IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Farà anche sorridere, ma il debuttante è Zidane. Sì, proprio Zizou che, domani sera, sarà per la prima volta allenatore in Champions. Coppa che il francese conosce bene: l’ha vinta, proprio con il Real, da giocatore con il gol decisivo nella finale del 2002 e da assistente di Ancelotti nel 2014. L’ha anche persa, per la verità, con la maglia della Juve nel 1997 e nel 1998. All’Olimpico, però, farà il suo esordio in panchina e a stagione in corso. Anche lui, come Spalletti, è subentrato a gennaio: il presidente Perez, dieci giorni prima del ribaltone deciso da Pallotta che ha portato il toscano a Trigoria, lo ha chiamato per sostituire Benitez. Il doppio esonero ha sicuramente inciso sulla sfida degli ottavi. Più qui che a Madrid. Perché la Roma, lo confermano anche gli ultimi risultati, non è più quella di metà dicembre.
ARIA NUOVA Garcia, dopo il pareggio casalingo contro il Bate Borisov, ha rischiato di saltare con un mese di anticipo. Lo 0 a 0 del 9 dicembre, utile per la qualificazione, fu bocciato dalla proprietà: Szczesny migliore in campo e Bayer Leverkusen vicinissimo al sorpasso. Salvo il risultato, non il francese. La sentenza del presidente, però, è stata rigettata dal management italiano. Il 14 dicembre, al sorteggio di Nyon, il club giallorosso si presentò dunque nella condizione peggiore: con l’allenatore ormai delegittimato e con il digiuno infinito (un mese e mezzo senza successi). L’urna regalò il Real Madrid, tanto per spaventare ancor di più la Roma in crisi autentica. E, solo 2 giorni dopo, l’eliminazione dalla Coppa Italia, all’Olimpico contro lo Spezia (serie B), tanto per non farsi mancare niente. Ripensando alla fine del 2015, non sembra la stessa stagione. Perché, solo 2 mesi dopo, la situazione è completamente cambiata. Evidente la crescita della squadra sotto tutti gli aspetti che sta determinando anche il riavvicinamento della tifoseria. Le 4 vittorie di fila, il recupero in campionato (4˚ posto, con il 3˚ adesso a 2 punti) e l’entusiasmo ritrovato della gente avranno la forza del vento nelle vele giallorosse anche contro Sua Maestà il Real.
GRUPPO AL COMPLETO Zidane conta le assenze: 2 e anche pesanti, Pepe e Bale. Spalletti, pur non avendo tanti campioni quanto il collega, ha tutta la rosa a disposizione, eccetto l’infortunato Gyomber che, tra l’altro, non è nella lista Champions (come Emerson e Strootman). Potrà anche non significare niente. Ma Lucio, per l’attenzione che riserva a qualsiasi partita, cercherà di farlo diventare un vantaggio. In questi giorni ha studiato la Grande Rivale e al tempo stesso il suo gruppo. Il Real non è tanto differente da quello che fu eliminato dalla Juve, in semifinale, l’anno scorso. Davanti, cioè nel reparto che più spaventa solitamente gli avversari, sono sempre gli stessi, anche se all’andata mancherà Bale. Allegri, contro il 4-4-2 di Ancelotti (al ritorno 4-3-3), scelse la difesa a 4 e il rombo a centrocampo. Cioè con il vertice basso Pirlo e quello alto Vidal. E la corsa di Marchisio e Sturaro. A Trigoria, nelle prove, si è visto qualcosa di simile. Non di identico, però. Guardando, comunque, sempre all’equilibrio e alla compattezza di squadra. E lavorando anche sui singoli, con l’addestramento dei centrali difensivi Ruediger e Manolas nella linea a 4; con l’insistenza sui movimenti da fare nel pressing, da Florenzi a Nainggolan, coinvolgendo anche gli attaccanti, Dzeko compreso; con il lavoro in fase di non possesso palla, riposizionandosi su 2 linee con l’applicazione degli esterni, da El Shaarawy e Salah fino a Digne, Florenzi e Maicon; con il palleggio rapido e in verticale chiesto a De Rossi, Keita, Pjanic e Perotti.