IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - La partita di oggi pomeriggio, Roma-San Lorenzo, stadio Olimpico ore 18 (diretta Sky sport 3), è stata caricata di un senso che va oltre le prove tecnico tattiche che si fanno durante amichevoli di questo tipo, perché i romanisti e la Roma (oltre che il San Lorenzo, ovviamente) hanno la possibilità, in occasione della “Festa della famiglia” di soccorrere chi, tra Lazio e Marche, per il terremoto dello scorso 24 agosto, oggi non riesce a trovare modo di sorridere. In questi momenti la retorica aiuta a capire la realtà di una popolazione distrutta nelle loro cose e nei sentimenti.
Il percorso che porta a questa, che non è più una festa, coinvolge il San Lorenzo e il suo primo tifoso, Papa Francesco. Che ieri ha ricevuto in Vaticano la rosa giallorossa e quella della sua squadra con annessi tecnici e dirigenti. Durante l’Udienza nella Sala Clementina, la Roma ha donato al Papa una maglia speciale con il logo del Giubileo della Misericordia. Sua Santità, da ragazzo, giocava in porta e sulla casacca compare il suo nome con il numero 1 sotto. La maglia è stata autografata e messa all’asta, sempre con lo scopo di reperire fondi per l’emergenza terremoto. Da Francesco numero 1 a Francesco numero 10.
Totti al Vaticano è quasi di casa: lo frequenta da quando era bambino e ce lo portavano in gita scolastica. Tra udienze private e quelle con Roma e Nazionale, il capitano ha fatto il pieno di emozioni. Ha conosciuto Wojtyla in due fasi della sua vita e ora con Francesco è al secondo appuntamento di gruppo e nell’incontro di ieri non era stato riconosciuto dal Papa, che poi, avvertito della sua presenza, è tornato indietro concedendogli la mano. «Quando vedi le immagini del terremoto di ti viene voglia di essere utile per togliere il primo mattone che copre una persona, anche se poi ci rendiamo conto di essere impotenti. Ci sentiamo in dovere, trasportati a fare qualcosa soprattutto per i bambini. Il giorno dopo nello spogliatoio ne abbiamo parlato, dobbiamo essere lì. Quando hai messo a dormire i tuoi figli, arriva qualcosa che è più grande di te», le parole di Luciano Spalletti, che oggi avrà anche la possibilità di sperimentare un pezzo di squadra che per forza di cose dovrà ritagliarsi spazio in futuro. Il San Lorenzo è comunque un team di tutto rispetto, tra i più importanti d’Argentina, è chiaro che la Roma dovrà fare passerella senza parecchi big, ma evitare figuracce è un obiettivo concreto. Totti, ad esempio, dovrebbe giocare, ha recuperato dal disturbo alla caviglia patito prima della trasferta a Cagliari. «Arrivano i quaranta anni, mi auguro di vivere una stagione speciale», il pensiero di Totti ieri e oggi (post sul sito ufficiale di qualche settimana fa). Il capitano ancora a secco di minuti, attende la sterzata per cominciare a festeggiare la sua ultima stagione. Oggi spazio anche per Paredes, dal quale Lucio si aspetta una crescita costante, specie ora che la rosa è un po’ scoperta là in mezzo. L’alternativa deve essere vera, non un passante. E il discorso vale per tutti. Lucio dovrà fare a meno dei due portieri Szczesny e Alisson, toccherà a Lobont, e a Crisanto. Assenti tutti gli altri nazionali in giro per l’Europa e nel Mondo: Strootman, Nainggolan, Vermaelen, Manolas, Florenzi (De Rossi è tornato ma non è disponibile per giocare), più Dzeko e Gerson. Ci sarà un mini esercito di Primavera, vedi Antonucci, De Santis, Diallo, Franchi, Grossi, Keba, Soleri e Spinozzi. Occhi puntati su Peres, Fazio, Emerson Palmieri, El Shaarawy e naturalmente Iturbe, un altro che aspetta il momento della rinascita. Qualcuno, se ne avrà voglia, a Trigoria racconti pure a Iturbe o all’Iturbe della situazione che, proprio in un’amichevole giocata all’Olimpico, tale Francesco Totti convinse tutti che forse non era il caso di allontanarsi (o allontanarlo) da Roma. Era il 1997, forse quel pomeriggio è nata la stella Totti. Oggi c’è il San Lorenzo, che per noi è la notte delle stelle cadenti. Dei desideri, quindi.