IL MESSAGGERO (U. TRANI) - L’unica manita stagionale, 5 a 3 in rimonta contro il Chievo al Bentegodi, non è fine a se stessa: la Roma, con il 3° successo di fila in campionato (il 7° consecutivo in trasferta), si tiene stretto il 2° posto che garantisce l’accesso diretto alla Champions. A una giornata dal traguardo è ancora avanti al Napoli (+1) e soprattutto vicinissima alla Juve (-1) che nel pomeriggio, ospitando il Crotone allo Stadium, avrà il nuovo match ball per lo scudetto.
TIRO AL BERSAGLIO Spalletti, aspettando il verdetto di Torino, si gode intanto il suo attacco da favola: sono 121 le reti di quest’annata (87 in A, eguagliando il record della Roma del 1930-31, 25 in Europa League e 9 in Coppa Italia). Solo il Torino, stagione 1947-48, ne ha segnati di più: 125. Dopo 12 poker, i giallorossi si sono migliorati nell’ultimo viaggio stagionale. Doppiette di El Shaarawy (4 reti nelle ultime 3 gare) e Salah prima dell’acuto finale di Dzeko (capocannoniere del torneo con 28 gol e 38 totali). Nel pomeriggio, prima della raffica, la nuova sbandata della difesa. Errori individuali e anche di squadra.
COPIONE SPAVALDO Spalletti, recuperando Dzeko, ha riproposto il 4-2-3-1. Ma, in partenza, senza Nainggolan. Da trequartista, ha schierato Strootman, al rientro dopo le 2 giornate di squalifica. Lo ha piazzato davanti a De Rossi e Paredes. La formula, però, è sembrata eccessivamente offensiva, con Salah ed El Sharawwy in linea con il centravanti. La Roma, spregiudicata nel sistema di gioco, ha dato subito l’impressione di non essere equilibrata. Anche perché il 4-3-1-2 di Maran è sembrato ben organizzato: difesa alta, reparti vicinissimi e tutti gli interpreti sotto palla. Il Chievo, dunque, si è sistemato nella proprio metà campo per aspettare e ripartire, appoggiandosi al dinamismo dell’intermedio mancino Bastien, alla qualità di Castro e Birsa che si muovono alle spalle di Inglese, bravo a giocare in profondità.
DOPPIA DISTRAZIONE Così, dopo la chance avuta da Salah per il vantaggio, i giallorossi si sono ritrovati sotto perché la difesa, quasi in blocco, si è addormentata. Manolas ha perso il duello aereo con Inglese, Ruediger e Fazio hanno ritardato la chiusura su Castro che, in solitudine, ha battuto Szczesny. El Shaarawy, sfruttando il velo di Dzeko, ha piazzato presto il destro per il pari, rendendo inutile l’uscita di Sorrentino. Dietro, però, ha continuato a regnare la leggerezza e la superficialità. Sul cross da sinistra di Birsa, Manolas fuori posizione e Fazio in ritardo: stavolta ne ha approfittato Inglese, di testa. Prima dell’intervallo, il nuovo pari: Salah ha colpito di sinistro, ma decisiva è stata la deviazione di Gobbi.
CORREZIONE IN CORSA Se Maran dopo l’intervallo ha voluto osare, cambiando l’attacco, con Pellissier al posto di Castro e Birsa arretrato da trequartista, Spalletti ha pensato a sistemare meglio in campo i suoi interpreti, modificando il sistema di gioco. Ha abbassato De Rossi davanti alla difesa, passando al 4-1-4-1, con Salah ed El Shaarawy affiancati a Strootman e Paredes. L’assetto rivisto, e adesso più bilanciato, ha certificato la svolta. Si è fatto male Gamberini, dentro Frey. Pochi secondi e la Roma ha ribaltato definitivamente il punteggio. Ancora merito di El Shaarawy: taglio improvviso da destra a sinistra, partendo in fuorigioco, e aggancio volante prima del destro per il sorpasso, proprio come contro la Juve. Ecco Nainggolan, fuori proprio El Shaarawy, decisivo nella volata Champions, e il 4-3-2-1 con cui chiudere la partita. Con Salah, uscito poi per dar spazio a Perotti, e con Dzeko, richiamato in panchina per accontentare il pubblico che ha preteso in campo Totti. Il lungo applauso è stato solo interrotto dal secondo gol di Inglese