IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Di Francesco, ora che i nazionali sono di nuovo a Trigoria, si prepara a riaccendere la Roma, dopo la frenata nelle ultime 2 partite di campionato. Il lavoro, più che tattico, sarà psicologico. Lo ha spiegato ai calciatori, nel breve discorso fatto al gruppo per guardare oltre la sconfitta di Milano e soprattutto per archiviare la sosta che ha passato senza metà della rosa. Ha accennato alla serenità da ritrovare, buttandosi alle spalle le prestazioni e i giudizi, cioè le scorie delle gare andate male e non solo con la maglia giallorossa. Quando ha invece chiamato in causa l'equilibrio, non si è certo riferito a quello tattico. Da ex giocatore di questa squadra e quindi da buon conoscitore dell'ambiente, ha consigliato ai giocatori di non dar ascolto alle chiacchiere e ad altro. Eusebio lo ha spiegato ai nuovi e, vi sembrerà strano, anche ai più esperti: meglio non distrarsi o farsi influenzare. Il discorso vale in assoluto, pure quando si vince. Figuriamoci, però, se si perde. Salire sull'altalena, nella Capitale, fa girare la testa.
ASSETTO COLLAUDATO - La Roma, insomma, non deve ricominciare da zero. Nè tornare al passato. Di Francesco non cancella nemmeno la notte buia vissuta a San Siro e accentuata dalla sconfitta arrivata al minuto 95. Probabilmente, se avesse la possibilità di rigiocare la partita con il Milan, non rifarebbe la difesa a 3. L'errore, a posteriori, c'è stato e l'ha ammesso lui stesso a fine gara. Ma, dopo il black out anche fisico avuto nel match con l'Atalanta, l'allenatore ha cambiato solo per ridare sicurezza alla squadra. Per andare incontro ai giocatori e non fargli pensare ai 3 gol incassati all'Olimpico contro i nerazzurri. La formula non è andata bene e, attenendoci alla nuova (si fa per dire) virata tattica a cui assisteremo domenica contro il Chievo, ecco che i giallorossi ripartiranno dal via. Dal 4-3-3 che, senza Pastore (infortunato) e Strootman (ceduto), non potrà essere quello del primo turno di campionato, vittoria in trasferta contro il Torino. Ma Eusebio crede in quel sistema di gioco. Con De Rossi o Nzonzi nel ruolo di play, con Cristante e Pellegrini da intermedi, anche se li ha sostituiti, in coppia, proprio nell'intervallo della gara contro l'Atalanta. Mancini lo ha copiato in Nazionale, togliendo Pellegrini dopo il 1° tempo contro la Polonia e avendo più pazienza con Cristante, fuori al minuto 34 della ripresa contro il Portogallo. In quella zona del campo la rosa della Roma, anche per l'imprevisto a Pastore, è diventata improvvisamente corta. La carta che il tecnico è pronto a giocarsi è Zaniolo che purtroppo il ct azzurro ha convocato sul più bello (solo tribuna per il classe 99). E' lui il 1° cambio, più di Coric, cosiderato al momento più bravo da esterno alto a sinistra.
ULTIMA TENTAZIONE - L'idea di queste ore è, invece, sul ruolo di Nzonzi. Eusebio, per non abbandonare il 4-3-3, è pronto a schierare il centrocampista da mezzala. E, pur sapendo di perdere qualcosa negli inserimenti, l'allenatore è convinto di acquistare solidità, aggressività e gamba. E personalità. La Roma ne ha bisogno e Nzonzi, con Cristante e Pellegrini fiacchi e disorientati (quindi da alternare), la garantisce: provato sul centro sinistra con De Rossi e Cristante o Pellegrini. Per il resto, andrà sul classico. Con la linea a 4, dove Karsdorp è davanti a Florenzi che punta a essere disponibile per la trasferta di Madrid. Manolas prova a recuperare per allinearsi a Fazio e Kolarov. E il tridente, con Perotti che finalmente è a disposizione, sarà quello dell'unica vittoria in campionato: Under, Dzeko ed El Shaarawy.