Agnelli sprona la Juve. Ma domani sarà il derby dei due "romanisti"

16/12/2016 alle 15:31.
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IL GIORNALE (D. LATAGLIATA) - I gufi vanno smentiti. Perché, per dirla con Andrea Agnelli, «è già stato ricordato che la Roma allo Stadium ha sempre perso». Sottinteso: sarebbe ora che non lo facesse più. «Noi siamo nati per vincere. Il trionfo più importante non è quello che abbiamo conseguito, ma il prossimo». Parole ribadite alla cena di Natale, parole che fanno parte del modo di pensare e di vivere il calcio in casa . È sempre stato così e così sarà per sempre. Facendolo capire (possibilmente in fretta) a chiunque vesta il bianconero. Non a caso, anche se non potrebbero dire altrimenti, tutti i nuovi giocatori non perdono occasione per ripetere che «qui ho capito cosa significhi lavorare per vincere». Anche , certo. Ex giallorosso che in questi giorni ha tenuto la bocca cucita, ma che già a metà luglio si era sbilanciato «perché, adesso che sono arrivato a Torino, ho capito il motivo per cui è sempre difficile piazzarsi davanti alla . Si lavora tanto: sicuramente c’è differenza tra dove sono stato in passato e dove sono oggi». Magari e chi lo aveva preceduto non avrà apprezzato fino in fondo, però questo è quanto. E il bosniaco, pur senza avere fatto sfracelli, ha comunque strada facendo confermato di avere compreso la lezione mettendo insieme numeri più che discreti (sei gol e sette assist): testa bassa e pedalare, zero polemiche e totale disponibilità per il bene comune. Mantenendo il massimo rispetto per la sua esperienza romana, ma pure sposando in toto la sua nuova causa. Il che non significa avere tagliato i ponti con tutti, anzi: «Con i miei ex compagni ci sentiamo ancora e mi hanno anche fatto i complimenti per qualche mio gol», ha raccontato il bosniaco in un’altra occasione. Insomma: il lavoro è lavoro, ma l’amicizia e il rispetto rimangono pur se la scorsa estate in ritiro si espresse con un « chi?» quando venne interpellato circa la partenza del suo ormai ex compagno di reparto.

Addirittura, a fine settembre l’attuale numero 5 bianconero, di ritorno da Palermo dove aveva giocato la sera prima, si era recato nell’albergo che ospitava la Roma (in attesa di affrontare il Toro) per salutare i suoi ex compagni di viaggio. Occasione tra le altre – quella – per riabbracciare anche “l’amico nemico” . Uno che la ha pure inseguito (vanamente) a più riprese, fin dai tempi in cui giocava nel Cagliari. Ma anche uno che nel corso degli anni ha maturato un’antijuventinità poi per nulla nascosta. «Io lì non andrei mai a giocare, questo è poco ma sicuro. L’ho già detto tantissime volte e lo ribadisco: meglio vincere uno scudetto a Roma che dieci con la . Non voglio fare polemiche, ma è come quando non ti piace una ragazza che tutti inseguono. Punto e basta». Dichiarazioni a volte anche dure e seguite pure da polemiche via social con i tifosi della Signora. Poi, ovviamente, le acque si sono calmate e il belga non si è più fatto coinvolgere in provocazioni inutili per non dire dannose. Quanto al suo rapporto con , vale la pena descriverlo con l’aggettivo “fraterno”: «Per me è come un fratello e gli auguro il meglio, accetto la sua scelta. Gli voglio bene e continuerò a volergliene ». Applausi convinti, ecco. Cui segue una sorta di sberleffo, anche: «Gli ho comunque detto che non mi deve più rivolgere la parola». Domani è peraltro ampiamente probabile che i due si incroceranno più volte: lo juventino agirà da trequartista alle spalle di Higuain e (probabilmente) Dybala, il giallorosso svolgerà lo stesso ruolo ma aiutando la Roma anche in fase di non possesso. Nessuno tirerà indietro il piede: giusto così.