IL TEMPO (A. AUSTINI) - La partita dei sogni da una parte, semplice routine dall’altra. Barcellona-Roma di domani è lo scontro tra due mondi lontani, divisi da storia, tradizione e, soprattutto, 500 milioni di euro di ricavi nei rispettivi bilanci. I catalani, che ne fatturano oltre 700 al cospetto dei 200 milioni di entrate giallorosse, giocano i quarti di Champions per l’undicesima stagione di seguito e sono arrivati almeno in semifinale in 7 occasioni sui 10 precedenti, alzando al cielo la coppa dalle grandi orecchie tre volte. Non l’anno scorso, quando la Juventus ai quarti d’andata si inventò la gara perfetta in casa (3-0 allo Stadium) rendendo quasi una formalità il ritorno al Camp Nou. Non si può chiedere lo stesso alla Roma, che torna tra le otto migliori d’Europa dieci anni dopo l’ultima apparizione e sente di aver già fatto più del suo. Ma Di Francesco e i giocatori, giustamente, stanno preparando la sfida con entusiasmo, speranza e cura dei dettagli. L’organizzazione tattica è l’unica arma possibile per contrastare Messi & soci, unita alla ricerca di quella serenità mentale necessaria per non sbagliare nei momenti decisivi. Perché, come in ogni partita, si presenterà un momento, forse solo uno, in cui la Roma avrà l’occasione di cambiare il destino di un confronto che sembra segnato in partenza. Ci sono anche Nainggolan e Pellegrini sull’aereo che stamattina porterà la squadra in Catalogna. Albergo prenotato in zona stadio e poi rifinitura pomeridiana sul campo dove l’ultima volta i giallorossi beccarono sei gol. Rispetto a quella disfatta di novembre 2015, solo quattro giocatori sono annunciati nella formazione titolare (sette nel Barça): Florenzi, che partì però in attacco, Manolas, Dzeko e, appunto, Nainggolan. Il belga vuole giocare, ieri ha svolto la prima parte di allenamento in solitaria e poi si è unito al gruppo per la seduta tattica, non particolarmente intensta dal punto di vista atletico. Il dolore alla coscia colpita a Bologna c’è ancora ma è diminuito, le terapie continue possono aiutarlo a farlo scomparire, saranno decisive le sensazioni durante le prove generali di oggi pomeriggio e quelle di domani mattina al risveglio. In caso di forfait, è pronto Pellegrini che sembra aver smaltito del tutto il problema al polpaccio rimediato in nazionale. Possibile anche una staffetta tra i due in un centrocampo completato da De Rossi e Strootman. Resta invece a casa Under, che alla vigilia di Bologna ha rimediato uno stiramento: è out anche per la Fiorentina, proverà ad esserci al ritorno col Barcellona martedì prossimo all’Olimpico. O, al più tardi, al derby del 15 aprile. L’attacco perde quindi un titolare e Di Francesco è intenzionato a non «inventarsi» nulla di speciale: nelle prove di ieri, eseguite a coppie con i giocatori divisi per ruolo, El Shaarawy è stato provato a destra, con Perotti dalla parte opposta. Tutto scontato in difesa, con la linea titolare Florenzi-Manolas-Fazio-Kolarov davanti ad Alisson. Il centrale greco è diffidato al pari di Perotti, nel Barcellona a rischio squalifica c’è solo Sergi Roberto. Sarà l’olandese Danny Makkelie ad arbitrare, con un dolce precedente per la Roma: la vittoria 0-4 in casa del Villarreal ai sedicesimi dell’Europa League dello scorso anno. Di Francesco prende a modello la gara di Londra col Chelsea – «la partita che ha cambiato la testa della squadra» – Monchi ha concesso interviste a raffica a tutta la stampa spagnola e sta cercando di motivare uno per uno i calciatori. È forse quello che crede di più al possibile miracolo, lui che in Europa ne ha fatti tanti col Siviglia. Ma qui servirebbe un’impresa da leggenda del calcio.