LA STAMPA (R. CONDIO) - Nonostante l’ora e il sole che consigliavano di sfollare per andare a mettere sotto i denti almeno un panino con porchetta all'ombra, la Curva Nord è rimasta piena un bel po' dopo la fine del primo derby romano giocato a pranzo. Non voleva andar via nessuno, anche perché l'abbuffata vera i laziali se l'erano appena concessa: tre gol, il pieno di emozioni e una vittoria sulla Roma che in campionato mancava dall'11 novembre 2012. In più, la libidine di aver tolto anche l'ultimissima speranza di scudetto ai giallorossi, ora col 2° posto di nuovo in bilico.
«Siamo stati più forti di tutti e di tutto», gode Simone Inzaghi che, giova ricordarlo, prima del «no» di Bielsa la scorsa estate era stato destinato da Lotito alla guida della Salernitana in B. Oltre alla Roma, infatti, la sua Lazio ha battuto la iella concretizzatasi nel virus intestinale che in mattinata aveva messo ko Immobile e ha neutralizzato pure due chiari torti arbitrali subiti nel primo tempo.
Un allenatore in ascesa Ci ha messo molto del suo, Inzaghino, per portare la Lazio verso livelli di punti toccati solo nel 2000 dello scudetto. Lo ha fatto anche ieri, sorprendendo con Lukaku e non Anderson al posto di Immobile. «Jordan aveva fatto due ottimi derby in coppa e volevo tenere Felipe come arma a sorpresa». Ha così alzato Lulic, ha sofferto nei primi 10' ma, con la forza dell'organizzazione e dell'aggressività, ha stroncato la Roma come già gli era riuscito in Coppa Italia: densità in mezzo, ritmo e ripartenze. Keita ha bucato la lenta e molle difesa giallorossa al primo tentativo. Poi, dopo il pari subito su rigore inventato, nella ripresa la Lazio ha colpito altre due volte, fallendo la goleada in contropiede. Rischiando poco o nulla contro rivali fuori gin e scollati. Per spiegare il 7° ko in campionato, Spalletti si è dilungato in una spiegazione tattica con basi piuttosto fragili: «Il piano era quello dei primi 10', poi al primo tiro abbiamo preso gol e la partita si è un po' incasinata...». Il fatto è che, dopo lo 0-1, la Roma ha avuto 80' abbondanti per rimediare ma ci ha capito poco o nulla. Fazio e Dzeko sono stati sciagurati dal primo all'ultimo tocco, al pari di Bruno Peres, entrato dopo l'intervallo e subito dannoso. Sull'12, Spalletti ci ha provato anche con Totti, ma gli scarpini speciali del Capitano all'ultimo derby non hanno fatto magic. Un tiro murato, un lancio sbagliato, un fallo su Lulic: non benissimo, insomma. Come peraltro, chi gli ha lasciato il posto. De Rossi, peraltro tra i rani giallorossi lucidi, ha festeggiato il suo provvisorio pan con un gestaccio davanti alla curva laziale. Rischia guai col giudice sportivo. Idem per Strootman, che ha clamorosamente simulato il fallo del rigore.
In attesa della moviola A proposito: alla fine, è passato tutto in cavalleria grazie al successo laziale. Ma quei due penalty invertiti sull'1-0 (negato alla Lazio, regalato alla Roma) avrebbero potuto scrivere tutt’altra storia e scatenare bufere. Una volta tanto, Orsato ha toppato, male assistito da addizionali che, se non in questi casi, a che cosa servono? Per fortuna, da agosto sarà tempo di Var.