spazi per il contropiede. Altrimenti devi sorreggerli con tutto il centrocampo. E a quel punto paghi le ripartenze della . Parlo più di Roma che di perché la si è già spiegata molto in questi ultimi tre anni, mentre la Roma aveva qualcosa di diverso, un po’ roccioso ma nuovo. La l’ha invece prima stoppata, poi respinta, infine travolta. Molta più personalità, molta più forza e abitudine a questo tipo di atmosfere. Anche una diversità tecnica incolmabile soprattutto nelle sere in cui non può esserci e (più ) hanno difficoltà a stare in partita. In tutto la Roma ha subìto 10 reti, ma 7 ne ha prese nelle ultime 5 partite. È cambiato qualcosa. Un anno fa la aveva gli stessi 8 punti di distacco sulla Lazio. Non ci fu mai storia per tutto il girone di ritorno. È chiaro che si sta andando verso qualcosa di simile. La non è adesso paragonabile al resto del nostro calcio. (...)

CORRIERE DELLO SPORT - G. DOTTO

Non sostare Roma. Queste befane sono sempre orride. Triste perdere in questo modo, in questo stadio. Dove, se sbagli inquadratura, incappi sul sorrisino loffio di Luciano Moggi in tribuna, uno stadio in cui anche i bambini gridano “merda” al avversario, e cioè la sintesi di un passato turpe da dimenticare e di un futuro inquietante da non evocare. Fondamentale ora evitare i danni collaterali. Che già così sono ingenti. (...) E ancorarsi a quanto di buono. Che non è poco, anche se ora tutto fa male. Rudi ha dimostrato di saper parlare allo spogliatoio. L’ha fatto nei giorni dell’esultanza, ma l’aveva fatto anche prima, esemplare, in quelli della depressione.

L’1 a 0 per la alla fine del primo tempo sembrava uno scherzo di cattivo gusto. Solo Roma in campo e quelli di
che non t’aspetti. (...) Manca un assassino calcistico. (...) , così, non è, non serve. Deprimente il provincialismo di una piazza che vive d’idolatria e dice che deve giocare sempre, anche quando sta al trenta per cento. Non è vero. Non è così. E’ falso. (...)La speranza, più di una speranza, è che
non si faccia condizionare. E poi i calci piazzati. Che orribile spreco. Quante palle buttate nel nulla. Loro, chirurgici. Sta anche qui la differenza.


La Roma deve ripartire da quello che sa. Dalla certezza del suo gioco. Confermata anche ieri, persino rafforzata in un’occasione così meschina. Deve ricordarsi che per almeno sessanta minuti la non si è sentita padrona nel suo stadio. (...) La Sampdoria subito, giovedì, e il
domenica saranno risposte chiare. Lo scudetto, forse, è andato. Forse. Ma tutto il resto è lì, assolutamente a portata di mano. E sarebbe già enorme.