LAROMA24.IT – La stagione di un calciatore può cambiare in un attimo, un momento prima tutto sembra andare per il verso giusto, un secondo dopo, per una marcatura sbagliata o per un rifiuto di riscaldarsi, precipitare e finire in basso nelle gerarchie dell’allenatore. Poi succede che Florenzi e Destro sono squalificati, e Totti non al meglio della condizione. Così Adem Ljajic, nato il 29 settembre 1991 in Serbia, ha nuovamente l’occasione davanti a sé dopo che dalla gara contro il Napoli, a causa di una mancata copertura su Ghoulam, il campo lo ha visto protagonista solamente in rare occasioni. Contro l’Atalanta avrà l’opportunità di riconquistare l’Olimpico e dimostrare a mister Garcia di poter essere importante nella futura Roma-da-Champions. Questione di opportunità. Opportunità che aspetta anche l'atalantino Marko Livaja, che con l'avversario ha in comune le tante difficoltà accusate nell'attuale stagione.
CARATTERI ‘PARTICOLARI’ – “Esistono i tifosi di calcio, poi esistono i tifosi della Roma”, diceva l’indimenticato Agostino Di Bartolomei che l’8 aprile avrebbe compiuto 59 anni. Ed è da qui che Ljajic deve ripartire, dall’amore che sono pronti a concedergli dalla sua curva, dalla curva della Roma. Un rapporto che era sbocciato subito ma che adesso si è incrinato. Deve ripartire dagli ‘olè’ che si sono sentiti dalla Tevere quando, nell’ultima partita giocata dalla Roma in casa contro il Parma, Adem ha sfruttato al meglio i pochi minuti concessi dal mister per saltare in velocità due avversari sotto la tribuna e avvicinarsi alla porta come solo giocatori di gran classe sanno fare. Eppure ci aveva messo solamente 14 minuti per farsi apprezzare dal suo nuovo pubblico e allenatore, lo scorso 1 settembre: il numero 8 giallorosso impiega poco per scrollarsi di dosso la tensione causata dall’esordio, prende palla sulla sinistra, si accentra e tiro secco di destro, gol! 3-0 all’Hellas Verona. Qualche settimana dopo il gol su rigore al derby, insomma un inizio da favola. Che dura poco, però. Qualcosa inizia a rompersi nella partita casalinga contro il Sassuolo quando Ljajic alterna dribbling da capogiro a tiri non da lui: il risultato finale, 1 a 1, e il discusso arbitraggio di Giacomelli non aiutano il serbo e i tifosi a dimenticare il match che pochi giorni fa Garcia ha indicato come “quello del maggior rimpianto”. Da quel momento una serie di alti e bassi, culminati con la partita di Napoli.
Non vanno meglio le cose per Livaja: talento croato classe’93, numeri da potenziale campione, carattere da potenziale flop. Esordio all’Atalanta proprio contro la Roma, nel febbraio del 2013, con gol (inutile, dato che i giallorossi poi vinsero 1-2). L’anno scorso, al fianco di Denis, giocò una gran seconda parte di stagione facendosi anche rimpiangere dall’Inter che, forse, aveva deciso di privarsene troppo in fretta, preferendogli Rocchi. Quest’anno non è riuscito a confermarsi: partito come alternativa di primo piano, Colantuono gli ha in seguito preferito prima Moralez e poi De Luca. Il rapporto si è incrinato, in maniera definitiva, nel corso della partita tra Udinese e Atalanta quando il mister nerazzurro disse a Marko di scaldarsi ricevendo uno scocciato “no” come risposta. Bravata che gli è costata 15 giorni fuori rosa e una multa.
TESTE CALDE – 5 gol per l’attaccante romanista, 2 per la punta bergamasca in campionato: dalle loro potenzialità era lecito aspettarsi qualcosa di meglio. I ‘colpi di testa’ che hanno visto protagonista Livaja non sono quelli tipici di un professionista-stakanovista: oltre al già citato episodio del mancato riscaldamento, nel corso della passata stagione il croato ha litigato in allenamento con il proprio allenatore rendendosi anche protagonista di una rissa con l’ex compagno di squadra Radosevic. In questi giorni in cui Mattia Destro è finito nel tritacarne mediatico per la manata ad Astori, c'è da sottolineare che anche Livaja è stato protagonista di un episodio simile qualche settimana fa, quando rifilò una gomitata al bolognese Garics (fu graziato due volte, dall'arbitro Doveri prima e da Tosel poi). Insomma, non proprio un bel caratterino e Colantuono è stato costretto a fare a meno di lui in più di una occasione.
Da una rissa all’altra, come poter dimenticare il fattaccio Delio Rossi-Ljajic? Certamente chi sbagliò all’epoca fu proprio l’ex allenatore della Fiorentina, non sapendo gestire la tensione del momento e aggredendo quello che era un suo giocatore (anche perché la storia ha poi insegnato che Adem è un calciatore per nulla violento). Quello su cui magari deve lavorare il talento serbo sono gli atteggiamenti. Nella gara contro il Parma, quella che di fatto ha consegnato la Champions League alla Roma, non ha festeggiato a fine partita con il resto della squadra. Un fatto che qualche tifoso giallorosso gli ha rimproverato, al pari della mancata esultanza al gol di Destro contro il Torino.
LJAJIC E LA SERBIA - Un altro episodio che riguarda Ljajic, ma non la Roma, è relativo alla sua esperienza in nazionale, quando preferì il silenzio piuttosto che cantare l'inno. "Motivi personali", la sua difesa, ma l'ex ct della Serbia Mihajlovic decise ugualmente di escluderlo. Adem è tornato ad indossare la maglia del suo Paese solamente da quando Ljubinko Drulovic, ct ad interim, ha preso il posto dell'attuale allenatore della Sampdoria. "Non mi interessa se l'inno viene cantato o meno - ha spiegato - ma solo che i giocatori diano il meglio in campo". E in campo le qualità da giocatore vero Adem ce le ha e nonostante la sua giovane età le ha dimostrate più volte. "E' un diamante grezzo, può diventare come Hazard", aveva detto giorni fa Garcia, scomodando un paragone con nientemeno che il suo pupillo ai tempi del Lille. Se questo accostamento sarà o meno un'investitura, molto dipenderà dal carattere dell'attaccante ex Fiorentina. Nel caso ci sia questa attesa svolta in positivo, la Roma potrà scoprire di avere un campione in casa. E gli ‘olè’ dei tifosi non si limiteranno a quei pochi sentiti contro il Parma…