Il discrimine tra gestire la normalità e fare la storia, in fondo, passa da notti come queste. Eusebio Di Francesco sa bene come la sfida con il Barcellona sia più un’occasione che una fotografia del presente. Per questo, a dispetto della logica – che consiglierebbe forse di concentrarsi sulla sfida alla Lazio di domenica – l’allenatore della Roma vuole cercare la rimonta leggendaria, quella a cui nessuno crede ma tutti sognano. A partire dai 60.000 di un Olimpico tutto esaurito. «Credo che la gente possa essere la nostra arma in più (...) ma dobbiamo essere noi a trascinarli in questa gara con una grandissima prestazione. Perciò il Barcellona va affrontato coi migliori. Dopo penseremo al derby. Abbiamo conquistato ciò che nessuno si aspettava, e allora perché non crederci fino alla fine e sperare di fare il miracolo? Abbiamo il dovere di provarci. Lo stesso Barcellona fuori casa ha fatto vedere meno la sua forza. Sì, dall’altra parte c’è Messi. Cercheremo di togliergli spazi anche stavolta». (...) «Sia a Barcellona che coi viola siamo mancati nel cinismo, che non compri al supermercato ma apprendi col lavoro. Il fatto che costruisci tanto e non concretizzi è un difetto che ci portiamo dietro. Dobbiamo migliorare, ma il fatto che non si allenino con intensità non è vero». (...) I titoli di coda sono sulla mentalità vincente che la Roma deve ancora acquisire. «(...) Certo, sento spesso parlare di mentalità vincente, ma credo che qui si sia vinto pochissimo, perciò mentalità vincente non c’è mai stata, o solo poche volte e in passato. Si crea col tempo, senza dare adito a scusanti come l’ambiente. Credo che bisogna migliorare a casa nostra, a Trigoria, e poi magari trascinare tutti». Forse una scorciatoia però ci sarebbe: fare il miracolo ed eliminare il Barcellona. Il futuro, in fondo, potrebbe cominciare anche da qui.
(gasport)