IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - La rottura del «legame di fiducia» tra la sindaca Virginia Raggi e l’assessore Paolo Berdini arriva nel momento chiave per il progetto Tor di Valle. Entro il 3 marzo la conferenza dei servizi dovrà decidere se avallare o approvare questa controversa operazione immobiliare che potrebbe fruttare ai privati, secondo alcune stime, fino a 800 milioni di euro. I grillini sono divisi. Da una parte ci sono gli “ortodossi”, coerenti con la linea del «No alla speculazione» sbandierata prima sui banchi dell’opposizione, durante la consiliatura Marino, e poi per tutta la campagna elettorale. Dall’altra ci sono i «turbo-stadisti», quelli che vorrebbero realizzare lo stadio con annesso l’«Ecomostro» (copyright di Legambiente) da quasi un milione di cubature destinato a opere che con lo sport non c’entrano nulla: negozi, alberghi, uffici e ristoranti.
LA TRATTATIVA A parole tutti i grillini vorrebbero «ridurre» le cubature record previste dal progetto attuale (quello su cui il Comune ha espresso, il 1 febbraio, un «parere non favorevole»). Ma il punto è capire di quanto bisogna sforbiciare. I pro-Ecomostro, incalzati anche dalla propaganda del #FamoStoStadio, accetterebbero anche un taglio minimal, un maquillage di facciata che non cambierebbe sostanzialmente la sproporzione delle opere private (l’86% delle cubature, mentre solo il 14% andrebbe allo stadio vero e proprio).
IL TAGLIO Gli ortodossi invece, la maggioranza dei consiglieri M5S, sono disponibili ad avallare il progetto solo davanti a un massiccio ridimensionamento dei metri cubi. Quanto? Oltre il 60%, per rientrare nei limiti del Piano regolatore generale, che per l’area di Tor di Valle consente di costruire appena un terzo delle cubature sognate dai privati. Circa 112mila metri quadri, a fronte dei 345mila previsti dallo studio di fattibilità realizzato da Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. Questa è la partita che si sta giocando a Palazzo Senatorio in questi giorni. E che vedeva, fino a 24 ore fa, come protagonista proprio Berdini. Ma dopo l’audio in cui il responsabile dell’Urbanistica ha parlato di una Raggi circondata da una «banda», da una «corte dei miracoli» e soprattutto di una sindaca «inadeguata e impreparata» a governare Roma, è cambiato tutto. Berdini si ritrova ora con un margine di azione estremamente depotenziato. Ammesso che, dopo la pubblicazione dell’audio con le dichiarazioni, rimanga ancora nel suo dicastero, la sua sfera d’influenza è gravata dalle «riserve» della sindaca Virginia Raggi. Che ieri pomeriggio, dopo il duro faccia a faccia con l’assessore a Palazzo Senatorio, ha deciso di avviare un «periodo di prova» sull’operato di Berdini.
LE RIUNIONI Significa che tutti i dossier più delicati passano ora sulla scrivania della sindaca. A partire proprio da quello di Tor di Valle, nella fase più delicata per il futuro del progetto. Ovvio che l’ala «turbo stadista», con Berdini azzoppato, torni ad alzare la cresta. Oggi tornano a riunirsi i tecnici, nel primo dei «tavoli» programmati dalla giunta dopo il vertice con i privati di martedì. Poi mercoledì prossimo, il 15 febbraio, è in programma un nuovo appuntamento con il diggì della Roma Mauro Baldissoni e Parnasi. Dovrebbe esserci anche la Raggi. Perché alla fine sarà lei a decidere.