REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - A qualcuno ha ricordato le imprese di dieci anni fa contro Lione o Real. Certo i quattro gol in trasferta alla miglior difesa della Liga valgono per la Roma la patente europea, incorniciata dalla prova più convincente in Europa nell'epoca americana. Una certificazione del livello raggiunto dai giallorossi, a poco più di 12 mesi dall'abisso in cui erano precipitati sotto la gestione Garcia. Anche grazie a calciatori ai margini, diventati oggi punti fermi della squadra.
Chiamatelo effetto Spalletti. Oltre al gioco, alla capacità di controllare la partita, alla pericolosità offensiva, una solidità difensiva da fare invidia alle mura Aureliane (nelle ultime 9 ha preso gol solo a Samp e Cesena). Oltre a tutto questo, la manualità del lavoro quotidiano che ha allargato esponenzialmente la rosa. Il Madrigal ha consacrato Dzeko, capocannoniere d'Europa League con 8 gol, e soprattutto Emerson: primo centro europeo in un match da dominatore assoluto della corsia. Un anno fa per entrambi l'esperienza romana pareva al crepuscolo. Il primo bocciato in una Roma senza punte, il secondo nemmeno preso in considerazione. Spalletti ci ha lavorato a Trigoria e a parole, stimolandoli, pungolandoli, anche con critiche pungenti. Missione compiuta. E non sono gli unici che hanno goduto del "tocco". Strootman la stagione scorsa l'ha trascorsa cercando di capire che direzione dovesse prendere la sua carriera dopo tre interventi al ginocchio. De Rossi era diventato la riserva di Keita. El Shaarawy sbarcava a Roma alla disperata ricerca di riscatto. Oggi sono tutti elementi chiave. A cui si sono aggiunti pure Fazio - forse la vera rivelazione della stagione - e da qualche settimana Juan Jesus, un giocatore ritrovato, capace con il Villarreal d'inventare pure l'assist del 3-0 per Dzeko.
I prossimi della lista? Grenier, Vermaelen, magari Gerson, smarrito tra le pieghe di un talento anarchico e ancora poco incline a mettersi a disposizione delle necessità di una squadra europea. Causa calendario serratissimo - domenica il Torino, giovedì il Villarreal, la domenica dopo l'Inter, poi il derby di coppa e il Napoli - e senza Florenzi, operato per la seconda volta in 4 mesi al crociato del ginocchio sinistro, ora l'allenatore dovrà provare a inventarsi anche un nuovo laterale destro del 3-4-2-1. Le opzioni? Rüdiger (ma perché toccare una difesa impenetrabile?), il dirottamento di Emerson (ma che costringerebbe agli straordinari un titolare) o la speranza Nura, che nel weekend tornerà a respirare l'aria del campo con la Primavera. Forse è poco, forse la rosa è corta davvero, almeno a destra. Ma è nell'emergenza che spesso fioriscono le idee. E a Spalletti, lo dimostra il campo, di certo non mancano.