IL TEMPO (A. AUSTINI) - Non firma? Sì, ma continua a vincere. E per il momento a lui e alla Roma va benissimo così. Spalletti continua a marciare a ritmi spaventosi, è in corsa su tre fronti e se non fosse per una Juventus «illegale» avrebbe legittime aspirazioni tricolori. Eppure questa sfida alla Fiorentina metteva tanta paura dopo il crollo di Genova, la vittoria stentata col Cesena e la scia negativa portata dalla questione nuovo-stadio. La risposta ricevuta dal tecnico è stata una prestazione magnifica, tra le migliori della stagione. «È la cosa più importante – sottolinea Spalletti – la squadra ha pulito qualsiasi dubbio sulla sua forza: la Roma è presente». Come il suo centravanti, che a forza di rimbrotti del toscano sta diventando il più continuo bomber d’Europa. «Stasera non si può dirgli nulla a Edin, il carro è pieno e sono tutti saltati sopra. Quando sbaglia si svuota… invece c’è gente che stasera gli ha fatto i complimenti». Le vittorie di fila in casa sono 14, se si conta il derby 15. «Stiamo facendo un grande campionato come il Napoli – prosegue Spalletti – mentre la Juve lo sta facendo grandissimo. Abbiamo l’obbligo di provarci fino in fondo. Ora c’è un periodo in cui si può entrare in confusione e difficoltà, ci sono 12 partite in 40 giorni e se gli altri si abbassano, non bisogna avere rammarico e farci trovare pronti. Lo abbiamo visto nel Superbowl: nello sport è sempre possibile recuperare».
Tutto quello che Spalletti chiede alla Roma si sta realizzando, ma per convincerlo a restare servirà dell’altro. «Ne ho parlato tante volte e il mio discorso resta lo stesso fino alla fine. Sono i calciatori a vincere le partite, gli allenatori contano relativamente. Va fatto il contratto a De Rossi, che da quanto ne so rinnoverà, e a Totti se lo vuole…Perché il suo contratto ve lo “puppate” voi, non io. Si ricomincia con la manfrina che non lo faccio giocare, ma il suo futuro non dipende dalle mie scelte, lui deve fare ciò che gli va. Poi c’è gente come Manolas e Strootman. Se siamo una grande squadra è merito loro». Prima del match il diesse Massara conferma che la società aspetterà la sua decisione a fine stagione. «Assolutamente si, siamo concentrati sulle priorità attuali e focalizzati come il mister alla ricerca di qualche trofeo: è il nostro obiettivo principale». Intanto è De Rossi a invocare la firma dell’allenatore: «Ne parlavo con un compagno, Spalletti ha dimostrato di essere il tassello per mantenere la Roma a certi livelli e per sua fortuna ha trovato anche grandi professionisti: è un qualcosa in più che le altre non hanno. A me piace anche Sarri, se hai un allenatore così non devi lasciartelo scappare, è la pietra dalla quale la Roma deve ripartire. Il mio contratto? Preferisco concentrarmi sul presente – glissa il centrocampista – quando arrivi a 33-34 anni, con pochi trofei ma con una carriera appagante, non è un assillo. Prima o poi mi chiameranno e parleremo, ora non ci penso in maniera ossessiva».
Sulle speranze di rimonta-scudetto è realista. «La Juventus le vince quasi tutte – ricorda De Rossi – e già stare dietro loro è un passo avanti, noi facciamo punti che in altri campionati potrebbero bastare per vincere, la loro è una squadra di extraterrestri, hanno qualcosa in più, forse potrebbero rallentare quando giocheranno la Champions». Poi una menzione speciale per due compagni che «stanno facendo paura per come giocano. Fazio lo conoscevo solo di nome e non pensavo fosse così forte. Su Emerson mi sarei giocato casa che sarebbe esploso». Stoccatina finale sull’Olimpico, costretto a dividersi tra calcio e rugby. «Ho sentito dolore nel riscaldamento, il prato non è bello e bisogna trattarlo meglio». Basterebbe avere un nuovo stadio per risolvere il problema. Ma vallo a spiegare all’assessore Berdini.