Baldini più forte, Pallotta crede in lui

23/07/2012 alle 09:27.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Tu sei la Roma». La frase è di James Pallotta, il socio forte del consorzio Usa, in un colloquio privato e anche molto recente, al telefono con Franco Baldini. Per tranquillizzare il dg, per farlo sentire ancora punto di riferimento del management a Trigoria.

La frase può aver avuto per Baldini l’effetto dell’happy end. Già, il lieto fine di un percorso di dubbi e malintesi, di cambiamenti e frizioni che il giallorosso ha vissuto nella prima stagione dell’éra americana che si è conclusa in modo deludente. Settimo posto, fuori dalle coppe europee e dimissioni dell’allenatore. Cosa, quest’ultima, frequente alla Roma. Tutti, penultimo Spalletti prima di Luis Enrique, hanno detto addio dal 2004 a oggi. Da Capello, passando per Prandelli, Voeller e Del Neri.

Baldini, dopo l’uscita di scena dell’asturiano che aveva voluto in prima persona e durante l’annata del fallimento anche difeso ad oltranza, ha visto che altri e non lui hanno imposto ulteriori novità. Villas Boas, l’allenatore che avrebbe voluto il , è stato subito scartato. A sorpresa è venuto fuori Zeman dal cilindro: inizialmente dall’elenco dei candidati. Oltre all’asturiano sono andati via anche Tancredi, il dei portieri, e Lo Monaco, il responsabile della comunicazione: due uomini imposti dal . Basta e avanza per chiedere la fiducia alla proprietà. Baldini, in meno di due mesi, lo ha fatto tre volte. Alla fine del campionato, a giugno e anche prima di volare negli Usa. Perché, preso l’impegno per quattro anni, si farà da parte quando glielo dirà direttamente Pallotta. Anche se il corteggiamento del Tottenham di Villas Boas gli fa piacere e quello scontato di Capello che lo avrebbe voluto con lui pure in Russia. Quel «tu sei la Roma» dovrebbe bastare. Il , abbastanza nervoso, quasi disinteressato e soprattutto isolato fino a qualche giorno fa, qui negli States si è presentato con l’umore ideale per contraccambiare la stima che Pallotta gli ha appena ribadito.

Il è più sereno e più coinvolto. E, senza apparire come altri, dimostra di gestire a trecentosessanta gradi la società. Da lui passa ogni cosa. Controlla tutto e in questo senso sembra meno distaccato delle ultime settimane. Vive in prima persona anche le operazioni di mercato. E’ stato lui a cedere al Liverpool finora la migliore operazione dell’estate (ovviamente se arriverà il sostituto che si pensa). Ogni giorno, anzi ogni ora si sente con e per l’affare . E’ il primo a volere la Roma competitiva. Subito.

Potrebbe andarsene, per sua scelta, solo quando la farà grande. Con Zeman, il nuovo tecnico che coinvolge, per non concedergli alibi, negli acquisti e nelle cessioni. Come fosse lui il direttore sportivo di una volta. Ma senza interferire nel lavoro di . Con il quale ci sono spesso divergenze di idee che non negherà mai. Pure discussioni. Meno ne ha con l’ad italiano. Con si confronta sui conti. E’ succeso ultimamente anticipandogli la soluzione su Tancredi che era sotto contratto ancora per un anno. Non ha un rapporto brillante con l’altro ad Mark Pannes. Che è qui, scelto da Pallotta, e al quale lascia la comunicazione. Di gestirla come chiedono gli americani.