Situazione reale: la Roma è ancora in corsa su tre fronti. Situazione percepita ascoltando le radio e scorrendo i social network, ma non per questo meno reale rispetto alla precedente: Spalletti andrà sicuramente via a fine stagione; Totti ha litigato col tecnico e infatti per quello (e non perché avesse mal di schiena) si è rifiutato di entrare in campo contro il Palermo; il presidente Pallotta pensa solo allo stadio e non alla squadra. Due realtà parallele, che come le rette non troveranno mai un punto d’incontro.
È una situazione con cui sta imparando a convivere James Pallotta, che ieri ha compiuto 59 anni ma di auguri ne ha ricevuti pochi: sotto a quelli della società, postati sui profili social, sono infatti apparsi parecchi messaggi di contestazione. Si va dal più classico «tira fuori i soldi» a «pensi prima alla squadra e poi allo stadio» e «sette anni, zero trofei». Mai come in questi ultimi tempi si avverte, netto, il distacco tra la Roma e la sua gente. A confermarlo anche i dati sulla vendita dei biglietti: ieri ne erano stati venduti solamente 13 mila per la gara col Lione, di cui mille ai francesi.
Nella sua visita romana Pallotta, che giovedì sarà in tribuna, si occuperà di stadio (quello nuovo), ma dovrà provare a sciogliere altri nodi: il più importante è il contratto di Luciano Spalletti, che ormai parla come se si sentisse un ex. I riferimenti, domenica sera dopo la vittoria di Palermo, alle difficoltà sul mercato, alle cessioni che ha dovuto accettare e alla mancata programmazione, sono dei segnali fin troppo chiari. La (complicata) gestione di Totti, in questa vicenda, è solo uno specchietto per le allodole: il capitano, come ha sempre detto, non pretende il posto in squadra ma solo il rispetto che si deve al giocatore più importante della storia della Roma.
(corsera)